Ucraina, conclusi i primi negoziati. Putin: “Kiev neutrale e riconoscimento della Crimea”, intanto si continua a combattere

di Carlo Longo

I primi negoziati tra Ucraina e Russia per il cessate il fuoco a Gomel, in Bielorussia, si sono conclusi e le delegazioni stanno rientrando nelle rispettive capitali per consultazioni prima di un nuovo round di colloqui che dovrebbe tenersi “nei prossimi giorni” al confine tra Ucraina e Polonia. “Abbiamo individuato alcun punti su cui è possibile trovare terreno comune”, ha detto Vladimir Medinsky, capo negoziatore russo, consigliere presidenziale al Cremlino. Concordemente il capo del comitato internazionale della Duma di Stato, Leonid Slutsky, che era uno dei componenti della delegazione russa che ha partecipato ai colloqui, ha dichiarato che “nei negoziati con l’Ucraina in Bielorussia sono stati trovati alcuni punti su cui si possono fare progressi”. Tuttavia, nonostante il cauto ottimismo mostrato dai negoziatori, le parti non sembra che in concreto abbiano cambiato le loro posizioni.

Da Kiev è pervenuta, in primo luogo, la richiesta di un immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe. Zekensky insiste inoltre nella sua intenzione di aderire alla Ue e forse anche alla Nato. Punti ritenuti irricevibili dalla controparte. Per quanto riguarda le pretese russe sono state annunciate espressamente da Putin a Macron.  Il presidente francese dietro richiesta di Zelensky ha telefonato il presidente russo Vladimir Putin e ha tenuto informato Zelensky. Nella nota dell’Eliseo si legge che Macron “ha di nuovo salutato il senso di responsabilità del presidente ucraino nella prospettiva dell’inizio dei negoziati e mentre l’Ucraina è sotto aggressione della Russia”. Durante il colloquio con il leader russo, durato circa un’ora e mezza, Macron ha ribadito a Vladimir Putin “la richiesta della comunità internazionale di cessare l’offensiva russa contro l’Ucraina e ha riaffermato la necessità di attuare un cessate il fuoco immediato”. Secondo quanto riferito dall’Eliseo, inoltre, Macron ha chiesto “la fine di tutti gli attacchi contro i civili e le loro abitazioni, la preservazione di tutte le infrastrutture civili e la sicurezza di tutti gli assi stradali, in particolare della strada a sud di Kiev”. Putin, riferisce l’Eliseo, “ha confermato la volontà di impegnarsi su questi tre punti“. Macron ha poi chiesto “il rispetto del diritto internazionale umanitario e la protezione delle popolazioni civili come il passaggio degli aiuti, conformemente alla risoluzione presentata dalla Francia al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il presidente ha proposto al presidente russo di restare in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravarsi della situazione e Putin si è detto d’accordo” prosegue la nota. Per quanto riguarda, in particolare, i negoziati Putin ha sottolineato che un accordo per la fine del conflitto “è possibile solo tenendo conto incondizionatamente dei legittimi interessi della Russia nel campo della sicurezza, compreso il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea”, la “smilitarizzazione e denazificazione dello Stato ucraino e la garanzia sullo status neutrale”. Secondo il Cremlino, inoltre, è stato sottolineato che “la parte russa è aperta ai negoziati con i rappresentanti dell’Ucraina e si aspetta che porteranno ai risultati desiderati”.

Intanto sul campo di battaglia  si continua a combattere. Mentre erano in atto i negoziati “decine di civili sono stati uccisi e centinaia di altri feriti durante i pesanti bombardamenti russi della città di Kharkiv, nell’Ucraina orientale”, ha scritto su Facebook Anton Herashchenko, consigliere del ministro degli Interni di Kiev.  Le truppe di Mosca, ha sottolineato, hanno bombardato le aree residenziali con missili Grad aggiungendo: “Il mondo intero deve vedere questo orrore! Morte agli occupanti!”. La situazione non è migliore nella Capitale, contestualmente a quando è stata annunciata la fine della prima giornata di negoziati, a Kiev si sono udite potenti esplosioni. Le detonazioni, provenienti dalla zona ad est del centro della Capitale, sarebbero state le più potenti della giornata e, successivamente, sono risuonate le sirene antiaeree. Kyiv Indipendent evidenzia come la tensione rimanga alta e ricorda a tutti i cittadini che, anche stasera, scatterà il coprifuoco dalle 20.00 alle 7.00. I cittadini potranno camminare per le strade solo per cercare riparo nel caso in cui suonino le sirene d’allarme per i raid aerei mentre lo spostamento con le auto sarà consentito solo con un permesso speciale. Dalla regione del Donbass arriva un vero e proprio allarme umanitario: “La gente non ha luce, acqua o riscaldamento. Ogni connessione col mondo esterno è caduta. Ci sono corpi di civili uccisi nelle strade. I sopravvissuti si nascondono nelle cantine. La gente non ha dove vivere. Tutto è distrutto”.

Intanto” le squadre russe di allerta dei posti di comando della Forza missilistica strategica e le flotte del nord e del Pacifico sono passate all’allerta di combattimento rafforzata”, secondo quanto dichiarato ministro della Difesa Serghei Shoigu. Lo spauracchio del nucleare continua, poi,  ad essere oggetto di discussione.  Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiegato oggi la decisione del presidente Vladimir Putin di mettere in stato d’allerta il deterrente nucleare russo come una riposta alle minacce attribuite alla ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, che ieri aveva tra l’altro assicurato sostegno alla partecipazione di “volontari” britannici alla guerra in Ucraina. “Vi sono state dichiarazioni inaccettabili fatte da diversi esponenti occidentali su possibili scontri fra Nato e Russia. Dichiarazioni i cui autori non intendo svelare, sebbene si tratti del ministro degli Esteri britannico”, ha detto sarcastico Peskov.

Al contempo continua ad aumentare il numero delle vittime,  secondo il bilancio parziale delle Nazioni Unite si tratta di almeno 102 civili, di cui 7 sono bambini mentre i feriti sono 304. “La maggior parte di questi civili è stata uccisa da armi esplosive ad ampio raggio, tra cui il fuoco di artiglieria pesante, lanciarazzi e raid aerei. I numeri effettivi sono, temo, considerevolmente più alti”, ha affermato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, all’apertura del Consiglio dei diritti umani. Per quanto riguarda l’esodo della popolazione ucraina secondo i dati comunicati dall’UNHCR, l’Agenzia Onu per i rifugiati, sono più di 500.000 le persone fuggite dall’Ucraina nei Paesi vicini.

La guerra non solo porta morte e distruzione ma sta, anche, mettendo a dura prova gli impianti di stoccaggio delle scorie nucleari. “I livelli nella zona di esclusione sono aumentati nel corso degli ultimi giorni” ha segnalato la Snriu, il Regolatore per la sicurezza nucleare dell’Ucraina, alla riunione straordinaria dell’Ensreg, l’European nuclear safety regulators group.  Secondo quanto emerso le radiazioni “sono probabilmente da attribuire alle attività militari nell’area”. Anche se – viene fatto presente – “finora non c’è nessuna informazione sui danni alle strutture nel sito di Chernobyl”. E’ per questo che l’Ensreg è “molto preoccupato per i rischi di potenziali danni alle strutture di stoccaggio e smaltimento nella zona di esclusione” a Chernobyl “nonché sulla sicurezza del confinamento”; cosa che “potrebbe influire in modo significativo sulla popolazione locale e sui Paesi limitrofi.

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