Ucraina: i negoziati si sono interrotti da settimane, von der Leyen: “Tutti i Paesi membri dovrebbero fornire armi a Kiev”

di Corinna Pindaro

“Non possiamo rinunciare al nostro territorio, ma dobbiamo trovare una sorta di dialogo con la Russia. Se ne sono capaci, allora siamo pronti”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha continuato, “se c’è l’opportunità di parlare, allora parleremo, ma non sulla base dell’ultimatum russo. E’ una questione di atteggiamento nei nostri confronti. Prima ciò accade, meno persone moriranno”. Eppure, nonostante gli intenti, i negoziati si sono interrotti ormai da settimane. “Le consultazioni possono continuare a livello di esperti, ma non sono in corso negoziati ad alto livello. Dopo Bucha, è diventato particolarmente difficile parlare con i russi”, ha dichiarato infatti il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba aggiungendo, “Come ha detto il nostro presidente, Mariupol può diventare una linea rossa”.

Nel tentativo di compensare alla difficile situazione il governo ucraino ha completato il questionario per ottenere lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue. “Ora ci aspettiamo una raccomandazione positiva da parte della Commissione, e poi la palla passerà agli Stati membri. A giugno si terrà una riunione del Consiglio europeo, dove ci aspettiamo che l’Ucraina ottenga lo status di candidato”, ha affermato Igor Zhovkva, numero due dell’ufficio di presidenza. Quanto ai colloqui per l’adesione, Zhovkva ha invocato “una procedura accelerata. Non possiamo permetterci 10-15-20 anni di negoziati. La maggior parte degli Stati membri ci sostiene”. Al contempo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere: “Ho discusso con il direttore generale  dell’Fmi, Kristalina Georgieva, la questione della garanzia della stabilità finanziaria dell’Ucraina, e dei preparativi per la ricostruzione postbellica. Abbiamo piani chiari per ora così come una visione delle prospettive: sono sicuro che la cooperazione tra l’Fmi e l’Ucraina continuerà a essere fruttuosa”.

Se da una parte Zelensky guarda alla futura ricostruzione dell’Ucraina, dall’altra non può fare a meno di continuare ad invocare aiuti militari per far fronte alla minaccia russa del presente. “Non molti Paesi hanno aiutato davvero” l’Ucraina, ha dichiarato il presidente ucraino a proposito degli 800 milioni di dollari di aiuti militari aggiuntivi approvati da Washington. “Ovviamente ci serve di più ma sono lieto che il presidente Usa Joe Biden ci abbia aiutato”, ha sottolineato Zelensky che ha ribadito che quel che più conta è la rapidità con cui le armi verranno consegnate e ha definito infondata la preoccupazione di alcuni alleati sull’impreparazione delle forze ucraine all’utilizzo di determinati armamenti. “Ci sono persone che stanno offrendo soluzioni ma sembra che siano solo egoistiche, quindi non fanno davvero per noi. Siamo preparati a utilizzare qualsiasi tipo di equipaggiamento ma serve che venga consegnato molto in fretta. Siamo in grado di imparare a usare nuovi equipaggiamenti ma devono arrivare in fretta”, ha evidenziato Zelensky.

All’ennesima richiesta di aiuti militari da parte dell’Ucraina fa eco l’immediata risposta di Mosca. “E’ tempo che le autorità statunitensi e britanniche ammettano le loro responsabilità nell’escalation della crisi globale e interrompano le consegne di armi all’Ucraina, che possono avere “conseguenze deplorevoli per il mondo intero”, ha fatto sapere il presidente della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, Leonid Slutsky insistendo, “E’ giunto il momento che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna ammettano la responsabilità della crisi globale divampata a causa della loro politica sconsiderata in Ucraina e smettano di rifornire di “granate” l’intero “Zoo di Kiev”. Perché l’effetto che ne può derivare può essere molto deplorevole per il mondo intero”. Slutsky ha poi aggiunto che celati da aiuti in termini di difesa si tratta in verità di soddisfare il  desiderio dei “tutori occidentali del regime di Kiev di continuare a utilizzare” l’Ucraina come trampolino di lancio per affrontare la Russia. “Mosca ha lanciato un avvertimento su un approccio irresponsabile alla sicurezza globale, che potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Se il messaggio non dovesse essere recepito, allora, come ha osservato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, qualsiasi carico che contenga armi per l’Ucraina potrebbe diventare un obiettivo legittimo per l’Armata russa”, ha concluso Slutsky.

Intanto sul campo di battaglia, però, la guerra continua a portare orrore e devastazione. Kiev, smentendo Mosca, ha fatto sapere che la città di Mariupol non è “ancora caduta” perché i soldati che la difendono “combatteranno fino alla fine”. A Kherson, invece, unica grande città caduta sotto il controllo di Mosca, i russi stanno preparando un referendum che porti alla proclamazione di una repubblica separatista. “Proseguono i preparativi per un referendum illegale sulla proclamazione della cosiddetta ‘Repubblica popolare di Kherson’ in alcuni territori temporaneamente occupati dalla Russia. Per falsificare i suoi risultati, si prevede di utilizzare i dati personali dei residenti della regione raccolti dagli occupanti durante la distribuzione di ciò che hanno definito ‘aiuto umanitario’. Ai residenti locali viene anche detto che dopo che i risultati dello pseudo-referendum saranno disponibili, saranno ‘mobilitati’ per unirsi alle forze armate della Federazione Russa”, si legge in un comunicato diffuso dall’autorità ucraina.  Nel frattempo non solo si intensifica sempre più l’offensiva nel Donbass  ma l’amministrazione militare della città di Kiev si sta preparando per tutti i possibili scenari russi, incluso un secondo tentativo di catturare Kiev. “Sebbene il nemico abbia subito perdite, la Federazione Russa ha grandi risorse – sia umane che tecniche”, ha dichiarato il capo dell’amministrazione militare della città di Kiev, Mykola Zhirnov.

Sul fronte diplomatico se da un lato Zelensky ha invitato il candidato alla presidenza francese Emmanuel Macron a Kiev, affinché constati con i suoi occhi il genocidio che si sta consumando in terra ucraina, dall’altro Mosca ha convocato l’ambasciatore israeliano in Russia Alex Ben Zvi al ministero degli Esteri a Mosca.  La convocazione, secondo quanto riportano i media israeliani,  è legata alla condanna dell’invasione russa dell’Ucraina e alla decisione del ministro degli esteri Yair Lapid di votare a favore della sospensione di Mosca dal Consiglio Onu dei diritti umani.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è tornata a ribadire il pieno supporto all’Ucraina. “L’Ucraina ha bisogno di ottenere ciò di cui ha necessità per difendersi, tutti gli Stati membri dovrebbero consegnare rapidamente, perché solo così l’Ucraina potrà resistere nella sua dura lotta difensiva contro la Russia”, ha detto la presidente della Commissione europea che ha continuato, “Il fallimento nazionale della Russia è  solo questione di tempo. Le sanzioni ogni settimana si fanno strada più a fondo nell’economia  russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70%.  Settecento aerei russi hanno perso la licenza per mancanza di pezzi di ricambio e aggiornamenti software. Centinaia di grandi aziende e  migliaia di esperti stanno voltando le spalle al Paese”. Ursula von der Leyen ha inoltre riferito che “secondo le attuali previsioni, il prodotto  interno lordo in Russia crollerà dell’11%. Con questa guerra Putin sta distruggendo anche il suo stesso Paese e il futuro del suo popolo”.

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