Ucraina: Di Maio a Kiev, Draghi assicura sostegno al presidente ucraino, Mosca annuncia il ritiro di alcune truppe ma la Nato frena l’entusiasmo

Il capo della diplomazia italiana ha, comunque, ribadito il pieno sostegno all’Ucraina, anche con sanzioni, e ha continuato affermando: “Ho preso atto delle recenti valutazioni da parte ucraina sulla mancanza di segnali relativi a un’imminente invasione o a un’offensiva militare su vasta scala, e del permanere, allo stesso tempo, di forti preoccupazioni per eventuali azioni di destabilizzazione, anche attraverso modalità ibride. Ho ribadito al ministro Kuleba che la nostra ambasciata a Kiev rimane pienamente operativa”.

Il ministro degli Esteri ha evidenziato, nuovamente, il fondamentale ruolo che deve svolgere la diplomazia per arginare una possibile degenerazione. “Dopo i colloqui oggi a Kiev con il governo ucraino posso affermare che esiste uno spazio per una soluzione diplomatica, ovviamente una soluzione per essere tale dev’essere condivisa in un quadro più ampio di sicurezza europea. Per questo motivo ne parlerò giovedì a Mosca con il collega russo Lavrov e nei prossimi giorni continueremo a consultarci con i nostri partner europei e atlantici”, ha concluso Di Maio.

Si tratta, quindi, di un momento cruciale per tentare di alleviare le tensioni. Agli sforzi negoziali partecipa attivamente Mario Draghi che ha telefonato il presidente ucraino,  Volodymyr Zelensky, ribadendo il fermo sostegno del governo italiano all’integrità territoriale ed alla sovranità dell’Ucraina. “E’ stata condivisa l’importanza di rafforzare l’impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi, mantenendo aperto un canale di dialogo con Mosca”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. Soddisfatto dell’intervento di Draghi il presidente ucraino che in un post su Tweetter ha scritto: “Con il premier Mario Draghi abbiamo discusso delle sfide della sicurezza che affrontano oggi l’Ucraina e l’Europa. Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sull’intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace. Apprezzo il sostegno dell’Italia all’Ucraina”.

Sul fronte militare, intanto, Mosca ha compiuto un primo passo verso la de-escalation annunciando il ritiro di una parte delle truppe schierate al confine con l’Ucraina. A dare la notizia del parziale ritiro russo è stato il maggiore Igor Konashenkov che in una nota ha spiegato: “Unità dei distretti militari meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviari e terrestri e oggi inizieranno a rientrare alle proprie basi. Mentre le misure di addestramento al combattimento si avvicinano alla conclusione, le truppe, come sempre avviene, effettueranno marce combinate alle proprie basi permanenti”.

Putin, che ha incontrato a Mosca il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha chiesto allora che anche la Nato faccia un passo indietro. “Non accetteremo mai l’allargamento della Nato fino ai nostri confini, è una minaccia che noi percepiamo chiaramente”, ha dichiarato nel corso della conferenza stampa congiunta aggiungendo che “le risposte dell’Alleanza sulla sicurezza” finora “non soddisfano le nostre richieste” ma ci sono dei “ragionamenti” che possono essere portati avanti. Il presidente russo ha continuato aggiungendo: “da 30 anni ci dicono che la Nato non si allargherà verso la Russia, invece è accaduto. E ci dicono che l’Ucraina non è ancora pronta per entrare nella Nato. Ma se questo avverrà domani o dopodomani, per noi non cambia nulla. Vogliamo risolvere questa questione adesso. La Russia teme che i colloqui sulla sicurezza in Europa possano andare troppo per le lunghe senza ragione e non permetterà che nel protrarsi di questi colloqui la sua situazione possa peggiorare”. Sul possibile ingresso dell’Ucraina nella Nato non sembra, quindi, ci sia accordo tra i due leader. “Sono stato chiaro che su alcune posizioni non ci sono possibilità di negoziare“, ha detto Scholz in merito ad una possibile sospensione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Inoltre, Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato,  è intervenuto per frenare l’entusiasmo in merito al ritiro delle truppe russe avvertendo che non ci sono evidenze che lo confermino: “Non ci sono segnali sul terreno che la Russia stia riducendo le truppe ai confini dell’Ucraina”, ha detto Stoltenberg aggiungendo che “ci sono segnali da Mosca che la diplomazia deve continuare e questo è materia per un cauto ottimismo”.  La Nato, infatti, si aspetta il ritiro dei mezzi pesanti e dell’equipaggiamento militare  nelle zone limitrofe all’Ucraina e non solo quello degli uomini. “Il processo di accumulo delle forze russe va avanti, con alti e bassi, dalla scorsa primavera”, ha sottolineato Stoltenberg.

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