Referendum sulla giustizia, disfatta totale: solo il 20,9% degli italiani è andato a votare

di Corinna Pindaro

Nessuno dei cinque requisiti del referendum sulla giustizia ha raggiunto il quorum, e di molto. Si tratta del referendum meno partecipato di sempre. Secondo i dati del Viminale, l’affluenza ha superato di poco il 20 per cento: 20,9% . La soglia del 50% più uno degli elettori per raggiungere il quorum di validità della consultazione è rimasta a notevole distanza.

I pochi elettori che hanno partecipato non hanno espresso una volontà sempre univoca. Sull’abolizione della legge Severino il no si è attestato al 45,9%, il no è stato ampio anche per il quesito relativo ai nuovi limiti della carcerazione preventiva con  il 43,7%. Di fatto, quindi, solo un italiano su dieci – cioè cinque milioni sui 51 aventi diritto al voto – ha votato favorevolmente all’abrogazione del decreto anti-corruzione del 2012 e la connessa possibilità di consentire a chi sia stato condannato con sentenza definitiva passata in giudicato di ricoprire cariche pubbliche in Parlamento, al governo e nelle amministrazioni locali e, ancora, per far sì che le misure cautelari non possano più essere applicate a chi abbia commesso reati non violenti. Il si ha prevalso nettamente, col 75%, in relazione al quesito sulla separazione delle funzioni dei magistrati; col  73% sul diritto di voto agli avvocati nella valutazione dei magistrati; 73% anche per l’abolizione delle firme per le candidature al Csm.

E’ chiara quindi disfatta connessa ad i risultati, o meglio alla mancanza di risultati, del referendum sulla giustizia voluto fortemente dalla Lega e dal Partito Radicale, che contavano sull’indignazione degli italiani dopo il caso Palamara. Matteo Salvini, appena resi noti i primi dati, ha preferito non commentare. “È fuori città con la figlia”, hanno fatto sapere fonti del Carroccio. Dopo la mezzanotte, rompe il silenzio con un post twitter: ” Grazie ai 10 milioni di italiani che hanno scelto di votare per cambiare la Giustizia. È nostro dovere continuare a far sentire la loro voce!”.

Invero c’è chi ha evidenziato come proprio Matteo Salvini sia risultato il grande perdente di questa consultazione. C’è chi ritiene che il leader del Carroccio abbia, così, dimostrato di aver perso quell’antenna che fino a qualche anno fa gli consentiva di cavalcare gli umori del Paese facendosi promotore di un’iniziativa che, di fatto, non ha coinvolto gli italiani. Certamente l’iniziativa ha, però, inciso sulla spesa pubblica: l’election day sull’intero territorio nazionale sono stati spesi 400 milioni di euro che possono essere conteggiati come trecento milioni se si considera che un quinto degli elettori sarebbero comunque stati chiamati alle urne per le comunali.

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