Ucraina: Desinova:”210.000 bambini deportati”, Ue: “Pronti a sostenere Kiev ma non c’è ancora l’accordo sull’embargo del petrolio russo”

di Corinna Pindaro

In Ucraina si continua a combattere: nuove esplosioni sono state udite a Kiev, in tutta l’Ucraina si moltiplicano gli attacchi agli ospedali e ai centri di assistenza sanitaria, nel Donbass invece l’avanzata russa sembra essere stata momentaneamente arrestata, bombe continuano ad essere lanciate sull’acciaieria Azovstal a Mariupol, la città portuale è ormai divenuta una città fantasma in cui i 170 civili rimasti sono ormai in piena crisi alimentare. La crisi innescata dalla guerra ha colpito, inoltre, le più innocenti tra le vittime. La commissaria ai Diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmyla Denisova, ha affermato che più di 210.000 bambini ucraini sono stati deportati contro la loro volontà dai russi.  Facevano parte degli 1,2 milioni di ucraini che Kiev afferma siano stati portati via dal loro paese con la forza. Denisova, comunque, non ha fornito prove a sostegno di queste cifre. Il Guardian, che riferisce la notizia, ha sottolineato che non è stato possibile verificarle in modo indipendente. E’ poi, di oggi la notizia che centinaia di soldati russi si stiano rifiutando di prendere parte all’operazione speciale in Ucraina e  la scarsità di soldati di fanteria sta emergendo come uno dei problemi più importanti da affrontare per il Cremlino. Tuttavia, Mosca è ferma nelle sue convinzioni e Kiev non ha alcuna intenzione di arrendersi.

In relazione ad un possibile incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina è tornato a ribadire la posizione del Cremlino il portavoce, Dmitri Peskov, affermando: “Non c’è alcun progresso nella stesura di un possibile documento che Putin e Zelensky possano firmare. La Russia non è contraria ad un incontro tra i due presidenti ma è impossibile tenerlo senza adeguata preparazione”. Sul punto è intervenuto anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che ha detto: “Siamo pronti a parlare, ma siamo pronti per una conversazione significativa basata sul rispetto reciproco, non sugli ultimatum russi”. Kuleba  ha poi aggiunto che Kiev non ha ricevuto “nessun feedback positivo” dalla Russia e che il Cremlino “preferisce le guerre ai colloqui”.  Il  ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che ha appena partecipato alla ministeriale del G7 è atteso di persona al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles per un ulteriore scambio di vedute con i ministri europei. Argomento centrale del dibattito sarà certamente l’aggressione russa, si potrebbe inoltre discutere del sesto pacchetto di sanzioni Ue, che comprende la misura sull’embargo del petrolio russo, sul quale tutt’ora manca l’accordo.

Per quanto riguarda la notizia della richiesta di adesione alla Nato presentata dalla Finlandia, da un lato il Cremlino ha smentito le notizie di stampa circolate ieri secondo le quali Mosca interromperà immediatamente le forniture di gas al Paese Baltico. Dall’altro lato, però, il Presidente russo Vladimir Putin e i membri del Consiglio di sicurezza russo hanno discusso dell’operazione militare in Ucraina e delle potenziali minacce poste dalla decisione di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato. C’è anche chi si è detto fermamente a sfavore all’ingresso nell’Alleanza di Finlandia e Svezia: la Turchia, Paese Nato. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiaramente detto: “Stiamo seguendo con attenzione gli sviluppi riguardo Svezia e Finlandia, ma non abbiamo un’opinione favorevole”.

Sul fronte diplomatico è intercorsa una telefonata tra il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il presidente russo, Vladimir Putin. Scholz nel corso del colloquio, durato 75 minuti,  ha esortato  Putin a un cessate il fuoco “quanto prima” in Ucraina, respingendo le accuse del leader del Cremlino sulla “diffusione del nazismo” nel Paese. Secondo quanto riporta la nota divulgata da Berlino il cancelliere tedesco ha anche ricordato al presidente russo la “responsabilità speciale” di Mosca per l’approvvigionamento alimentare mondiale, “particolarmente sotto pressione a causa della guerra” in Ucraina. Nella nota diffusa dal Cremilino si legge invece che nel corso del colloquio è stata fatta “una valutazione di principio sullo stato dei negoziati russo-ucraini, sostanzialmente bloccati da parte di Kiev”. Lo ha riferito il Cremlino.

Nel frattempo l’Unione Europea si è detta pronta a continuare a supportare militarmente Kiev finchè sarà necessario. Il riferimento è certamente al finanziamento di di ulteriori 500 milioni di euro da parte di Bruxelles nell’ambito dell’European Peace Facility. “Sappiamo che la Russia si sta concentrando sul Donbass ma altre aree possono essere oggetto dell’offensiva russa. Non solo il Mar Nero ma anche la Transnistria”,ha osservato un Alto funzionario dell’Ue che ha specificato, “Non sappiamo quanto durerà il conflitto ma la sfida è chi per prima tra Russia e Ucraina avrà difficoltà a reperire munizioni, armi, equipaggiamenti”. Se questo punto appare fuori discussione permane, invece, incertezza in relazione al sesto pacchetto di sanzioni. La soluzione non appare vicina e, sebbene i colloqui tra i 27 continueranno, c’è anche chi avanza l’ipotesi di lasciare l’entrata in vigore dello stop al greggio ad un secondo momento. Tuttavia, anche questa prospettiva non è condivisa da tutti i Paesi membri.

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