di Mario Tosetti
“La pandemia ha confermato che solo facendo leva su multilateralismo e la collaborazione internazionale possiamo affrontare le sfide del nostro tempo. Questa coalizione ne è un esempio, riunisce continenti diversi, valorizza l’apporto di ciascun membro, è flessibile per conciliare i diversi punti di vista. Abbiamo ottenuto importanti successi, ma molto resta da fare”, così si è espresso Luigi di Maio in occasione del summit italo americano che vuole discutere di una minaccia che non è sopita: la guerra contro lo Stato Islamico. La riunione della coalizione anti-Daesh a Roma, co-presieduta da Luigi Di Maio e dal Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha ribadito la necessità di portare avanti la lotta a Isis in Iraq e Siria ed espanderla anche nell’area del Sahel.
In particolare Luigi di Maio ha non solo confermato la presenza militare italiana nell’area ma ha anche annunciato la previsione di fondi destinati a combattere le bandiere nere di un ammontare di 24 milioni di euro per il 2021. Il capo della Farnesina ha spiegato che “Daesh è stato sconfitto nella sua dimensione territoriale, ma non è stato sradicato. Per questo l’Italia, con oltre 800 unità dislocate tra Iraq e Kuwait, continuerà a mantenere in Iraq, nel rispetto della sovranità irachena e in pieno accordo con Baghdad, un significativo contingente militare con l’obiettivo di rendere il Paese capace di affrontare la minaccia in autonomia. Ci stiamo preparando anche a incrementare la nostra partecipazione alla missione Nato in Iraq e ad assumerne il comando dopo il turno assicurato dalla Danimarca“.
La presenza militare delle truppe della coalizione si pone come imprescindibile considerati gli incessanti attacchi degli ultimi mesi, da ultimo quello registratosi nelle ultime ore e rivendicato dall’Isis contro una centrale elettrica a nord di Baghdad in cui sono stati impiegati razzi contro la struttura di Samarra, città a nord della capitale che ha visto crescere l’ex autoproclamato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Per questo il Ministro degli esteri ha evidenziato come, “pur in un contesto finanziario gravato dall’impatto della pandemia, un incremento delle risorse destinate a tali attività, per un totale di oltre 13 milioni di euro per iniziative in Iraq e 11 milioni e mezzo di euro per interventi nel Nord-Est della Siria nel 2021. Per consolidare i risultati ottenuti, restringere gli spazi di reclutamento di Daesh e prevenirne la ripresa occorre affiancare agli interventi di natura militare iniziative di carattere civile per la de-radicalizzazione e la stabilizzazione delle aree liberate, offrendo alle popolazioni locali adeguate condizioni socio-economiche per superare le loro vulnerabilità. Portiamo avanti queste iniziative tenendo a mente i principi essenziali della nostra condotta internazionale, a cominciare dalla tutela dei diritti dell’uomo e dello Stato di diritto”.
Il risultato che si vuole perseguire con l’azione militare comporta anche una crescente attenzione allo sviluppo e al recupero dei minori che rappresentano le future generazioni dell’area, come quelli che si trovano adesso nel campo di al-Hol per le famiglie di Isis: “E a questo fine siamo in contatto con attori già presenti sul terreno. Date le dimensioni e la complessità del problema, credo che su questo occorra una riflessione congiunta”, ha dichiarato Di Maio.
Il contrasto alla diffusione del fenomeno Daesh non può essere circoscritto all’area siro-irachena, dove i miliziani erano riusciti a creare un vero e proprio Stato jihadista. In particolare Di Maio ha esposto la crescente preoccupazione della coalizione in riferimento al Sahel e l’Africa in generale. “Proprio per il rilievo acquisito dalla minaccia di Daesh in Africa oggi, propongo ai partner della Coalizione di esaminare la possibilità di istituire un gruppo di lavoro dedicato all’Africa che affronti la problematica nel suo insieme, al di là dei gruppi di lavoro tematici già esistenti. Un gruppo che valorizzi al meglio la partecipazione dei Paesi africani interessati a fornire il loro contributo”. Ha sottolineato il Ministro degli Esteri aggiungendo che la considerazione vale soprattutto per il “Sahel, la cui stabilità è cruciale anche per l’Europa e il Mediterraneo allargato. Ringrazio quindi i rappresentanti di Burkina Faso, Ghana e Mozambico che hanno accolto il nostro invito a essere presenti come osservatori” alla interministeriale.
La battaglia si gioca quindi su più fronti, non solo quello militare ma anche quello economico. Solo tagliando il maggior numero possibile di fonti di finanziamento al terrorismo quest’utltimo potrà essere sconfitto. In proposito Luigi Di Maio ha concluso: “Per sradicare definitivamente Daesh è necessaria anche un’azione coerente e complessiva di contrasto alle fonti di finanziamento dell’organizzazione, nelle sue aree di tradizionale operatività e in ogni altra parte del globo. Questo è l’obiettivo del Counter-ISIS Finance Group che l’Italia co-presiede con Stati Uniti e Arabia Saudita“.
Blinken, il segretario di Stato americano, è intervenuto evidenziando come la coalizione globale per la lotta all’Isis abbia già raggiunto “risultati significativi” che “riflettono quanto si può conseguire insieme. Abbiamo fatto progressi perché abbiamo lavorato insieme. Milioni di civili sono stati in grado di ritornare nelle loro case”.
Blinken ha poi sottolineato che la convergenza di obiettivi perseguite dagli Stati Uniti nella lotta all’Isis con quelli italiani. In particolare sono emersi quattro punti: riaffermare l’impegno nella lotta verso gli elementi dell’Isis che persistono in Iraq e Siria, l’assistenza alla stabilizzazione -anche grazie a un finanziamento degli Usa da 436 milioni di dollari “in assistenza umanitaria a siriani e alle comunità che li ospitano, portando il totale a quasi 13,5 miliardi-, l’urgenza di contrastare il fenomeno dei foreign fighters, sottolineando che in Siria “ci sono ancora 10mila combattenti Isis” e, infine, il contrasto alla minaccia di Daesh anche oltre l’Iraq e la Siria.
Tutti gli altri partner presenti alla riunione hanno assunto posizioni analoghe e confermato il proprio impegno sulla linea tracciata da Italia e Usa. L’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, ha sostenuto che “l’Ue rimane fermamente impegnata a favore della Coalizione anti-Daesh, contribuendo come partner non militare ai suoi sforzi in Iraq e Siria. La nostra azione collettiva rimane cruciale per garantire progressi sostenibili sulla stabilizzazione, per prevenirne il ritorno”. Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, su in un post su Twitter ha scritto che “la Nato è fortemente impegnata nella durevole sconfitta di Daesh. Ciò include piani per intensificare i nostri sforzi di formazione e rafforzamento delle capacità attraverso la missione della Nato in Iraq, su richiesta del governo iracheno”. Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha chiesto attenzione per gli sviluppi in Africa, garantendo il coinvolgimento della Germania “alla stabilizzazione dei territori liberati dal controllo dell’organizzazione terroristica, per evitare che torni a espandersi”.