Ucraina: Kiev rinuncia alla Nato ma non all’Ue, Mosca si impegna a ridurre gli attacchi su Kiev e Chernhiv

di Mario Tosetti

Con i negoziati in Turchia si accende un barlume di speranza, al termine di tre ore di colloqui definiti “costruttivi” da Mosca e che secondo la delegazione ucraina avrebbero gettato le basi per un incontro faccia a faccia tra i due presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky si registra un cambio di strategia da parte della Russia.

Occorre adesso attendere che il Cremlino esamini le proposte ucraine sulle garanzie di sicurezza in cambio della neutralità ma, la Russia ha annunciato che ridurrà drasticamente gli attacchi su Kiev e Chernhiv, città ormai devastate dai bombardamenti. Secondo quanto rivela il Pentagono effettivamente Mosca sta ritirando le truppe che si trovavano nei pressi di Kiev al punto da parlare di un “cambio di strategia permanente”.

Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha, comunque, fatto sapere che per il momento non si può propriamente parlare di un cessate il fuoco ma “è quello a cui aspiriamo”. Secondo Medinsky prima di arrivare ad un accordo condiviso “c’è ancora molta strada da percorrere”, ma l’obiettivo è “raggiungere gradualmente un’attenuazione del conflitto almeno sui fronti” di Kiev e Chernihiv.

“Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati”, ha commentato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu,  aggiungendo che è atteso in futuro un nuovo incontro tra i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia, senza specificare una data. Cavusoglu ha parlato di “riconciliazione” tra le parti dopo l’incontro di oggi. “Continueremo il nostro impegno per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace permanente” ha esplicitato il ministro turco.

La Russia dice di aver ricevuto proposte scritte da Kiev che garantirebbero la sua neutralità e denuclearizzazione. “Vogliamo un meccanismo di garanzie di sicurezza simile a quello previsto dall’articolo 5 della Nato” fa sapere la delegazione ucraina spiegando che  “con tali garanzie “non ci saranno truppe straniere nel nostro paese e non entreremo nella Nato”. Il capo della delegazione ucraina Arakhamia ha detto che che “i Paesi garanti dovranno fornirci forze armate, armi e cieli chiusi”. Tra i Paesi garanti indicati dall’Ucraina per la propria sicurezza, Arakhamia ha citato l’Italia, Regno Unito, Cina, Polonia, Stati Uniti, Francia, Turchia, Germania, Canada e Israele. Ma “le offerte di garanzia di sicurezza dell’Ucraina non si applicano al territorio della Crimea e del Donbass”, ha precisato il capo dei negoziatori russi. Nel dettaglio, l’Ucraina propone alla Russia trattative separate sullo status della Crimea e del porto di Sebastopoli che dovranno concludersi entro 15 anni. Il porto di Sebastopoli, peraltro, utilizzato come quartier generale della flotta russa nel Mar Nero, era già di dominio russo anche prima dell’annessione della Crimea in forza di un contratto di affitto con Kiev. Per quanto riguarda il Donbass, l’Ucraina propone che il suo status venga discusso in un incontro diretto tra i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.

Inoltre, mentre l’Ucraina è disposta a rinunciare all’ingresso nella Nato la delegazione di Kiev ha reso noto che  la candidatura a divenire un Paese membro dell’Ue non è possibile che sia sospesa o bloccata. In proposito il capo negoziatore russo Medinsky ha detto :”da parte sua, la Federazione Russa non si oppone al  desiderio dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea”.

Ad ogni modo, il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, ha espressamente dichiarato che  prima di entrare in vigore l’accordo di pace tra Russia e Ucraina dovrà essere approvato in un referendum popolare in Ucraina e poi dai Parlamenti di tutti i Paesi garanti della sicurezza ucraina.

Intanto, il presidente russo Vladimir Putin parlando con il presidente francese Emmanuel Macron in relazione alla possibilità di predisporre aiuti umanitari a Mariupol, la città porto sul Mar d’Azov sotto assedio da settimane, ha detto che “per trovare una soluzione alla situazione umanitaria difficile” a Mariupol “i combattenti nazionalisti ucraini devono smettere di resistere e deporre le armi”. Si tratta di una vera e propria richiesta di resa da parte del leader del Cremlino, secondo quanto si legge in un comunicato diffuso da Mosca.  Putin, riferisce il Cremlino, ha informato il capo dell’Eliseo delle “misure prese dall’esercito russo per dare un aiuto umanitario d’emergenza e garantire l’evacuazione sicura dei civili” in Ucraina. I due leader hanno parlato dei colloqui di Istanbul e della decisione di Mosca di chiedere pagamenti in rubli per il gas esportato. “E’ stato deciso di proseguire i contatti”, si legge ancora nel comunicato. Al termine del colloquio l’Eliseo ha fatto sapere che “un’operazione umanitaria a Mariupol in questa fase non è possibile”. Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe assicurato però a Macron che “rifletterà e darà una risposta” in merito alla proposta di un’evacuazione di cui il presidente francese si è fatto portavoce e che è presentata da Francia, Turchia e Grecia.

A frenare facili entusiasmi per i progressi raggiunti in ambito negoziale ci pensano gli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha dichiarato di non vedere segnali di “reale serietà” dalla Russia aggiungendo che c’è una differenza tra quello che la Russia dice e quello che fa e “gli Stati Uniti si  concentrano su quest’ultimo”. Il segretario di Stato ha quindi chiesto alla Russia di “mettere fine ora all’aggressione” e di ritirare le sue forze dall’Ucraina. “Noi ci focalizziamo su quello che la Russia fa non su ciò che dice. Ci atteniamo ai fatti. Dobbiamo capire se la Russia sta cercando di prendere tempo per raggruppare le truppe, non lo sappiamo”, ha sottolineato Blinken che ha continuato, “se Mosca crede che soggiogare il Donbass sia accettabile è in errore. Gli ucraini determineranno il loro destino”.

Per tutta risposta la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, riferendosi alle parole del presidente Usa nei confronti di Vladimir Putin, ha espresso la speranza che “l’emotività” di Joe Biden non lo porti a “fare qualcosa di irreparabile e pericoloso per il mondo intero”. Lo riportano le agenzie russe.

Nel frattempo il presidente Usa Joe Biden ha avuto un colloquio con alcuni leader europei: il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il primo ministro britannico Boris Johnson. La telefonata, che è durata in tutto 53 minuti, era dedicata alla crisi ucraino-russa. Nel corso della call, secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, i leader “hanno ribadito la loro determinazione a continuare ad aumentare i costi contro la Russia per il suo brutale attacco in Ucraina, come pure a continuare a fornire all’Ucraina assistenza militare per difendere se stessa contro un assalto ingiustificato e non provocato”. Da una nota di Palazzo Chigi emerge, inoltre, che i leader hanno condiviso la necessità di sostenere i negoziati in corso, assicurando al più presto il cessate il fuoco. Al centro del confronto anche la diversificazione degli approvvigionamenti energetici.

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