Transizione energetica: Petrarca (EGP), “rinnovabili occasione economica ed etica irripetibile”

di Guido Talarico

Investire sulle energie rinnovabili andrà fatto presto e bene, e non perché ce lo chiede l’Europa. Andrà fatto perché la sostenibilità in tutte le declinazioni previste dal “Green deal” è un’occasione straordinaria di crescita economica per il Paese ed anche una questione etica di primaria importanza che riguarda il futuro di tutti noi. Un’opportunità, per tutti, da non perdere”. Parte dal cuore del problema l’intervista ad Eleonora Petrarca, Head of Business Development Italy di Enel Green Power (EGP). In questi ultimi mesi lo scenario è profondamente mutato. Il coronavirus ha cambiato molte dinamiche, rendendo in qualche modo ancora più pressante la necessità di accelerare sugli investimenti ecosostenibili, sull’economia circolare e appunto sulle energie rinnovabili. Con Eleonora Petrarca abbiamo fatto il punto della situazione, per capire come si sta muovendo Enel Green Power, del Gruppo Enel, leader mondiale in questo settore.

Partiamo dalla situazione relativa alle energie rinnovabili in Italia. Come si evolverà da qui al 2030 e quali sono i passi necessari affinché si riescano realmente a sviluppare le energie sostenibili nel nostro Paese?

Cominciamo dai numeri. Oggi a livello di sistema Paese consumiamo circa 320 TWh all’anno  e per far fronte a questa domanda di energia l’Italia nel suo complesso ha un parco di impianti di produzione di circa 119 GW, di cui quasi la metà oggi proviene da fonti rinnovabili. Il “Piano nazionale integrato energia e clima” (PNIEC ndr) pone una serie di impegni chiari tra i quali – come noto – l’uscita dal carbone. Per far fronte a tali obiettivi è evidente che il Paese debba pensare e attuare un riposizionamento del proprio mix energetico, centrando uno degli impegni più importanti del Piano, vale a dire arrivare nel 2030 ad assicurare che almeno il 55% dei consumi finali di energia elettrica siano coperti da fonti rinnovabili”.

Che cosa significa questo da un punto di vista pratico?

Significa che da qui al 2030 dovremo come sistema Paese installare ulteriori 40 GW di impianti di produzione di energia elettrica provenienti da fonti rinnovabili, in particolare solare ed eolica. Ora, di questi 40 GW abbiamo stimato che circa 10 GW potrebbero essere soddisfatti da impianti solari retail, ad esempio la copertura dei tetti con pannelli fotovoltaici, mentre i restanti 30 GW verranno da progetti di ampia scala, il che si traduce nella necessità di costruire ed allacciare ogni anno alla rete elettrica più di 3 GW di nuova capacità rinnovabile” (ndr negli ultimi 3 anni è stato messo in esercizio in media circa 1 GW all’anno)

Avete obiettivi importanti che richiedono evidentemente sforzi commisurati. Quali sono le difficoltà maggiori da dover affrontare?

Questi obiettivi sono stati fissati per il sistema Paese nel suo complesso. Per venire alla sua domanda, lo snellimento dei processi autorizzativi e la riduzione dei tempi per l’ottenimento dei permessi è sicuramente il tema di maggior importanza. Tenga conto che in Italia per autorizzare un nuovo impianto solare attualmente si impiega circa un anno, un anno e mezzo. Se poi guardiamo all’eolico, arriviamo ad una media di cinque anni, talvolta anche con punte di sette anni.  È stato stimato che, proiettando gli attuali tassi di rilascio delle autorizzazioni per realizzare nuovi impianti rinnovabili, i target della transizione energetica previsti dal “Piano nazionale integrato energia e clima” potranno essere soddisfatti soltanto in decine e decine di anni, vale a dire ben oltre il 2030”.

Venendo quindi agli obiettivi che avete in Italia, come vi muoverete per centrarli nei tempi stabiliti?

Siamo impegnati in una forte azione di sviluppo in tutto il Paese. Ci focalizziamo essenzialmente sulla tecnologia solare ed eolica guardando tutto il territorio nazionale, nel senso che laddove ricorrano condizioni industriali favorevoli con una buona risorsa disponibile, una morfologia adeguata e vi sia compatibilità con la realizzazione e il funzionamento di un impianto rinnovabile, ci muoviamo con interesse a valutare e intraprendere lo sviluppo di un nuovo progetto, senza alcuna preclusione.  Da leader globale nel mercato delle rinnovabili, possiamo contare su un know-how consolidato che si “auto-stimola” continuamente in termini di innovazione, sia sul piano tecnologico, che lungo tutta la catena del valore di sviluppo, costruzione e gestione di impianti rinnovabili. Siamo interessati a impiegare nuove tecnologie ogni volta che possiamo. Lo “storage”, cioè la batteria, accoppiato ad impianti rinnovabili, per fare un esempio, è un modello che abbiamo già sperimentato con successo in vari progetti, soprattutto in altri Paesi che hanno un contesto di mercato tale da valorizzare i benefici di progettualità come queste; tanto che oggi – in quelle realtà – non sono più considerati come “pilota”, ma modelli operativi consolidati. Accoppiare uno storage ad un impianto rinnovabile consente infatti all’impianto “ospite” (solare o eolico che sia) di superare i residuali limiti dello stesso (ad esempio in termini di prevedibilità e stabilità della produzione), nonché di “entrare” nel sistema elettrico e integrarsi in maniera sicuramente più efficace ed efficiente. Auspichiamo che presto anche in Italia siano implementati dei meccanismi regolatori e di mercato tali da valorizzare questo tipo di progettualità, affinché tutto il sistema elettrico possa giovarsene nel suo complesso.

Per completare il quadro con l’ingrediente più importante, l’attività di sviluppo che svolgiamo ha alla base un approccio sostenibile e un profondo ascolto e ingaggio di tutti gli stakeholders coinvolti, che oltre ad essere “attori” del processo, sono a nostro avviso anche i principali fruitori di un modello di sviluppo che crea valore condiviso per tutti: mi riferisco a cittadini, Istituzioni, imprese, operatori”.

Innovazione e sostenibilità. Ma c’è anche il tema del vostro rapporto con il mondo agricolo. Ci parla dell’agrivoltaico?

Come dicevo poc’anzi, “sostenibilità e innovazione” viaggiano di pari passo e accompagnano le nostre attività quotidiane per sviluppare impianti rinnovabili e supportare il processo di transizione energetica. In tale contesto, l’agrivoltaico è uno degli esempi di tale approccio e consiste nell’integrazione virtuosa dell’attività agricola con un impianto solare. Questo modello, nella sua apparente semplicità, è motore di grande creazione di valore. Basti pensare all’analisi preliminare dello specifico territorio che ospiterà l’impianto, all’individuazione delle colture che più si addicono alle condizioni climatiche locali e alle caratteristiche tecniche dell’impianto stesso, piuttosto che alle attività in sito di natura più prettamente agricola. In sintesi, al ricorrere di determinate condizioni che consentono a queste progettualità di prender vita, si evidenziano benefici concreti e tangibili per tali tipologie di sviluppo, che abbracciano il territorio a 360°. Questi modelli valorizzano i principi dell’economia circolare e della tutela della bio-diversità, e rappresentano inoltre un superamento di quel falso mito che vede contrapposizione tra attività agricola e il mondo delle rinnovabili, dissipando la dicotomia che erroneamente li contrapponeva sino ad oggi”.

Facciamo un esempio concreto: se io avessi un terreno inutilizzato di mia proprietà, cosa dovrei fare per poter avviare lo sviluppo di un impianto fotovoltaico sulla mia area?

La prima cosa da fare è molto semplice: scrivere al nostro indirizzo mail infosviluppoegp@enel.com. Se lei è il proprietario di un terreno ed è interessato a promuovere lo sviluppo di un impianto rinnovabile mettendo a rendita la sua proprietà, si possono aprire varie ipotesi in termini commerciali. Innanzitutto, le persone del team Business Development dell’area geografica di competenza la contattano e le chiedono una serie di informazioni preliminari, finalizzate a ricostruire le caratteristiche del terreno (oltre che la taglia), vedere dove si trova, se è in prossimità di un’area vincolata o meno, che tipo di informazione sulla morfologia possiamo ricavare. A quel punto possono verificarsi due cose: se ci rendiamo subito conto che l’iniziativa di sviluppo – ad esempio – di un impianto solare di ampia scala non è percorribile, diamo un immediato feedback. Se invece l’iniziativa ha potenzialità per andare avanti, facciamo insieme ulteriori verifiche e un eventuale sopralluogo in sito che ci consenta di proseguire con l’analisi di fattibilità del progetto rinnovabile. L’esito positivo di tali approfondimenti dà luogo, per lei in questo caso, ad una proposta commerciale (ad esempio, affitto o acquisto) sul terreno che ospiterà l’impianto, in funzione di una serie di aspetti specifici dell’iniziativa in questione”.

Eppure, il rapporto tra produttori di energie rinnovabili e agricoltori non sempre è stato sereno. Come mai?

Come talvolta può accadere, l’asimmetria informativa in merito ad alcuni dati o fenomeni può generare posizioni o viste “divergenti” di uno stesso fatto o evento. Ci si immagina infatti, erroneamente, che soddisfare gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese – quei 40 GW di nuova capacità rinnovabile di cui parlavamo prima – equivalga a coprire il territorio italiano di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, riducendo l’attività agricola ad oggi attiva sul territorio. Dico “erroneamente”, perché i numeri evidenziano qualcosa di diverso. E’ stato infatti calcolato che tutti gli impianti rinnovabili già presenti oggi in Italia e quelli che si dovranno realizzare da qui al 2030 occuperanno uno spazio infinitesimale del territorio, posto che parliamo di circa lo 0,4% della superficie del nostro Paese. Tanto per dare un ordine di grandezza e di comparazione, parliamo di meno della metà dello spazio occupato oggi da piazze e parcheggi. Questo per superare un po’ la storica e non corretta percezione che “sviluppo impianti rinnovabili” significhi “sottrazione suolo”, o piuttosto “riduzione dell’attività agricola” o economica nel suo complesso. Al contrario, iniziative di sviluppo di questo tipo sono un importante esempio di motore e stimolo per tante attività che possono rappresentare a loro volta un forte impulso al rilancio dell’economia, soprattutto e ancor di più in questo momento storico”.

Al riguardo, ci può fare qualche esempio di figure direttamente coinvolte nelle attività di sviluppo di nuovi impianti rinnovabili?

Oltre alle attività di sviluppo portate avanti internamente dal nostro team, acquistiamo anche progetti sviluppati – completamente o parzialmente – da terzi soggetti, che magari non sono interessati a finalizzare le attività di sviluppo o la costruzione dell’impianto. Inoltre, stipuliamo accordi di partnership con soggetti di comprovata esperienza nel settore, per portare avanti attività di sviluppo che prevedono che quando il progetto è completato, sarà Enel Green Power ad occuparsi della costruzione e dela gestione dell’impianto. Anche in questo caso la prima cosa da fare è contattarci, in modo molto semplice, tramite il form presente nel nostro sito web. I colleghi del team contatteranno l’interessato per entrare nel merito delle iniziative e valutare una potenziale opportunità commerciale per sviluppo di impianti rinnovabili, specifica per i progetti in questione”

Nel vostro modello di sviluppo un momento importante sono anche le aste. Come funzionano?

In Italia vi è ad oggi un meccanismo di gare a cui possono accedere progetti rinnovabili che hanno determinate caratteristiche e possono riguardare sia progetti che implicheranno la messa in funzione di nuova capacità rinnovabile, oppure il miglioramento tecnologico di impianti esistenti. Il sistema di gare è gestito dal “GSE”, il Gestore dei servizi energetici, e vi possono partecipare gli operatori che intendono competere per aggiudicarsi – ad una certa tariffa offerta – un contratto di lungo termine con il GSE, per valorizzare l’energia rinnovabile prodotta dall’impianto offerto in gara. Nella finestra 2019-2021 il GSE ha previsto sette gare, per complessivi 8 GW, ripartiti su diverse tecnologie rinnovabili e taglie di impianto.

Purtroppo, i lunghi tempi di rilascio delle autorizzazioni di cui parlavamo prima non stanno consentendo a questi meccanismi di essere pienamente efficaci in termini di contributo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Paese; nell’ultima asta dello scorso luglio i volumi offerti e risultati aggiudicatari di tariffa sono stati pari ad appena il 40% del volume totale disponibile messo a gara, ormai il re è nudo, è la prova che il collo di bottiglia non è il sistema di supporto alle rinnovabili, la verità è che senza permessi per realizzare nuovi impianti non ci sarà decarbonizzazione. Questo è l’aspetto più rilevante su cui il Paese deve lavorare

Quanto vi sta condizionando la pandemia? Covid-19 rallenta i vostri lavori?

Il Covid ha messo le aziende davanti ad una sfida complessa. Nel nostro caso, abbiamo dovuto pensare e implementare subito un modello di sviluppo nuovo per il presente e ripensare anche il nostro approccio per il futuro. Nella fase dell’emergenza della prima ondata, abbiamo cercato di non rallentare le attività, individuando di volta in volta soluzioni innovative per continuare a lavorare bene e soprattutto in sicurezza, sia con riferimento alle attività più facilmente gestibili da remoto – quelle magari di natura più amministrativa -, sia per quelle più tecniche e “da campo”, dalle quali per il nostro lavoro non potevamo prescindere. Abbiamo ripensato e riadattato le nostre procedure con l’intento di ridurre al minimo i ritardi mentre tutto il contesto subiva un naturale “rallentamento”, sia perché gli obiettivi che abbiamo davanti come Paese in termini di transizione energetica sono prioritari, sia perché abbiamo chiara l’importanza che tali attività possano ricoprire per il sostegno dell’economia nel suo complesso, a maggior ragione in questo momento. Non possiamo però nascondere che, salvo alcune eccezioni, il processo autorizzativo si è ulteriormente rallentato, è un peccato perché così il Paese non sta cogliendo l’opportunità che gli investimenti rinnovabili danno in termini di ripartenza dell’economia”.

Per quanto riguarda invece il team Enel Green Power, siete alla ricerca di nuovi talenti per potenziare il gruppo di lavoro e raggiungere gli sfidanti obiettivi prefissati?

Il team è da sempre il nostro vero asset strategico. Enel Green Power è un operatore globale che si nutre di nuovi talenti e per questo ne è sempre alla ricerca. Potete infatti visitare il nostro sito web per scoprire di più sul nostro mondo e sulle figure che stiamo cercando. Grazie al prezioso lavoro dei nostri uffici delle Risorse Umane, negli ultimi mesi il nostro team si è arricchito di professionalità provenienti da ambiti e realtà molto diversi e ciò ha rappresentato per tutto il team  un importante motore interno di stimolo alla costante creazione di valore. D’altra parte, davanti a sfide così importanti, il valore e importanza della squadra è imprescindibile”.

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