Tunisia, preoccupante svolta autoritaria: Saied licenzia venti alti funzionari

di Emilia Morelli

Il presidente tunisino, Kais Saied, dopo aver congelato il Parlamento e aver assunto il ruolo di Capo del Governo, licenziando il Premier Hichem Mechichi, continua la sua azione rimuovendo dall’incarico venti alti funzionari. Tra i funzionari licenziati figurano il procuratore generale, Tawfiq al Ayouni; il segretario generale del governo, Walid al Dhahabi; il capo di gabinetto, Al Muizz, e numerosi consiglieri di Mechichi.  Saied aveva già rimosso i ministri di Difesa, Interni e Giustizia, imponendo nel Paese il coprifuoco notturno fino al 27 agosto e vietando gli assembramenti con più di tre persone nei luoghi pubblici.

Saied ha, inoltre, proibito le manifestazioni ed esteso il coprifuoco dalle 19.00 alle 6.00 fino al 27 agosto lasciando presagire una svolta autoritaria per l’unico paese che, dopo la Primavera araba del 2011, aveva conquistato la democrazia all’interno della regione.

Per Ennahsa, leader del partito islamico tunisino prima forza politica in Parlamento, le decisioni di Saied sono incostituzionali ma occorre comunque mantenere un approccio conciliante. Ennahda ha, infatti, chiesto ai suoi sostenitori di non riprendere il sit-in fuori dal Parlamento e di evitare proteste. Una fonte politica tunisina ha affermato che la vicina Algeria ha spinto sia Saied che i suoi avversari a fare un passo indietro da qualsiasi confronto per evitare un’ulteriore destabilizzazione o l’intervento di forze esterne.  Si sono placati così gli scontri tra centinaia di sostenitori di Ennahda e Saied all’esterno del palazzo del Parlamento. Nel contempo il ministro degli Esteri tunisino, Othman Jerandi, ha avuto colloqui con gli omologhi di Marocco, Turchia, Egitto e Arabia Saudita.

Le mosse di Saied stanno mettendo a dura prova la democrazia del paese già piegato da un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 18%.  Il partito islamico tunisino di Ennahda non è riuscitoa risollevare la situazione economica del paese aggravata dall’arrivo del coronavirus. La campagna vaccinale prosegue a rilento e ad oggi, solo il 7% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino, mentre oltre il 90% dei posti letto in terapia intensiva è occupato, secondo i dati del ministero della Salute.

Il malcontento generale dovuto alla crisi economica e sanitaria conduce a forti scontri e migliaia di manifestanti hanno sfidato domenica le restrizioni imposte per evitare il contagio e il caldo torrido nella capitale, Tunisi, per chiedere lo scioglimento del Parlamento. La folla, in gran parte composta da giovani, ha chiesto elezioni anticipate e nuove riforme economiche. Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere alcuni dei dimostranti, che avevano lanciato oggetti contro di loro, e hanno effettuato diversi arresti.

Le decisioni di Saied si spiegano proprio in questo contesto, per dare un segnale di vicinanza al popolo il presidente ha annunciato di aver  licenziato il primo ministro e sospeso il Parlamento a causa delle preoccupazioni per la tenuta dell’ordine pubblico. Lo stesso ex primo ministro Mechichi ha condiviso pubblicamente un post su Facebook in cui fa il punto sul suo operato e annuncia di fatto di accettare le decisioni adottate dal capo dello Stato. “Trasmetterò le mie responsabilità alla persona che sarà nominata dal Presidente della Repubblica secondo le tradizioni dello Stato, augurando successo alla nuova squadra di governo”, si legge nel post.

Quanto sta accadendo in Tunisia preoccupa l’opinione pubblica internazionale.  L’Italia ha espresso “preoccupazione per la situazione e per le sue potenziali implicazioni” e rivolto “un appello affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto” . Il  ministro degli Esteri francese,  Jean-Yves Le Drian, si è dichiaratamente augurato “il ritorno, al più presto, a un normale funzionamento delle istituzioni”. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha in  un colloquio telefonico con il presidente tunisino chiesto espressamente di  “aderire ai principi della democrazia e dei diritti umani”. Il capo della diplomazia di Bruxelles, Josep Borrell, ha dichiarato che “sta seguendo gli sviluppi in Tunisia con la massima attenzione. Chiediamo al più presto il ripristino della stabilità istituzionale, e in particolare la ripresa dell’attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l’astensione da ogni forma di violenza”. Borrell ha, inoltre, insistito sul fatto che “la conservazione della democrazia e la stabilità del paese sono priorità” e ha sottolineato il “considerevole sostegno” fornito dall’Ue per aiutare il Paese alle prese con una profonda crisi finanziaria e la pandemia.

Ieri sono giunti al porto di Rades gli aiuti dall’Italia. Si tratta della terza nave su cinque previste ed è composta da cinque container, contenenti ventilatori polmonari, mascherine protettive, guanti, camici chirurgici e gel igienizzanti. Ma dalla Tunisia ora il rischio è un boom degli sbarchi sulle coste italiane.

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