Riforma della Giustizia, ok dal Consiglio dei Ministri. L’ Anm convoca riunione d’urgenza

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito questa riforma “epocale”, sottolineando che la separazione delle carriere è una tesi che sostiene da 25 anni

CARLO NORDIO MINISTRO GIUSTIZIA

Il consiglio dei ministri ha approvato rapidamente, in soli 20 minuti, il disegno di legge costituzionale sull’ordinamento giurisdizionale e l’istituzione di una Corte disciplinare, che prevede anche la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Questo provvedimento, presentato al Quirinale, mira a neutralizzare le correnti interne mediante il “sorteggio secco” per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito questa riforma “epocale”, sottolineando che la separazione delle carriere è una tesi che sostiene da 25 anni. Nordio ha spiegato che questa riforma attua il principio del processo accusatorio introdotto da Vassalli, ispirato all’ordinamento anglosassone. Ha aggiunto che il governo non solo ha rispettato un impegno preso con l’elettorato, ma ha anche dato seguito al processo accusatorio voluto da Vassalli.

Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha dichiarato che questa riforma rappresenta una svolta storica, garantendo che ogni imputato avrà l’accusa e la difesa sullo stesso piano. Tajani ha dedicato il disegno di legge a Silvio Berlusconi, sottolineando che non è una scelta contro i magistrati, ma un modo per evitare la politicizzazione della magistratura.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito che con questa riforma è stato rispettato un altro impegno preso con gli italiani. Nel programma del centrodestra era chiaramente scritto che la giustizia sarebbe stata riformata. In un videomessaggio, Meloni ha spiegato che il disegno di legge contribuirà a rendere la giustizia più equa ed efficiente. Ha sottolineato che, nonostante le critiche, il governo ha avuto il coraggio di presentare una riforma attesa da decenni.

Meloni ha illustrato il testo della riforma sui social, evidenziando tre principali cambiamenti. Innanzitutto, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri servirà a differenziare i percorsi di chi giudica dai percorsi di chi accusa, garantendo una maggiore indipendenza. Inoltre, per contrastare il dominio delle correnti, i membri del Consiglio superiore della magistratura saranno selezionati tramite sorteggio, con modalità specifiche da definire per legge. Infine, verrà istituito un nuovo organismo indipendente, l’Alta Corte Disciplinare, per giudicare gli illeciti dei magistrati, separando questa funzione dal CSM per superare le attuali criticità legate al correntismo.

Meloni ha concluso definendo la riforma “giusta, necessaria, storica” e ha ricordato le altre riforme già varate dal governo, come quella fiscale e la riforma istituzionale.

L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) non condivide l’entusiasmo del governo per la nuova riforma giudiziaria e non esclude la possibilità di uno sciopero in segno di protesta. Il presidente dell’ANM, Giuseppe Santalucia, ha convocato d’urgenza la Giunta esecutiva per discutere la situazione. Il sindacato dei magistrati aveva già espresso la propria contrarietà durante il recente congresso di Catania e dopo un incontro con il ministro della Giustizia.

In una nota diffusa dalla Giunta esecutiva centrale, l’ANM ha evidenziato quelli che considera “molteplici aspetti allarmanti” del provvedimento. Secondo l’associazione, la riforma si basa su una logica punitiva nei confronti della magistratura ordinaria e sembra mirare a esercitare un controllo politico sulla giustizia. La nota afferma che questa riforma rappresenta una sconfitta per la giustizia italiana, poiché conferisce maggiore potere alla maggioranza politica di turno, a scapito dei cittadini.

L’ANM ha inoltre annunciato la convocazione d’urgenza del Comitato direttivo centrale per il 15 giugno, durante il quale verranno prese nuove iniziative e valutate possibili forme di mobilitazione, compresi eventuali scioperi, con il coinvolgimento anche delle sedi territoriali.

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