Ucraina: guerra alla corruzione

In Ucraina, il problema endemico della corruzione è rimasto irrisolto fin dall’indipendenza del paese e coinvolge i tribunali, la politica, la cultura imprenditoriale, le banche, i media e anche il settore militare

di Silvia Boltuc

Sin dall’inizio del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022 è stata palesata l’opportunità che Kiev potesse entrare a far parte dell’Unione Europea attraverso una ‘via preferenziale’ che tenesse conto dello sforzo bellico ucraino contro la Federazione Russa. Il 28 febbraio 2022 è quindi arrivata la richiesta formale da parte del Governo ucraino all’Unione Europea per dare vita al processo di adesione che nel corso dei mesi è stato ribadito e reiterato sia da Kiev che da diversi paesi europei.

Occorre evidenziare, però, che negli anni passati il mancato ingresso ucraino nell’Ue è stato dovuto a una serie di criticità che Bruxelles ha più volte evidenziato. Infatti, da quando il processo di ingresso ucraino nell’Ue sembra destinato a realizzarsi, Bruxelles ha spesso chiesto a Kiev di implementare le riforme in modo da soddisfare i criteri di Copenaghen.

È innegabile che in Ucraina esista il problema endemico della corruzione che ha afflitto il paese fin dalla sua indipendenza e, a seguito dell’Euromaidan, né la presidenza di Petro Poroshenko né quella di Volodymyr Zelensky sono riusciti ad attenuare e contrastare.

Nel 2021 l’Ucraina ha ricevuto 32 punti su 100 nell’Indice di Percezione della Corruzione (IPC) calcolato dall’organizzazione Transparency International Ucraina (TIU), posizionandosi al 22° posto su 180 paesi. A seguito della pubblicazione di questa speciale classifica, Andrii Borovyk, Direttore Esecutivo di TIU, aveva commentato questo dato affermando che la “diminuzione di posizione all’interno del ranking mondiale indica un periodo di stagnazione” e che “le autorità ucraine stanno ritardando l’adempimento di molte importanti promesse sull’anticorruzione”.

L’11 febbraio 2021 il Parlamento Europeo aveva approvato la sua seconda relazione sull’attuazione dell’accordo di associazione tra l’Ue e l’Ucraina. A seguito della votazione, un report redatto in tale sede indicava come il sistema giudiziario ucraino fosse una istituzione che presentava uno dei più bassi livelli di fiducia da parte della popolazione ucraina stessa. Pertanto, il Parlamento Europeo aveva invitato le autorità ucraine ad accelerare la riforma e a combattere la corruzione tra i giudici.

Il conflitto in Ucraina scoppiato lo scorso febbraio 2022 ha ovviamente messo in secondo piano le diverse strategie e programmi di contrasto alla corruzione che negli anni precedenti Bruxelles aveva elaborato. Tale problematica, però, è tornata a essere tema di discussione tra i paesi membri dell’Ue e anche sui media internazionali a seguito di una serie di decisioni prese da Bruxelles in favore dello Stato ucraino, non ultima quella di accelerare il suo processo di adesione.

Così, il 1° luglio 2022 l’Europa ha richiamato il Governo ucraino ad attuare le necessarie riforme. Il capo della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha richiesto alle autorità ucraine di nominare nuovi capi della Procura Specializzata Anticorruzione e dell’Ufficio Nazionale Anticorruzione sottolineando inoltre la necessità che la legge stabilisca una procedura per l’elezione dei giudici alla luce della prevista riforma della Corte Costituzionale.

La questione dei media ucraini è particolarmente delicata alla luce del recente decreto firmato da Zelensky per uniformare tutte le reti tv nazionali sotto un’unica piattaforma con lo scopo di controllarne la narrativa in tempo di conflitto. Il decreto, ufficialmente emanato come conseguenza all’adozione della legge marziale, in realtà fa seguito alla messa al bando nel febbraio 2021 di tre reti tv accusate di lavorare per l’opposizione.

Si delinea, quindi, una situazione in cui individui e aziende influenti beneficiano dello stato, principalmente influenzando le imprese statali. Sebbene Bruxelles abbia sostenuto la privatizzazione delle imprese statali nel paese, finora questa è stata notevolmente limitata oppure ha presentato casi di corruzione e scandali interni.

La corruzione che da decenni affligge i tribunali, la cultura imprenditoriale e la politica del paese non ha risparmiato neanche gli istituti di credito. Attacchi continui da parte delle emittenti televisive di potenti magnati e la pressione dei politici hanno influenzato anche i vertici della finanza. Nel 2020, una bara e una fila di ghirlande funebri erano state poste vicino alla casa di Yakiv Smolii che, a seguito di questo evento, ha affermato di essere stato costretto a lasciare l’incarico al vertice della Banca Centrale a causa di pressioni sistematiche. In tale occasione, i media statunitensi avevano aspramente criticato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che era salito al potere nel 2019 promettendo di sradicare il fenomeno della corruzione. Il Washington Post aveva affermato che le domande sull’interferenza politica nella Banca Nazionale Ucraina (NBU) potevano minacciare il futuro sostegno del Fondo Monetario Internazionale (FMI) al paese in un momento critico.

Gli scandali bancari hanno investito anche Ihor Kolomoisky, oligarca che aveva supportato la campagna elettorale di Zelensky contro il presidente uscente Poroshenko. Nel maggio 2020, infatti, il Parlamento ucraino aveva approvato una legge anticorruzione per rispettare le richieste del FMI indispensabili per favorire gli aiuti economici di cui l’Ucraina necessitava per affrontare la crisi sanitaria del COVID-19.

La legge adottata dal Parlamentovietava allo Stato di restituire le banche nazionalizzate ai loro ex proprietari.  Nel 2016 il Governo ucraino, mentre era presidente Poroshenko, aveva sequestrato PrivatBank, di cui Kolomoisky era stato co-proprietario, e poi utilizzato un fondo di salvataggio di 5,5 miliardi di dollari per sostenere la ripresa economica della banca investendo una somma di denaro superiore a quella complessiva dei finanziamenti che il FMI aveva destinato all’Ucraina a seguito dell’Euromaidan. Da alloraKolomoisky e gli altri proprietari di PrivatBank avevano citato in giudizio il Governo ucraino per invertire la nazionalizzazione e ottenere un risarcimento dalla banca di proprietà statale e non più insolvente. La questione era giunta poi in Parlamento fino a quando non era stata sancita l’impossibilità di richiedere il denaro alle banche nazionalizzate, fattore che però non estrometteva completamente i proprietari di PrivatBank dall’accesso ai fondi erogati dal FMI se, come sostenuto dai media locali e internazionali, si prendevano in considerazione alcune compagnie offshore collegate alla banca stessa e a Kolomoisky oppure i soldi devoluti a terze persone connesse con il network di amici o di partner commerciali dell’oligarca ucraino.

Neanche il comparto militare è risultato immune dalla corruzione. L’esercito ucraino ha notevolmente migliorato la sua manutenzione, gli armamenti, la sua capacità operativa e la sua organizzazione grazie a ingenti aiuti esteri. Dal 2014 gli Stati Uniti da soli hanno speso quasi 2 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina a costruire un nuovo esercito, comprese moderne armi letali. Tuttavia, il Kiev Post il 20 agosto 2021 riportava come, secondo più documenti, i rapporti ottimisti dei media militari coprivano un’immagine più oscura. L’articolo pubblicato in occasione del 30° anniversario dell’indipendenza ucraina dall’Unione Sovietica sottolineava come dal 2016 diversi ufficiali e soldati ucraini del Donbass avevano disertato a causa della diffusa corruzione e di una leadership in stile sovietico.

Si sono succeduti anche diversi scandali di corruzione a livello internazionale: dai Pandora Papers che denunciavano una rete di società offshore con sedi in paradisi fiscali legate al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il suo consigliere personale Sergei Shefir, e i suoi legami poco chiari con l’oligarca Ihor Kolomoisky, fino alle denunce portate avanti dal Washington Post che implicavano a vario titolo Joe Biden e suo figlio Hunter accusato di essere stato coinvolto in attività sospette con la compagnia energetica ucraina Burima. In tale caso, secondo quanto avevano riportato anche fonti statunitensi, l’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe chiesto il licenziamento di un procuratore ucraino che stava indagando proprio sul figlio e le attività connesse con la Burima.

In conclusione, l’Ucraina è un paese che fatica ad affrancarsi dal sistema oligarchico nonostante l’ultima presidenza, quella Zelensky, aveva fatto dell’anticorruzione uno dei punti cardine della propria campagna elettorale. L’entusiasmo iniziale che ha portato Bruxelles ad accelerare i processi di adesione del paese nell’Unione Europea spinti dall’onda emozionale delle immagini che arrivavano dalle fonti ucraine sul conflitto in corso ha lasciato il passo alla realtà di un paese che è molto lontano dagli standard europei e deve affrontare diverse criticità, in particolare il fenomeno diffuso della corruzione nelle alte sfere del potere.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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