Relase G20, l’ambizioso progetto di ristrutturazione del debito africano

di Emilia Morelli

La crisi pandemica ha danneggiato le economie di tutti i paesi del mondo, aggravando la situazione già disastrata di alcuni paesi come quelli africani. Per arginare queste problematiche, l’Ong  Link 2007 propone di sfruttare la presidenza italiana del G20 per promuovere  una vera e propria ristrutturazione del debito in quei paesi ad opera degli Stati più abbienti. In tal modo sarebbe possibile perseguire gli obiettivi propri dell’ Agenda 2030 su uno sviluppo sostenibile.

Link 2007 ha organizzato un webinar ‘Release G20 dal titolo “Conversione del debito dei Paesi fragili finalizzata agli investimenti sostenibili’, organizzato da Link2007 col sostegno del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale in occasione della presidenza italiana del G20. In proposito il Presidente della Ong ha spiegato: “Nei prossimi tre anni il debito pubblico dei Paesi africani supererà i 950 milioni di dollari, per questo proponiamo ‘Release G20‘, che si fonda sulla ristrutturazione e quindi la riconversione di parte di questo debito in investimenti in valuta locale, e noi ci auguriamo che questa parte sia la più grande possibile”. Per quanto riguarda la concrete modalità Ridolfi ha aggiunto: “ogni Paese invece di ripagare il debito ai diretti creditori o ai partner privati” che hanno acquistato quote del debito, potrà “depositare la stessa cifra in valuta locale direttamente nel Paese, in modo da creare un fondo di investimento da usare in azioni di sviluppo interno”.

Quello proposto, dunque, è una specie di investimento circolare che non porti via le ricchezze create nei paesi bisognosi ma le lascino in capo ai governi. Saranno i governi dei singoli paesi, dunque, ad avere una vera e propria opportunità di crescita. Per arginare eventuali problemi legati alla corruzione “Vogliamo la creazione di un meccanismo di monitoraggio- dice Ridolfi- all’interno ad esempio delle Nazioni Unite, per controllare che i fondi siano investiti per finalità in linea con gli Obiettivi di sviluppo”.

Per perseguire tale finalità è stato creato il gruppo Sherpa G20. Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico e Sherpa G20 del presidente del Consiglio Mario Draghi: “Il G20 sta lavorando a una ripresa sostenibile e agli investimenti per i Paesi in via di sviluppo, attraverso un pacchetto di misure a sostegno dei Paesi a basso reddito, e arrivando a sospendere il debito entro la fine di quest’anno, anche attraverso i fondi delle banche internazionali e dei fondi di sviluppo per i Paesi africani, che contiamo di avere entro il 2022″. Questo lavoro definito da Mattiolo “visione comune del G20” punta monitorare quali sono “i principi anche a livello fiscale, per la riduzione e la sospensione del debito”.

L’Italia, quindi, è pronta a farsi promotrice di un progetto ambizioso. Secondo la viceministra degli Affari esteri, Marina Sereni, l’Italia ha deciso di  “ristrutturare gli investimenti in modo da poter sostenere la ripresa dopo che la pandemia ha esacerbato tante crisi già in atto, e riducendo il margine della spesa pubblica dei Paesi e i redditi”. Per questo, bisogna intraprendere “azioni decise per rilanciare gli Obiettivi del millennio, che hanno subito una battuta d’arresto”. L’agenda italiana, ha continuato la viceministra, consiste nel “riallocare i diritti speciali di prelievo, sospendere i pagamenti e offrire ai Paesi la possibilità di ristrutturare il debito soprattutto nella cornice del G20, collaborando con le banche di sviluppo per finanziare le attività e consolidando i rapporti con le associazioni a livello internazionale”.

L’opportunità di grande valore è sentita in maniera omnicomprensiva,  Ibrahim Assane Mayaki, direttore generale del Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa ha, infatti affermato che “Ristrutturare il debito sarà essenziale per garantire la ripresa e per questo apprezziamo la proposta ‘Release G20’ e gli strumenti innovativi che arrivano dalla presidenza italiana del G20″. Assane Mayaki ha, però, frenato i facili entusiasmi e citato il dato secondo cui “Il 20% del debito africano è nei confronti della Cina“. Il  riferimento è allo studio della John Hopkins University, secondo cui dal 2008 i governi africani hanno contratto con la Cina debiti per 148 miliardi di dollari sia attraverso fondi pubblici di Pechino che attraverso soggetti privati cinesi.

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