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Roberto Speranza ha detto di no. Non si candiderà alle regionali in Basilicata. Ed è caos nel centrosinistra e nel laboratorio del campo largo, che non ha retto alla prova d’Abruzzo. La vittoria in Sardegna ormai appare solo un lontano e irripetibile ricordo e tutto sembra sfaldarsi, con Pd e Cinque Stelle che reggono l’alleanza e Azione e Italia viva passati al centrodestra. Speranza, che a Potenza è nato il 4 gennaio del 1979, sembrava il candidato giusto al posto giusto. Una buona performance al fianco dell’alleato Giuseppe Conte, quando era suo ministro della Sanitá durante l’emergenza Covid, una genealogia e un curriculum glocal, con il padre ex sindaco di Rivello, un fratello imprenditore a Londra, un cugino, che ha lavorato con l’ex premier laburista britannico Gordon Brown, laurea alla Luis e master alla London School of Economics.
Ma lui non ce l’ha fatta a sopportare l’idea di tornare a casa. Sarebbe stato una retrocessione, come nel gioco dell’oca. Roberto ha altre aspirazioni. Perció ha detto no a Elly. E la Schlein adesso è su tutte le furie. La segretaria si sente impotente, dicono al Nazzareno. Non riesce a convincere nessuno dei Dem ad andare in Lucania. Quel no di Speranza le pesa. E non le bastano le scuse di Roberto che ha detto di essere minacciato di morte dai no vax, ancor di piú da quando è stata annunciata la commissione di inchiesta sul Covid.
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