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di Carlo Longo
“L’operazione nell’Ucraina orientale è finalizzata alla completa liberazione delle repubbliche di Donetsk e Lugansk. Questa operazione continuerà, sta iniziando la fase successiva di questa operazione speciale”, si è espresso così il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, assicurando poi che “la Russia non sta valutando la possibilità di utilizzare armi nucleari in Ucraina, stiamo parlando solo di armi convenzionali” e aggiungendo anche che non è un obiettivo “cambiare il regime in Ucraina. Ne abbiamo parlato molte volte, vogliamo che gli ucraini decidano da soli come vogliono vivere”. Lavrov non a caso ha scelto di rilasciare le sue dichiarazioni ad India Today un network indiano, Paese finora rimasto neutrale ma che condivide con la Russia molti interessi economici. Nel corso dell’intervista Lavrov non ha mancato di sottolineare che, secondo lui, i Paesi membri della Nato “volevano mostrare al mondo che non ci sarebbe stata multipolarità, solo unipolarità, e hanno spinto l’Ucraina contro di noi ai nostri confini. Hanno pompato armi in Ucraina”. Le nazioni occidentali “hanno violato le loro promesse alla leadership russa e hanno iniziato a spostare la Nato verso est dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica. Hanno detto che è un’alleanza difensiva e non una minaccia alla sicurezza russa”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo aggiungendo che l’occidente si sarebbe “approfittato di Zelensky contro la Russia. Hanno fatto di tutto per rafforzarlo nel suo desiderio di ignorare gli accordi di Minsk”. Sergei Lavrov ha, poi, accusato l’Ucraina di avere aumentato i bombardamenti nel Donbass non lasciando di fatto altra scelta alla Russia se non il riconoscimento delle Repubbliche Separatiste. Ora con Zelensky, accusa il ministro, “non si può discutere seriamente”, perché “cambia continuamente punto di vista in direzioni diametralmente opposte”. Lavrov ha inoltre risposto sulle accuse di aver commesso crimini di guerra, ribadendo che l’esercito russo “colpisce solo obiettivi militari e non civili”, accusando quello ucraino di “usare i civili come scudi umani” e l’occidente di “prestare attenzione a falsità” su quanto avvenuto a Bucha: Mosca non ne sarebbe responsabile, e ha creato una “commissione speciale” per indagare “sulle atrocità commesse dai battaglioni neonazisti e dalle forze armate ucraine”.
A fronte delle dichiarazioni di Lavrov comunque, in Ucraina, si continua a combattere. L’acciaieria Azovstal, divenuta simbolo della resistenza ucraina, è sempre sotto attacco. All’interno dell’acciaieria, peraltro, sembra vi siano anche circa un migliaio di civili che la Russia invita ad evacuare accusando Kiev di usarli come scudi umani. Intanto l’intelligence ucraina ha diffuso un’intercettazione tra un militare russo e sua moglie in cui afferma che da Mosca è stato dato l’ordine di “radere al suolo” l’acciaieria, dove, a suo dire, sarebbero rimasti solo pochi ‘irriducibili patrioti’. “Basta a questa resistenza insensata”, “deponete le armi”, è l’appello che è stato lanciato dai russi che hanno aperto un corridoio umanitario per consentire alle forze ucraine di lasciare l’acciaieria Azovstal dichiarando un cessate il fuoco temporaneo.
Per quanto riguarda l’offensiva nel Donbass che sta per iniziare, aspri combattimenti si stanno verificando a Popasna, città sotto il controllo ucraino tra Luhansk e Donetsk. Secondo le previsioni del Pentagono se la città cadesse in mano russa, si passerebbe poi alla conquista di Slovyansk, successivamente le forze di Mosca potrebbero spostarsi dalla città nord-orientale Izyum verso sud, consolidando così il controllo del Donbass.
Sul fronte internazionale la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto un colloquio telefonico con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “Abbiamo discusso dell’assistenza finanziaria e della sicurezza e delle risposte dell’Ucraina al questionario sull’adesione all’Ue. La Commissione europea è pronta a fornire supporto. L’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea”, ha spiegato von der Leyen in un twitt. Il presidente ucraino, a proposito del colloquio, ha affermato: “Ho informato la presidente della Commissione circa l’invio del questionario compilato, un passo importante verso l’adesione all’Ue. E’ stata discussa l’intensificazione dell’assistenza alla sicurezza per contrastare l’aggressione russa. Particolare attenzione è stata dedicata alla ricostruzione del dopoguerra. Apprezziamo il supporto”.
In termini concreti di aiuti militari per Kiev si pone il Regno Unito. Il premier britannico Boris Johnson ha, infatti, formalizzato l’intenzione di inviare ulteriori forniture di “artiglieria” e armamento pesante, come chiesto da Kiev, in risposta a quella che è tornato a bollare come “la barbarie di Vladimir Putin” e delle forze di Mosca. Anche la Finlandia, secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa di Helsinky, ha disposto ulteriori aiuti militari all’Ucraina. La Finlandia ha interrotto la sua politica secondo cui non forniva armi ai Paesi in guerra anche a seguito dell’avanzata prospettiva di entrare nella Nato, insieme alla Svezia, entro l’estate. Se questo avvenisse, la Finlandia diventerebbe il paese con il confine comune con la Russia più lungo (1340 km) tra i membri della NATO, distante circa 200 km da San Pietroburgo.