Rapimento Romano: col riscatto armi ai terroristi di Al-Shabaab

Mogadiscio – I soldi italiani pagati per il riscatto di Silvia “Aisha” Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya e rilasciata lo scorso mese in Somalia, sarebbero stati subito utilizzati per acquistare armi e, pare con l’aiuto di esponenti dei servizi del Qatar, consegnati ai terroristi di Al- Shabaab, il gruppo autore del rapimento durato 18 mesi. E’ questa la ricostruzione cui si arriva ascoltando le parole di Abdullahi Mohamed Ali Sanbalolshe, l’ex direttore della Somali National Intelligence and Security Agency (NISA).

In una intervista concessa alla TV Al Arabia, Sanbalolshe ha accusato esplicitamente il Qatar di mantenere legami attivi con il gruppo estremista Al-Shabaab. In particolare, l’ex capo dell’Intelligence somala ha sostenuto che Doha abbia avuto un ruolo nella recente liberazione di Romano, la giovane volontaria che durante la prigionia si è convertita all’Islam assumendo il nome di Aisha. Una scelta carica di significati, quella del nome, essendo Aisha un personaggio chiave della cultura islamica: considerata la “Madre dei credenti” Aisha era infatti la figlia di Abu Bakr, primo califfo dell’Islam, e divenne poi la sposa bambina di Maometto.

Sanbalolshe è stato chiaro nel riscostruire la politica estera che Doha negli ultimi anni sta effettuando in Africa e in Medio Oriente. Una politica di vicinanza e di sostegno a vari gruppi terroristici volta a destabilizzare e ad alterare gli equilibri raggiunti in vari paesi. L’ex direttore del NISE ha inoltre chiarito che Doha attua la sua strategia di sostegno al terrorismo utilizzando un gruppo di persone vicine all’attuale governo somalo, in particolare l’agenzia di intelligence. “Il riscatto – ha detto – non è l’unica fonte di finanziamento per Al-Shabaab, ma una delle tante strade. Il gruppo compie attacchi per conto del Qatar all’interno e all’esterno della Somalia in cambio di ingenti risorse finanziarie”.

Nell’intervista Sanbalolshe (foto) è entrato anche nei dettagli spiegando che “secondo alcune stime, Al-Shabaab raccoglie fino a 400 milioni di dollari all’anno. Una parte significativa di questa raccolta avviene attraverso l’estorsione sotto forma di tasse imposte ai residenti di Mogadiscio, a volte con l’appoggio esplicito dei funzionari governativi che lavorano segretamente con Al-Shabaab”.

Le accuse di cooperazione tra Qatar, funzionari dell’amministrazione Somala e Al-Shabaab non sono una novità. Diverse fonti, anche di altri paesi, hanno spesso parlato di questo progetto di destabilizzazione. Naturalmente sia Mogadiscio che Doha hanno sempre negato ogni accusa, sostenendo che alla liberazione di Romano si è arrivati solo grazie alla collaborazione tra i servizi italiani e quelli turchi. Il che è certamente vero. Ma è vero altrettanto che è proprio la strada turca che, in casi del genere, porta quasi sempre in Qatar.

(Associated Medias)