
di Carlo Longo
La situazione in Ucraina è sempre più devastante, l’attacco russo avanza e prosegue in tutte le direzioni. Bucha, Hostomel, Irpin e i sobborghi di Kiev versano in uno stato “catastrofico”, come evidenziato dal consigliere della presidenza ucraina Oleksy Arestovich. Gli attacchi terrestri e aerei stanno tentando di stringere la Capitale in una morsa, i russi continuano ad ammassare mezzi militari in attesa di sferrare l’attacco alla conquista di Kiev, mentre il tentativo di creazione di corridoi umanitari per i civili procede con notevoli difficoltà. Donne e bambini continuano a morire sotto le bombe. Intanto è terminato il terzo round negoziale. Mosca ha ribadito le condizioni necessarie perchè finisca immediatamente l’offensiva: la neutralità dell’Ucraina, il riconoscimento della della Crimea come territorio russo e quello delle due Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. In proposito il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha ritenuto le condizioni di Mosca “un altro ultimatum e non siamo preparati per ultimatum”. Zelensky ha poi aggiunto: “Ma abbiamo la possibile soluzione per questi tre punti, elementi chiave, ciò che deve essere fatto è che il presidente Putin inizi a dialogare. Avviare il dialogo invece di vivere nella bolla dell’informazione senza ossigeno”. Un piccolo risultato, però, con i negoziati sembra sia stato raggiunto. Mikhailo Podolyak, consigliere e portavoce di Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere “ci sono piccole novità positive nel miglioramento della logistica dei corridoi umanitari. Sono proseguite intense consultazioni sulle proposte politiche, insieme a un cessate il fuoco e garanzie di sicurezza”.
Per quanto riguarda i corridoi umanitari, infatti, si consumano notevoli dissapori in quanto i corridoi offerti da Mosca non soddisfano le esigenze di Kiev essendo unicamente diretti verso Russia e Bielorussia. In particolare dalla Capitale è possibile raggiungere soltanto la Bielorussia, da Kharkiv c’è un solo corridoio verso il territorio russo. Il corridoio da Mariupol porta alla città russa di Rostov sul Don, vicino al confine con l’Ucraina, mentre da Sumy ci sono due corridoi, uno verso altre città dell’Ucraina e l’altro verso la Russia. Tra l’altro, ha sottolineato il vice primo ministro dell’Ucraina, Mykhailo Fedorov, “ancora non aperti”.
Intanto la popolazione ucraina continua a mostrare il suo volto più eroico. Il sindaco di Gostomel, Yuri Illich Prylypko è stato ucciso mentre tentava di soccorrere i feriti e distribuire cibo e il sindaco di Okhtyrka, Pavlo Kuzmenko di notte cura i feriti in quanto medico e di giorno combatte accanto ai concittadini.
Dal punto di vista diplomatico dopo le iniziative israeliane e turche anche la Cina si è offerta per svolgere il ruolo di mediatore. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha palesato la disponibilità di Pechino “ruolo costruttivo nella crisi in Ucraina e a lavorare con la comunità internazionale per una necessaria mediazione”, anche se il ministro ha ribadito che l’amicizia tra Cina e Mosca “è solida come la roccia” ma anche che saranno inviati aiuti umanitari sul campo dalla Croce Rossa cinese.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha avuto una riunione virtuale con il presidente Usa Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Boris Johnson. Argomento principale della videocall è stato “la preoccupazione per un’ulteriore escalation russa e per la questione dell’assistenza umanitaria nell’area di crisi”, si legge in una nota della cancelleria. I leader hanno “concordato che la protezione dei civili debba avere la più alta priorità” e che alla Russia resta la richiesta di “porre immediatamente fine” all’invasione che viola il diritto internazionale. I leader , secondo quanto si apprende dalla cancelleria tedesca, “hanno convenuto che qualsiasi sforzo diplomatico per risolvere la crisi merita sostegno”. britannico Boris Johnson.
Antony Blinken, ha confermato la prontezza della Nato ad affrontare ogni genere di minaccia. E proprio la Nato, sta attivando per la prima volta la Responce Force sul fianco orientale dell’alleanza, sposta ancora truppe: l’ennesimo contingente raggiungerà la parte occidentale dell’Ungheria, come ha autorizzato questa mattina il premier ungherese Victor Orban. Blinken ha comunque ribadito l’opposizione all’imposizione dell’interdizione di volo sull’Ucraina da parte della Nato, richiesta che il governo ucraino continua ad avanzare. “La no fly zone, per essere molto chiari su che cosa implichi, vuol dire che se gli aerei russi violano la zona dichiarata, noi li abbattiamo” ha spiegato il segretario di Stato americano parlando sottolineando che questo “comporta il considerevole rischio” di allargare il conflitto. “I nostri sforzi sono tutti nella direzione di chiudere la guerra più velocemente possibile mettendo fine alle sofferenze al più presto possibile. E quello che non vogliamo fare è allargare il conflitto ai nostri Paesi, ai nostri territori”.
Continuano, poi, da più parti gli appelli per porre fine al conflitto. Da un lato Josep Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera europea, ribadisce l’allarme per l’emergenza umanitaria in atto. “Se i bombardamenti continuano in questo modo, a colpire le città in modo indiscriminato, ci possiamo attendere cinque milioni di rifugiati” ha detto Borrell sottolineando come in una sola settimana siano giunti nei paesi Ue un milione e mezzo di profughi e che la crisi ucraina dal punto di vista umanitario è peggiore di quella afghana e siriana. Dall’altro lato l’Oms evidenzia che si è innescata una vera e propria catastrofe sanitaria in quanto oltre 200 ospedali sono stati colpiti in soli dodici giorni di conflitto, il che fa presupporre il rischio di interruzione dei servizi sanitari e approvvigionamento di farmaci. L’Oms segnala anche la chiusura di tre importanti centri di fornitura dell’ossigeno.
Mosca, invece, continua dritta per la sua strada ed ha addirittura stilato un elenco di Paesi considera “nemici della Russia” che comprende i Paesi Ue, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, Albania, Andorra, Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Norvegia, San Marino, Macedonia del Nord, Singapore, Taiwan e Montenegro, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente la stessa Ucraina. Secondo il decreto, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli.
Intanto a livello economico il rublo prosegue la discesa rispetto al dollaro e parallelamente si assiste ad una vera e propria “corsa all’oro”, ritenuto il bene rifugio per eccellenza.
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