Ucraina e Siria interrompono ufficialmente le relazioni diplomatiche

Pesa la posizione di Assad in supporto della Russia. Per Damasco, il Governo di Kiev è stato ostile. La Turchia invece condanna la presenza degli Stati Uniti in Siria

di Matteo Meloni

La Siria interrompe le relazioni diplomatiche con l’Ucraina. Non un vero e proprio colpo di scena, vista la vicinanza di Damasco alla Russia, ma una mossa che per la Repubblica di Bashar al-Assad arriva come forma di “reciprocità in seguito alla decisione del Governo ucraino”. Infatti, Damasco giustifica la scelta spiegando che Kiev ha, per prima, fermato il dialogo nel 2018, quando rifiutò all’Ambasciata della Repubblica Araba di riaprire, e allo staff diplomatico di operare, bloccando le loro mansioni. Ci fu “un’attitudine ostile da parte dell’Ucraina”, ha commentato una fonte ufficiale all’agenzia stampa nazionale Sana.

Già lo stesso Presidente ucraino Volodymyr Zelensky annunciò l’intenzione di tagliare i ponti con Damasco all’indomani della decisione siriana di riconoscere le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk. “Non ci saranno più relazioni tra l’Ucraina e la Siria”, disse Zelensky. La Siria fu la prima nazione, dopo la Russia, a riconoscere le due repubbliche ribelli: un messaggio rivolto direttamente a Mosca, che ha supportato il Governo Assad nel corso del conflitto nella nazione del Vicino Oriente.

L’annuncio siriano arriva proprio nei giorni in cui si incontrano a Teheran il Presidente russo Vladimir Putin, quello turco Recep Tayyip Erdoğan e il padrone di casa Ebrahim Raisi nel formato trilaterale Astana. Nato per discutere le esigenze e le conseguenze della guerra in Siria, oggi il meeting trilaterale si è trasformato in consesso onnicomprensivo e dalla particolare valenza diplomatica per i rapporti tra le tre nazioni. Nella giornata di ieri la capitale iraniana è stata raggiunta anche dal Ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad, al quale sono state date garanzie sull’integrità territoriale del suo Paese.

Lo stesso Putin, incontrando Raisi, ha riaffermato la necessità d’indipendenza per Damasco, criticando la presenza degli Stati Uniti nel Paese. A fargli da sponda persino l’alleato — a fasi alterne — di Washington Erdoğan. “L’America deve lasciare l’est dell’Eufrate adesso. Questo è quanto è stato deciso dal processo di Astana”, ha dichiarato il leader turco. “La Turchia si aspetta che questo avvenga perché sono proprio loro ad alimentare la presenza dei gruppi terroristici in quella regione”, ha aggiunto il Presidente della Turchia, riferendosi ai curdi dell’Ypg e del Pkk.

Parole al vetriolo, in quella che è una posizione storica ben chiara di Ankara, ma che espresse in questi termini e nel quadro generatosi all’indomani dell’invasione russa in Ucraina lanciano un campanello d’allarme per la stabilità delle relazioni con gli Usa. “Lo staff militare statunitense — ha stigmatizzato Erdoğan — addestra i membri di organizzazioni terroristiche, e nel mentre sventolano la bandiera del regime. Perché? Non ci faremo prendere in giro”.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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