Ucraina: continuano i bombardamenti, predisposti negoziati in videoconferenza, la Russia chiede assistenza militare alla Cina

di Mario Tosetti

Un chiaro messaggio per la Nato, la Russia ha attaccato, vicino Leopoli, una base militare ad appena 25 chilometri dalla Polonia, Stato membro dell’Alleanza. Una trentina di missili sono caduti, infatti, sull’International Center of Peacekeeping and Security, base militare ucraina che ospitava anche stranieri, soprattutto americani e canadesi.  Nell’attacco hanno perso la vita 35 persone e si contano 134 feriti. Il raid è arrivato dopo i nuovi annunci, da parte americana, rispetto all’invio di armi all’esercito ucraino attraverso la Polonia e dopo che la Russia aveva fatto sapere che i convogli di armi straniere per l’Ucraina sarebbero stati considerati “bersagli legittimi”.

Un’altra vittima innocente è il giornalista americano Brent Renaud che, insieme al collega rimasto ferito, stava firmando i profughi in fuga da Irpin quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco ad un checkpoint. Renaud è stato colpito al collo ed è morto sul colpo mentre il suo collega è stato portato in ospedale. “Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud. Brent era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi”, si legge nel comunicato del New York Times in cui si specifica che non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano. Dopo l’uccisione di Brent Renaud il sindaco di Irpin è intervenuto affermando: “Da oggi vietiamo ai giornalisti di entrare a Irpin. In questo modo vogliamo salvare la vita sia a loro che ai nostri difensori. Esorto tutti i rappresentanti dei media, così come tutti gli ucraini, a non pubblicare sui social network i nostri militari, le loro attrezzature o qualsiasi cosa che indichi la loro posizione! È molto importante”.

Sono morte, poi, almeno 11 persone a causa dei bombardamenti sulla città di Mykolaiv, vicino a Odessa. Il governatore Vitaliy Kim aveva dato un primo bilancio di nove morti stamattina, a cui si sono aggiunti altri due decessi, dopo che le forze d’invasione hanno colpito una scuola. Ad essere strenuamente bombardata anche Dergachi, vicino a Kharkiv. Nonostante siano entrambe città occupate dalle truppe russe sia a Melitopol che a Kherson migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere il rilascio del sindaco, sventolando bandiere ucraine. Oltre al sindaco di Melitopol è stato rapito dalle truppe russe anche il primo cittadino della città occupata di Dniprorudne, nella parte sud orientale del Paese, nella regione di Zaporizhzhia.

Sul fronte negoziale il  consigliere del presidente ucraino Vladimir Zelensky, Mikhail Podolyak, ha dichiarato che i gruppi di lavoro creati nell’ambito dei negoziati tra Russia e Ucraina sono costantemente attivi e che negoziati si terranno il 14 marzo, per riassumere i risultati preliminari. “I negoziati continuano senza sosta sotto forma di videoconferenze. I gruppi di lavoro lavorano costantemente. Una vasta gamma di questioni richiede un’attenzione costante. Lunedì 14 marzo si terrà una sessione di negoziazione per riassumere i risultati preliminari”, ha scritto Podolyak su Twitter. Al contempo, però, il Financial Times riporta la notizia che la Russia avrebbe chiesto assistenza militare alla Cina.

Intanto un funzionario di polizia ucraino della regione di Lugansk ha accusato l’esercito russo di aver bombardato la città con ordigni al fosforo. Secondo Oleksi Bilochytsky, capo della polizia di Popasna, che si trova a un centinaio di chilometri a ovest di Lugansk, i russi hanno usato bombe al fosforo sulla sua città. “Stanno scatenando sulle nostre città sofferenze indescrivibili e incendi”, scrive su Facebook. Sempre nel Donbass, secondo le autorità regionali, i bombardamenti hanno colpito anche due chiese ortodosse dove si rifugiano i civili: la chiesa di Svyatogirsk, famoso luogo di culto nella regione di Donetsk, e una chiesa a Severodonetsk, nella regione di Lugansk.

Notizia confortante è, invece, quella che riguarda la fornitura di elettricità della centrale nucleare di Chernobyl che è stata ripristinata regolarmente. Energoatom, l’azienda statale ucraina che gestisce le centrali atomiche, citata dal canale bielorusso Nexta,  ha fatto sapere che i sistemi di raffreddamento sono tornati a operare normalmente.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha avuto una lunga conversazione con il premier israeliano Naftali Bennett in cui i due hano discusso di come fermare i combattimenti e del modo in cui Israele possa contribuire agli sforzi per disinnescare la crisi. Zelensky, inoltre, ha auspicato che i colloqui con la Russia si possano svolgere a Gerusalemme, con la mediazione di Israele. In proposito il presidente Putin sembra stia prendendo in considerazione la proposta anzi, secondo il Jerusalem Post, è pronto a svolgere i colloqui a Gerusalemme.Zelensky, inoltre, si è recato all’ospedale di Kiev a far visita ai feriti in battaglia  e ha fatto sapere che i corridoi umanitari, nonostante le difficoltà hanno funzionato. “Siamo stati in grado di evacuare circa 125mila persone usando i corridoi umanitari. L’impegno maggiore ora è Mariupol. Il nostro sforzo diplomatico è focalizzato sugli aiuti per raggiungere la città”.

Dal punto di vista internazionale assistiamo a opinioni contrastanti. Secondo il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, le posizioni di Russia e Ucraina “in qualche modo si sono fatte più vicine” e ha aggiunto che tra gli argomenti in discussione vi è “la neutralità” dell’Ucraina.  In Polonia, invece, il presidente polacco Andrzej Duda interpellato su un possibile intervento della Nato nel conflitto ha dichiarato: “Se mi state chiedendo se Putin possa usare armi chimiche, penso che Putin possa usare qualunque cosa in questo momento, specialmente quando si trova in una situazione difficile. Certo, tutti speriamo che non osi farlo. Ma se usasse armi di distruzione di massa, questo sarebbe un cambio di gioco completo”.

Intanto gli Stati Uniti sono pronti ad escludere la Russia dai negoziati per ripristinare l’accordo del 2005 sul programma nucleare dell’Iran se entro una settimana non rinunci alle condizioni poste. In caso contrario gli Usa sono pronti a lavorare ad un’intesa con Teheran. Mosca nei giorni scorsi ha, infatti, chiesto garanzie scritte per essere esentata da ogni sanzione legata alla guerra in Ucraina che possa pregiudicare i suoi futuri rapporti commerciali con l’Iran. Una richiesta che per Washington potrebbe minare il giro di vite in atto sull’economia russa.
Per la Nato è intervenuto il segretario generale, Jens Stoltenberg, anzitutto respingendo le accuse mosse da Mosca secondo cui gli Usa hanno laboratori segreti in Ucraina per l’uso di armi biologiche e avvertendo “dobbiamo rimanere vigili perché è possibile che la  Russia stessa stia pianificando missioni con armi chimiche”. Stoltenberg da un lato ha  ribadito l’appello al presidente  russo Vladimir Putin a “porre fine a questa guerra, ritirare tutte le  forze e impegnarsi nella diplomazia”, dall’altro ha nuovamente escluso che la  Nato possa imporre una no-fly zone sull’Ucraina. Ciò  significherebbe attaccare le forze russe con il rischio di “uno  scontro diretto e un’escalation incontrollabile. Dobbiamo porre fine a questa guerra e non estenderla. Non cerchiamo alcuna guerra con la Russia”,  ha sottolineato Stoltenberg. Anche l’Italia si è apertamente schierata contro un’eventuale no-fly zone. “L’Italia continuerà ad opporsi ad una no fly zone” in Ucraina “perché significa scatenare la Terza guerra mondiale. Da noi non verrà mai un incremento dell’escalation”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Continuano, inoltre, le manifestazioni in Russia contro la guerra in  Ucraina  che si stanno svolgendo in almeno 23 città. Le persone fermate sono, a ora, già oltre 200 mentre sono 14.274, dal 24 febbraio, le persone arrestate in Russia durante le proteste contro l’aggressione all’Ucraina.

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