Santanchè in Senato: “Sono totalmente estranea, si tratta di una campagna d’odio”. M5s e Pd chiedono dimissioni

Dopo il caso report sulla gestione degli affari imprenditoriali della ministra del Turismo Santanchè ha tenuto un’informativa al Senato durante la quale ha affermato che si tratta di una strumentalizzazione politica e lei non ha mai ricevuto avvisi di garanzia. Il M5s ha presentato una mozione di sfiducia e Schlein ha dichiaratamente affermato che la appoggerà

di Corinna Pindaro

La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è intervenuta in aula al Senato per un’informativa finalizzata a chiarire le accuse sulla conduzione dei suoi affari avanzate dopo la bufera che le si è scatenata addosso a seguito di un’inchiesta di Report. A finire sotto accusa è Visibilia, il gruppo che Santanchè ha fondato e di cui è rimasta socia di maggioranza e amministratrice fino all’anno scorso. La società è infatti al centro di un’indagine della Procura di Milano per bancarotta e falso in bilancio.

Santanchè nel suo intervento ha anzitutto voluto sottolineare che  nel suo operato si è sempre avvalsa solo di “strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Essere un imprenditore e anche un politico non significa che gli sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un’indebita penalizzazione ad personam”.

In particolare la ministra ha ricordato che per “l’operazione di risanamento -delle 4 società Visibilia- ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende”.

L’imprenditrice ha voluto evidenziare che da subito si è detta pronta a rispondere delle accuse in Senato per non “far pesare al Governo di cui faccio parte le conseguenze di una campagna di odio nei miei confronti. Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi. Non ci sono annotazioni per carichi pendenti”.  Per Santanchè tutta la vicenda si riduce ad una “strumentalizzazione politica che da settimane si sta facendo contro di me. Sono qui perché ho un rispetto estremo per il parlamento, e per i cittadini che qui rappresentiamo. Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio”.

Nel merito la ministra ha affermato chiaramente: “Non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartiene, non ho mai abusato delle mie posizioni apicali delle aziende, sfido chiunque a dimostrare il contrario”. Per quanto riguarda in particolare le presunte irregolarità delle aziende dVisibilia e Ki Group, Santanché ha ricordato che “a fronte delle notizie di compensi stratosferici da Ki Group, nel triennio 19-20-21 ho incassato una media di 9mila euro l’anno, 27mila lordi in totale. I lavoratori dipendenti verranno soddisfatti in tutti i diritti di credito, come previsto dal concordato”.

“Cosa resta alla fine: note di colore sul mio abbigliamento, per le case, per le mie amicizie, per i nomignoli che mi sono stati dati. Mi hanno anche accusato erroneamente di aver preso delle multe in sosta vietata quando le multe erano dell’arma dei carabinieri a cui avevo dato in comodato una mia auto per rinunciare ad una di scorta. Io no ho nessuna multa da pagare”, ha concluso con una nota dalla quale traspare una forzata ironia la ministra.

A seguito dell’intervento ovviamente le opposizioni si sono scatenate. I 5 stelle al termine dell’informativa in coro hanno urlato “Dimissioni!Dimissioni! e hanno presentato una mozione di sfiducia. Lo ha fatto sapere il capogruppo pentastellato al senato Stefano Patuanelli.

Esplicita richiesta di dimissioni perviene anche dalla segretaria Pd Elly Schlein che ha affermato: “Alla ministra Santanchè non resta che dimettersi” aggiungendo che certamente voterà la mozione presentata dal M5s. “Vogliamo già sapere da Giorgia Meloni, qualora non si dimettesse, che cosa intende fare, se si assume la responsabilità di mantenere al governo e nel suo incarico una ministra la cui posizione imbarazza il Governo, e in questo modo tutto il paese”, ha poi incalzato Schlein.

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