Ucraina: la Russia si prepara a conquistare il Donbass, Kiev: “L’Ucraina ha bisogno delle stesse armi di cui dispone la Nato”

di Carlo Longo

A questo punto, dopo ben 47 giorni di guerra, la Russia sta palesando come obiettivo militare la conquista della metà del Donbass che non fa parte delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lubiansk preannunciando, così, la più grande delle battaglie dall’inizio dell’invasione. Nel dettaglio, dalle immagini mostrate dalla televisione di Mosca si vedono carri armati e unità di artiglieria russe, sia quelle ritirate da altre zone dell’Ucraina sia forze non ancora dispiegate, che si stanno riposizionando a nord della città di Izyum, dove si combatte da giorni, ed in direzione di Slomviansk e Kramatorsk. L’ Ucraina sta cercando di mantenere alta l’allerta lanciando l’allarme di un’offensiva imminente o addirittura già iniziata. Ad ogni modo, i presupposti per la conquista del Donbass sembrano diversi rispetto quelli dell’avanzata verso Kiev. La Russia controlla lo spazio aereo, può contare su una parte della popolazione che ha cambiato schieramento insieme a quattro sindaci di città del territorio, può adesso concentrare le forze solo su pochi fronti. Si combatte, ancora, a Mariupol dove poche centinaia di ucraini restano a presidio dei quartieri non ancora caduti in mano russa e nelle periferie di Kherson, capoluogo caduto sotto il controllo della Russia, e ad ovest del fiume Dnepr dove le forze ucraine hanno bloccato l’avanzata verso Odessa.

Al contempo, però, la Russia continua a sferrare attacchi a ferrovie e aeroporti per cercare di evitare che le forze ucraine si spostino verso est per proteggere i luoghi dalle mire di Mosca. In realtà, le truppe ucraine hanno dato grande prova nella difesa dei centri urbani mentre, adesso, il fronte di guerra si sta spostando su un campo poco urbanizzato dove la superiorità tecnologica della Russia potrebbe avere un peso determinante. Alla conquista del Donbass si prospettano combattimenti simili a quelli della seconda guerra mondiale, dove le forze si contrappongono in campi aperti.

Kiev è alla ricerca disperata di nuove armi. Il ministro della difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha chiesto esplicitamente “sistemi di difesa aerea, armi a lungo raggio, lanciarazzi, artiglieria pesante, per tenere i russi a distanza e non farli arrivare alle nostre città” e ancora “carri armati per rompere le difese degli occupanti e liberare le zone invase”,  “missili antinave” e infine “droni di ricognizione e attacco”. “Inoltre, c’è una questione molto importante – ha aggiunto Renzikov – finora abbiamo cercato armi di fabbricazione sovietica, perché sappiamo già come usarle e possiamo impiegarle sul campo immediatamente. Ma sono una risorsa scarsa, sono spesso in cattive condizioni, avendo 30-40 anni di età. Non ci sono abbastanza munizioni. Allo stato delle cose, le armi sovietiche che abbiamo ricevuto ci possono rafforzare solo per un breve periodo. Ora l’Ucraina ha bisogno di avere le stesse armi di cui dispongono i paesi Nato”, di cui c’è “sufficiente disponibilità” e non c’è “scarsità di munizioni”, in confronto ai sistemi made in Urss: “Non sarebbe una soluzione di breve periodo, ma strutturale”. L’Ucraina “ha vinto il primo round della guerra, quando venivano combattute battaglie di contatto con fanteria e veicoli corazzati. Ma ora la guerra entra in una fase di competizione per le risorse, quelle russe sono quasi illimitate a confronto delle nostre. Per vincere questa guerra, ci serve un supporto diverso da quello avuto finora”, ha concluso il ministro ucraino. Se per ora, nonostante l’esplicita richiesta,  gli Stati Uniti continueranno a fornire armi leggere come quelle inviate finora, il Regno Unito ha invece promesso 120 veicoli blindati, nuovi sistemi antinave, missili contraerei a basso raggio, 800 missili anticarro e munizioni ad alta tecnologia. Solo la Repubblica Ceca a oggi invece ha fornito carri armati (i T72Ms sovietici), mentre la Slovacchia ha ceduto i suoi vecchi sistemi contraerei S-300 dopo aver ricevuto i Patriot da Washington.

Sul fronte diplomatico il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Quest’ultimo ha definito l’incontro “molto duro” e “non amichevole”. Quella di Nehammer è stata la prima visita a Mosca da parte di un leader europeo dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Nehammer ha dichiarato di aver detto a Putin  che “questa guerra deve finire, perché in una guerra ci sono solo perdenti da entrambe le parti”. Durante il colloquio, durato circa 75 minuti, i due leader hanno affrontato anche il tema dei presunti crimini di guerra commessi da parte russa in Ucraina. Nehammer ha detto di aver chiesto un’indagine internazionale. La Russia, dal canto suo, nega che i suoi soldati abbiano commesso atrocità in Ucraina. Nehammer inoltre ha ribadito che le sanzioni europee continueranno finché continueranno i combattimenti in Ucraina.

Il leader britannico, Boris Johnson, si è invece recato a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e mostrargli il sostegno del Regno Unito di persona.

Il premier italiano Mario Draghi, invece, per non cedere al ricatto del pagamento del gas in Rubli ha annunciato di aver sottoscritto un accordo sull’energie con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. “Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre”, ha detto Mario Draghi  che ha continuato,  “Il Governo – aggiunge- vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto. Voglio ringraziare i Ministri Di Maio e Cingolani e l’ENI per il loro impegno su questo fronte. I nostri governi hanno firmato una dichiarazione di intenti sulla cooperazione bilaterale nel campo dell’energia”. Oggi “a questa si aggiunge l’accordo tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia”, ma “l’Italia è pronta a collaborare anche sulle energie rinnovabili e l’idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione”, ha sottolineato Draghi.

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