Ucraina: continuano gli attacchi, Kiev: “Dieci giorni per trovare un accordo”, Mosca: “Errate le informazioni sul FT”

di Mario Tosetti

Attacchi quotidiani continuano a colpire le città ucraine, sono attacchi verso obbiettivi indiscriminati e provocano vittime civili e danni alle infrastrutture civili. “Le leggi umanitarie internazionali sono cristalline: i civili devono essere protetti”, ha detto il capo degli Affari Politici dell’Onu, Rosemary Di Carlo, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza aggiungendo “cadaveri giacciono nelle strade della città. La priorità delle Nazioni Unite è raggiungere le persone intrappolate nei bombardamenti”. Effettivamente anche oggi ha perso la vita un bambino di due anni e quattro persone sono rimaste ferite in un bombardamento delle truppe russe a Novy Petrivtsi, nell’oblast di Kiev, a nord della capitale. “Oggi, con l’artiglieria pesante, il nemico ha sparato sugli edifici residenziali nel distretto di Vyshhorod. Un grattacielo è stato distrutto, le case vicine sono state danneggiate. Al momento si registra la morte di un bambino di due anni e quattro persone ferite”, si legge nel comunicato della polizia della regione di Kiev. Mariupol, città assediata che continua a resistere, l’80% degli edifici residenziali è stato distrutto. Il villaggio di Kozacha Lopan, nella regione di Kharkiv, è stato attaccato con delle bombe a grappolo e durante l’offensiva sono morte almeno sei persone. Mille volontari ceceni stanno andando, inoltre, a combattere in Ucraina, a tre settimane dall’inizio dell’invasione russa. Lo ha annunciato sul proprio canale Telegram il leader ceceno  Ramzan Kadyrov, precisando che il vice ministro dell’Interno della  Cecenia, Apti Alaudinov, è a capo dei mille miliziani che prenderanno  parte “all’operazione speciale di denazificazione e smilitarizzazione  dell’Ucraina”.

Nel corso dell’ultima settimana le infrastrutture ucraine hanno subito danni ancor più notevoli. Secondo l’analisi del gruppo Kse  i danni alle infrastrutture ammontano ad almeno 8,3 miliardi di  dollari, toccando quota 62,6 miliardi. In totale, dall’inizio  dell’aggressione militare russa contro l’Ucraina lo scorso 24  febbraio, almeno 411 istituti scolastici e universitari, 36 strutture sanitarie, 1.600 edifici residenziali, 26 fabbriche o magazzini, 15  aeroporti sono stati danneggiati, distrutti o sequestrati , mentre sono stati “persi” più di 15.000 chilometri di strade, assieme a 5 mila km di ferrovie e 350 fra ponti e attraversamenti.

L’Intelligence Usa ha però rilevato segnali di  morale “fiacco” nell’atteggiamento delle truppe russe. “Abbiamo certamente colto indicazioni che il morale in alcune  unità non è alto”, ha detto un funzionario del Pentagono che ha chiesto di mantenere l’anonimato. Il funzionario ha anche utilizzato l’aggettivo “fiacco”  per descrivere lo spirito dei militari russi impegnati nell’invasione. Tra i motivi, ha spiegato, “scarsa leadership, mancanza di  informazioni alle truppe sulla loro missione” e “disillusione” a  seguito della “forte resistenza” delle forze ucraine.

Sembrerebbe, ad ogni modo, intravedersi uno spiraglio di speranza sul fronte negoziale. “Potrebbero essere necessari da pochi giorni a una settimana e mezza per trovare un accordo sui punti controversi”, ha detto il capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak sottolineando: “La firma di un accordo di pace porrà fine alla fase acuta del conflitto, ci permetterà di onorare tutti coloro che sono stati uccisi e iniziare la ricostruzione del Paese. Ma dubito che per gli ucraini la guerra finirà lì, non dopo tutto quello che abbiamo passato”.

Secondo quanto affermato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova il fatto stesso che i negoziati stiano continuando è “un segno di progresso”. “Tuttavia, è impossibile dire se ci sono progressi o no senza rivelare l’essenza dei negoziati, sono colloqui a porte chiuse”, ha detto Maria Zakharova. Il portavoce del Cremlino Pescov è intervenuto invece per evidenziare che la bozza del Financial Times su un presunto accordo tra Russia e Ucraina contiene “molte informazioni sulle questioni all’ordine del giorno, che sono state rese pubbliche in precedenza, ma è stata compilata in modo errato. Il lavoro (su un accordo) continua. Vi informeremo quando ci saranno progressi”.

Intanto i ministri degli Esteri del G7 si sono riuniti una videoconferenza presieduta dalla Germania a cui ha partecipato anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell. I ministri, oltre a ribadire la condanna all’invasione russa e le atrocità perpetrate, hanno constatato che le sanzioni “senza precedenti” hanno “inflitto costi sostanziali all’economia russa e il loro impatto aumenterà ulteriormente in futuro”.   Le sanzioni, si precisa, vogliono colpire “i responsabili dell’attacco illegale contro l’Ucraina e non la società civile russa che ha  mostrato segnali di protesta contro la guerra del presidente Putin. Il G7 è pronto ad aumentare questa pressione”.

Al contempo il Parlamento lituano ha adottato all’unanimità una risoluzione che chiede una no-fly zone sull’Ucraina, unendosi all’appello di Paesi tra cui Estonia e Slovenia. La risoluzione afferma che una no-fly zone consentirebbe alle forze di pace delle Nazioni unite di garantire la sicurezza dei corridoi umanitari e la sicurezza delle centrali nucleari e degli impianti di stoccaggio dei rifiuti nucleari in Ucraina. Ma com’è noto la Nato in più occasioni ha fatto sapere di non aver intenzione di imporre una no-fly zone perchè il rischio di un aggravarsi del conflitto è troppo elevato.

Le dichiarazioni di Vladimir Putin con cui assicura che “l’operazione speciale in Ucraina sta andando secondo i piani” cozzano con quanto poi accade nella pratica, la Russia ha chiesto aiuto alla Cina, invocato le truppe cecene e fa appello ai miliziani siriani.  Chi ha assunto poi  un atteggiamento notevolmente filo russo è l’Iran. Il Paese di fronte alle sanzioni ha intensificato la cooperazione nel settore dei combustibili e dell’energia. Lo ha detto il ministro del Petrolio di Teheran, Javad Owji, dopo un colloquio a Mosca col vicepremier russo Aleksandr Novak. “La Russia ci è stata accanto quando siamo finiti sotto sanzioni, quindi oggi consideriamo nostro dovere essere accanto alla Russia in queste difficili condizioni e fornire assistenza”, ha detto Owji. Per noi, “è importante la volontà di Teheran di sviluppare la cooperazione, nonostante le restrizioni anti-russe dell’Occidente”, ha detto Novak, sottolineando il ruolo centrale del settore dei combustibili e dell’energia, nelle relazioni commerciali tra i due Paesi. Una vera e propria minaccia perviene, poi, dal presidente della Bielorussia. “Se l’Ucraina dovesse continuare la sua escalation contro la Bielorussia, Minsk non la lascerà senza risposta”, ha detto Aleksandr Lukashenko aggiungendo che se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rifiuta di firmare un accordo con Putin, poi sarà costretto a firmare un atto di capitolazione.

In Italia il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto un incontro telefonico con il ministro ucraino Dmytro Kuleba. La “resistenza Ucraina è resistenza europea, argine ad avanzata violenta e pericolosa dell’esercito russo”, ha Kuleba al capo della Farnesina mentre Di Maio ha “ribadito che Italia sostiene popolo ucraino” e, ha aggiunto, “Massimo sforzo per ritrovare pace e fermare atroce guerra che sta causando sofferenza e morte”. In programma, poi, per il 22 marzo un intervento del presidente ucraino Zelensky alla Camera.

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