Riforma del Coni: Il Governo firma, per Malagò e Bach vittoria in “Zona Cesarini” che salva lItalia

Giovanni Malagò

di Ennio Bassi

Parlando di sport potremmo dire vittoria in “zona Cesarini”: l’ultimo atto del Governo di Giuseppe Conte prima delle dimissioni è stato, ironia della sorte, la firma di una decreto legge che restituisce al Coni la sua autonomia dalla politica e “salva” l’onore italico in vista delle Olimpiadi di Tokyo 21 . Una marcia indietro pressoché totale rispetto a quanto prima il governo giallo verde (soprattutto per volontà dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti) e poi quello giallo rosso avevano pensato in materia di sport, vale a dire scippare al Comitato Olimpico Nazionale la sua capacità di autodeterminazione. Una vittoria che risponde a due nomi, quello di Thomas Bach Presidente del Cio  e quello di Giovanni Malagò, Presidente del Coni. Una vittoria per due a zero potremmo dire che deriva dal coraggio e dalla determinazione con le quali il rappresentante internazionale e quello locale del comitato olimpico si sono opposti al tentativo della politica italiana di controllare il mondo dello sport privandolo della gestione dei fondi.

Una vittoria in “Zona Cesarini”, dicevamo, perché se non fosse arrivata ora il Cio avrebbe sanzionato l’Italia privandola di bandiera e inno ai prossimi giochi, un provvedimento assai severo che però fino a pochi giorni fa però il Governo riteneva irrealizzabile, quasi fosse un bluff. Tutto questo nonostante da mesi Malagò, che oltre ad essere Presidente del Coni è anche membro del Comitato Olimpico Internazionale, continuava a sottolineare come la situazione fosse critica e che la privata autonomia del Coni metteva il nostro paese di fatto fuori dalla Carta Olimpica. Parole rimaste inascoltate per mesi. Poi oggi il miracolo. Fino a pochi minuti prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri si è rischiato il mancato accordo sui contenuti del decreto. Poi un intervento dello stesso Premier Conte ha sbloccato la situazione definendo i contenuti del decreto che di fatto ha sbloccato la situazione.

Il testo approvato prevede il varo di una pianta organica a disposizione del Coni, una soluzione che è stata preferita al contratto di servizio, spinto da Sport e Salute ma categoricamente bocciato da Malagò, e all’ipotesi di una Coni Spa, giudicata troppo costosa. Una soluzione che di fatto era già scritta nel decreto 1 sulla governance ma che alla fine di novembre non era poi passato per la rottura fra Pd-Italia Viva e 5 Stelle sul tema dell’incompatibilità.

 Nel decreto c’è anche un’attribuzione dei beni immobiliari che faranno dunque parte del patrimonio del Coni di nuovo autonomo amministrativamente. Cioè i centri di preparazione olimpica dell’Acqua Acetosa a Roma, di Tirrenia e di Formia. Quanto ai dipendenti, il trasferimento del personale da Sport e Salute potrà avvenire mantenendo l’eventuale trattamento economico più favorevole. Il Coni – si legge nel decreto – sarà munito di una propria dotazione organica nella misura massima di 165 unità di personale, di cui fino a 10 unità di personale dirigenziale. Sono destinati a cambiare inoltre gli stanziamenti per Coni e ci sarà una cifra più alta dei 40 milioni previsti.

Anche il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha espresso soddisfazione per il varo del decreto: “Ora l’ultima parola spetta al Parlamento per la legge di conversione. Per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l’Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio e risolve il problema dell’indipendenza del Coni lasciato aperto dalla riforma del 2019”.

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