Ucraina: la Russia intensifica l’attacco, Parlamento Europeo approva mozione per concedere lo status di Paese candidato, Previsti nuovi negoziati

di Mario Tosetti

A poche ore dalla conclusione dei negoziati per il cessate il fuoco e dall’inizio di nuovi negoziati previsti per il 2 marzo, la Russia intensifica la sua offensiva militare. Gli attacchi appaiono meno mirati e più orientati a distruggere quanto più possibile. La città di Kharkiv è nuovamente sotto attacco, già dalle prime ore del mattino si è udita una dirompente esplosione nella piazza centrale della città, piazza della Libertà: un missile è stato lanciato contro l’edificio che ospita l’ amministrazione regionale. Per un primo momento le fiamme hanno celato la devastazione, un grosso nuvolone di fumo e il palazzo ormai era un cumulo di macerie. Sono almeno 10 le persone rimaste uccise dall’attacco missilistoco e almeno 35 i feriti, tra cui un bambino. A Kiev è stata attaccata la torre della Tv della Capitale, causando la morte di 5 persone mentre altre 5 sono rimaste ferite. Inoltre, hanno perso la vita 70 militari ucraini durante un attacco di artiglieria russo contro la base militare di Okhtyrka, tra Kharkiv e Kiev  e i satelliti della società statunitense Maxar hanno fotografato un convoglio, composto da una colonne di mezzi pesanti,  lungo circa 64 km che si dirige verso la Capitale, contro cui probabilmente i russi si preparano a sferrare l’attacco finale. Le forze russe sono entrate anche nella città di Kherson, nell’Ucraina meridionale, una città di grande importanza strategica  in quanto si trova nei pressi dell’estuario del fiume Dnepr. In totale, gli Stati Uniti hanno contato più di 400 missili lanciati dalla Russia durante il sesto giorno di combattimento.

In questo contesto in cui nessun angolo dell’Ucraina è sicuro ed immune dalla furia russa il presidente Zelensky è tornato a rivolgersivertice-usa-ue all’Europa. Ha ufficialmente presentato la richiesta di adesione all’Unione Europea e, intervenendo nella riunione straordinaria del Parlamento Europeo, ha dichiarato: “Senza di voi l’Ucraina sarà abbandonata. Abbiamo provato la nostra forza, che valiamo almeno quanto voi. Quindi, dimostrateci che siete con noi, provateci che non ci lascerete soli e che siete davvero europei. Solo così la vita vincerà sulla morte, la luce batterà l’oscurità. Gloria all’Ucraina”. Dopo la sessione straordinaria dell’assemblea il Parlamento europeo ha approvato con una larga maggioranza  -637 voti a favore, 13 contrari e 26 astenuti- la mozione per chiedere alle istituzioni Ue che all’Ucraina venga attribuito lo status di paese candidato. “Per l’Europa questo è il momento della verità. Quello in corso è uno scontro tra lo stato di diritto e lo stato delle armi, tra democrazie e autocrazie, tra un ordine basato su regole e un mondo di nuda aggressione”, ha detto Ursula von der Leyen intervenendo al Parlamento europeo aggiungendo, “Accogliamo gli ucraini che devono fuggire dalle bombe di Putin, proponiamo di attivare il meccanismo di protezione temporanea per fornire a questi rifugiati uno status sicuro e l’accesso alle scuole, alle cure mediche e al lavoro. Uomini, donne e bambini stanno morendo, ancora una volta, perchè un leader straniero, il presidente Putin, ha deciso che il loro Paese, l’Ucraina, non ha diritto di esistere. Questo non lo possiamo accettare. Nè ora nè mai”. La presidente della Commissione europea si è poi soffermata sulle sanzioni che l’Ue ha irrogato alla Russia. “La nostra Unione sta mostrando un’unità di intenti che mi rende orgogliosa. Alla velocità della luce, l’Unione Europea ha adottato tre ondate di pesanti sanzioni contro il sistema finanziario russo, le sue industrie high-tech e la sua élite corrotta. Questo è il più grande pacchetto di sanzioni nella storia della nostra Unione. Queste sanzioni avranno un pesante impatto sull’economia russa e sul Cremlino. Stiamo scollegando le principali banche russe dalla rete Swift. Abbiamo anche vietato le transazioni della banca centrale russa, l’unico istituto finanziario più importante in Russia. Questo paralizza miliardi di riserve estere, chiudendo il rubinetto alla guerra di Putin”, ha concluso Ursula von der Leyen

Intanto gli ambasciatori degli Stati membri presso la Ue hanno raggiunto l’intesa sull’esclusione dal sistema dei pagamenti Swift di sette banche russe: Vtb Bank, Veb, Bank Rossiya, Bank Otkritie, Sovcombank, Novikombank e Promsvyazbank, Reseterebbero escluse della lista Sberbank e Gazprombank, principale vettore per il pagamento del gas russo, con cui l’Eni regola il 70% dei pagamenti delle importazioni. Il G7, invece, sta predisponendo misure supplementari volte a stringere ancora di più la morsa alla Russia, in particolare  con riferimento a quelle che paralizzano l’attività della banca centrale russa a sostegno del rublo e del sistema finanziario.

L’Italia vuole fare la sua parte per reagire all’aggressione ad uno Stato di diritto. “L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”, ha specificato Mario Draghi, che ha aggiunto: “L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant’anni, all’annessione dell’Austria, all’occupazione della Cecoslovacchia e all’invasione della Polonia. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, la giungla della storia è tornata. Il disegno revanscista del Presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti. Le minacce di far pagare con conseguenze mai sperimentate prima nella storia chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina, e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari, ci impongono una reazione rapida, ferma, unitaria. Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati. Sono in stato di pre-allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi Membri all’Alleanza: l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità”.

Lavrov, il ministro degli Esteri russo, invece, è tornato parlare di nucleare, questa volta non per la massima allerta russa ma per accusare Kiev. “Il regime di Kiev cospira per sviluppare il suo arsenale atomico, è una minaccia alla sicurezza internazionale”, ha detto Lavrov aggiungendo  “Stiamo lavorando per evitare l’emergere di armi nucleari in Ucraina”. Lavrov ha inoltre detto che per la Federazione Russa è “inaccettabile” che le armi nucleari Usa si trovino sul territorio di un certo numero di paesi europei, è giunto il momento che gli Stati Uniti se le riprendano. La Russia resta comunque “pronta a lavorare con gli Stati Uniti a nuovi accordi sulla stabilità strategica”.

Al contempo la Nato sta dispiegando le forze di risposta e truppe francesi in arrivo in Romania, pronte a difendere i Paesi membri dell’Alleanza e  Stoltenberg  ne ribadisce la funzione difensiva assicurando che “la Nato non prenderà parte al conflitto e non manderà truppe nel territorio ucraino né aerei nello spazio aereo ucraino” perchè sarebbe un’interferenza ingiustificata.

La guerra, però, è anche guerra del Gas e, dopo tutte le sanzioni che hanno travolto la Russia, maggior produttore mondiale, non sorprenderebbe se decidesse di interrompere le forniture all’Europa. La mossa di Putin in proposito è stata siglare un accordo con la Cina. In particolare l’accordo è stato sottoscritto da Gazprom, la compagnia energetica russa parzialmente controllata dallo Stato che detiene il monopolio delle esportazioni di gas dalla Russia, con la compagnia energetica cinese Cnpc. E così Putin è libero di tagliare le forniture all’Europa avendo già un acquirente di tutto rispetto e che assicura volumi di consumo molto elevati.

Tuttavia, nonostante il gas sia senza dubbio un bene essenziale, di fronte alla violazione di diritti umani cui stiamo assistendo non può che assumere un diverso valore. L’emergenza, tra l’altro, ha preso i connotati di un esodo biblico, la fuga diviene la speranza di sopravvivere. “Quella a cui stiamo assistendo a causa del conflitto in Ucraina potrebbe diventare la più grande emergenza umanitaria d’Europa dal 2015, quando tantissimi rifugiati sono arrivati fuggendo dai conflitti in Afghanistan, Iraq e Siria. Più di 500.000 persone sono già fuggite dall’Ucraina e si teme che il numero possa crescere fino a 5 milioni”, ha spiegato Irina Saghoyan, direttore di Save the Children per l’Europa orientale. “Stiamo assistendo a una crescita allarmante ed esponenziale dei bisogni umanitari. Con temperature così rigide, gli spostamenti comportano un rischio ancora maggiore. Questi bambini hanno visto cose che nessun bambino dovrebbe mai vivere. È fondamentale che tutti quelli che entrano nei paesi vicini, compresa la Romania, siano protetti e abbiano accesso a cibo, acqua pulita, abbiano un riparo e ricevano supporto per la loro salute mentale”, conclude Irina Saghoyan. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato due appelli di emergenza coordinati per le persone sfollate in Ucraina e nella regione. Il primo piano, “in Ucraina, richiede 1,1 miliardi di dollari per soddisfare le crescenti esigenze umanitarie di oltre 6 milioni di persone sfollate e colpite dalle operazioni militari nei prossimi tre mesi”. Il secondo invece “chiede 551 milioni di dollari per aiutare gli ucraini fuggiti oltre confine, principalmente in Polonia, Ungheria, Romania e Moldavia. Entrambi i piani includono fondi per aumentare le forniture mediche e sanitarie essenziali, acqua potabile, riparo e protezione”, ha spiegato il segretario generale dell’Onu.

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