Street artist: i baci e gli abbracci rubati di TvBoy

Quando il muro si fa tela, parla TVBOY, lo street artist che racconta estasi e ascesi delle nuove icone contemporanee
Alessandro Caruso

Gira la notte incappucciato, alla ricerca di muri dove lasciare il segno con le sue scene che immortalano momenti, personaggi o versioni della vita reale… O quasi. Nella sua dialettica c’è molta ironia, tanta satira, ma anche una mission: fare riflettere e dare speranza. Lui è TVBOY, lo street artist che da anni provoca l’Europa con le sue opere apparse in molte città, in cui spesso vengono rappresentate allegorie politiche o sociali, come fossero citazioni di un metodo squisitamente barocco. La street art può essere anche questo. Almeno così è come la vive lui.

Alcune delle tue ultime opere hanno raccontato delicate fasi politiche recenti. Cosa ti ha attratto della dialettica politica e dei suoi linguaggi? 

«È il risultato dell’unione tra il linguaggio della Street art, con cui mi cimento da anni, e la voglia di raccontare quello che succede nella nostra società, quella stessa voglia che ha animato molti autori del Rinascimento e del Barocco. In particolare sono stato attirato dagli ultimi accadimenti politici, caratterizzati da una natura evolutiva e talvolta imprevedibile. Ho realizzato così Amor populi, il bacio tra Salvini e Di Maio, che grazie alla popolarità che ha ottenuto si è trasformato in una sorta di miccia che ha fatto poi esplodere tutto. A quel punto ho preso ancora più consapevolezza del fatto che quando l’arte parla del suo tempo può diventare qualcosa di iconico, qualcosa che poi trascende e finisce per rappresentare un momento culturale».

Quale pensi che sia il ruolo e il significato dell’arte nella lettura delle vicende sociali e politiche del nostro tempo?

«Non voglio assolutamente fare un’ arte schierata, cerco di essere politically uncorrect un po’ con tutti i partiti politici, perché voglio che la mia arte sia satirica, ironica e non politicizzata. Tutti i lavori in cui racconto la politica, come nel Bacio tra Salvini e Di Maio o nel Gatto e la Volpe cerco di riportare quello che un tempo faceva la satira. Come si vede da Le tre Grazie, però, cerco sempre di creare anche uno sfondo positivo perché vorrei che i miei lavori facessero trapelare in fondo anche un po’ una speranza».

Le tue opere rivelano il grande potere mediatico dell’arte. Cosa la rende un vettore di comunicazione così penetrante e coinvolgente?

«L’arte ha innanzitutto il potere di illustrare la realtà ma anche a volte di predirla. Lavoro molto con un metodo che ho voluto definire “contaminatio”, in cui prendo una cosa, la tiro fuori dal suo contesto, la mischio con un’ altra e creo qualcosa di nuovo, che in qualche modo diventa profetica. Il bacio di Salvini e Di Maio così come altre opere, come quelle di  Kim Jong-un e Trump, sono diventate delle profezie, nessuno si aspettava quell’ evoluzione che io avevo già raccontato nel lavoro. E poi si sa, le immagini valgono più di mille parole, tanto che alcune delle mie opere sono state utilizzate da testate internazionali per potere spiegare quello che stava succedendo nei vari scenari politici».

Cosa ne pensi delle prospettive della Street art? Le varie operazioni  di riqualificazione urbana e gli utilizzi commerciali che ne vengono l’hanno cambiata in meglio o in peggio?

«Sicuramente quello che è cambiato è la committenza. Adesso i grandi committenti sono  i brand. Per quanto riguarda l’arte di strada penso che si possa definire libera e autentica quando agisce senza autorizzazioni. Il bacio di Salvini e Di Maio, o Renzi Morto Vivente non le avrei potute fare chiedendo il permesso. Per questo ho preferito pagare qualche multa piuttosto che scegliere i grandi murales in cui sei costretto a chiedere autorizzazioni. Preferisco in fondo continuare ad andarmi a cercare degli angolini nei centri delle città per poter lanciare dei messaggi anche critici o che facciano riflettere, come ho fatto ad esempio a Firenze con European School Report». 

Chi sono stati i tuoi principali riferimenti artistici?

«Continuo a trovare estremamente attuale e profonda la lezione degli autori del Rinascimento e del Barocco. Il maestro che continuo a studiare e osservare con grande interesse è Caravaggio con le sue figure, il suo modo di usare la luce. In molte opere, come in Santa Rosalia, ho provato anche a sintetizzare un mix tra la figurazione classica e la tecnica dello stencil. Chiaramente la mia formazione passa anche per la Pop art statunitense e per maestri come Andy Warhol, Keith Haring e Jean Michelle Basquiat».

Come vivi il rapporto con i social network? Uno strumento che favorisce la massificazione o un veicolo essenziale di socialità e condivisione?

«All’inizio devo dire: li guardavo con sospetto. Poi ho capito che nella società in cui viviamo possono rappresentare un grande vantaggio. Molte mie opere vengono cancellate il giorno dopo essere state realizzate e se non esistesse una documentazione fotografica e video sui social network non sarebbero mai state viste. Naturalmente vanno saputi gestire con professionalità e occorre una struttura per poter curare tutti questi aspetti.  In questo mi aiuta il mio team, che cura tutto ciò che riguarda la comunicazione, e il mio manager Angelo Casa che segue la parte di direzione dei progetti».

 

IL PROGETTO

Sebbene TVBOY sia uno street artist coinvolto nello scenario artistico da tanti anni, nell’ultimo periodo la sua popolarità è stata amplificata dai suoi interventi che hanno immortalato, in chiave satirica, alcuni degli avvenimenti chiave della scena politica italiana, che hanno visto come  protagonisti Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Matteo Salvini e Nicola Zingaretti.  Le opere in questione sono “Amor populi”, “Il Gatto e la volpe” e “Le tre grazie”, murales apparsi a Roma che hanno manifestato la potenza comunicativa dell’arte, sebbene la loro durata sia stata limitata a poche ore, prima di essere cancellati.  Ma questo lasso di  tempo è stato sufficiente a lasciare indissolubilmente il segno.

La società di relazioni istituzionali e comunicazione UTOPIA ha colto al volo l’eloquenza di queste  creazioni e ha commissionato all’artista la riproduzione di quelle scene, questa volta non su un muro, ma su supporti in legno, per lasciare una traccia fisica duratura delle opere ed esporle in modo permanente.

Come ci racconta il Presidente di UTOPIA, Giampiero Zurlo «nella società moderna la massa eccessiva di informazioni da cui ognuno di noi è circondato ha determinato una generale disattenzione anche verso i principali eventi politici e sociali. TVBOY con le sue opere riesce a distinguere il suo messaggio, dandogli una forza tale da renderlo unico e attirare l’attenzione dei cittadini, delle istituzioni e dei media, con un effetto amplificatore straordinario. Una capacità professionale, di cui sono rimasto affascinato sin da subito e che va ben oltre la competenza artistica. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di organizzare presto un dibattito sulla street art come moderna forma di comunicazione politica, in cui affrontare il tema dell’incisività della sintesi artistica nel raccontare le fasi politiche che caratterizzano la società».