Ucraina: Mosca recluta 800 mercenari sciiti libanesi, toni sempre più accesi tra Usa e Russia

di Emilia Morelli

Arrivati al 31esimo giorno di guerra la tensione si fa sempre più alta. Si registra un attacco missilistico nelle vicinanze della città di Leopoli. Il governatore della regione,  Maksym Kozytskyy, ha riferito di “tre potenti esplosioni vicino” alla  città e, sempre secondo il governatore, il bilancio dei raid russi su Leopoli è di almeno 5 feriti. Secondo quanto riporta il Guardian uno degli obiettivi potrebbe essere una raffineria di petrolio a circa un chilometro e mezzo dal centro di Leopoli. La città di Chernihiv è completamente distrutta e solo qui i civili morti sono oltre 200 dall’inizio dell’invasione. Chernihiv è la città più vicina al confine con la Bielorussia, ed è isolata da giorni a causa della distruzione di un ponte stradale sul fiume Desna, cruciale per i collegamenti con Kiev. “E’ più facile contare le case intere che quelle distrutte”, ha detto in conferenza stampa il primo cittadino Vladyslav Atroshenko, citato dall’Ukrainska Pravda, aggiungendo che le evacuazioni sono impossibili. In città, ha aggiunto, manca l’elettricità e scarseggia l’acqua corrente. Continuano inoltre ad essere danneggiati irreversibilmente opere d’arte e monumenti, è toccato anche al Memoriale dell’Olocausto a Drobitsky Yar, alla periferia di Kharkiv. “I nazisti sono tornati. Esattamente 80 anni dopo”, ha scritto il ministero della Difesa ucraino su Twitter. La città di Trostyanets, finora sotto assedio, è stata invece completamente liberata dalla brigata n.93 ucraina che ne ha dato l’annuncio sui social. Secondo quanto dichiarato i russi, cacciati dalla città, sono fuggiti lasciando anche i loro mezzi  militari e le munizioni.

La Russia, nel frattempo ha reclutato 800 soldati dalla milizia sciita libanese. Il compenso promesso è di 1.500 dollari al mese per ogni combattente. Nel dettaglio, sembra che l’accordo preveda che già 200 soldati saranno inviati in Bielorussia entro la fine di Marzo. Secondo  quanto riporta il quotidiano russo dell’opposizione Novaya Gazeta uffici di reclutamento di Hezbollah sarebbero attivi in Siria nelle città di Qusayr, Aleppo, Yabrud e Sayyida-Zeynab, e in Libano nel sobborgo meridionale di Beirut controllato da Hezbollah. Pronta ad inviare soldati per combattere accanto Mosca è inoltre l’Ossezia del Sud, la repubblica secessionista della Georgia. Lo ha annunciato su Telegram il leader Anatoli Bibilov.”I nostri ragazzi adempiranno al loro dovere militare  comprendono perfettamente che andranno a difendere la  Russia e andranno a difendere anche l’Ossezia. Perché se il fascismo non è schiacciato alle frontiere lontane, domani si manifesterà di nuovo qui”. Invece, un battaglione militare bielorusso si è unito alle forze ucraine prestando giuramento in lingua bielorussa di fedeltà a Kiev con una bandiera bielorussa ma le insegne ucraine sull’uniforme.  Sempre in tema di aiuti gli Stati Uniti si dichiarano pronti a inviare altri 100 milioni di dollari all’Ucraina. Lo ha annunciato il segretario distato Antony Blinken, sottolineando che i fondi saranno destinati all’assistenza e la sicurezza dei civili. “Forniremo ulteriori 100 milioni in assistenza di sicurezza per i civili, inclusi veicoli blindati e attrezzature alla Guardia di confine ucraina e alla polizia nazionale, che sono in prima linea per salvare e proteggere i civili dal brutale assalto di Putin”, ha twittato il segretario di stato Usa.

“Migliaia di ucraini sono morti a causa di attacchi aerei e e missilistici”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in collegamento con il presidente polacco Andzhei Duda aggiungendo “Ci sono aerei di produzione sovietica che ancora non ci sono stati forniti. Tuttavia sia la Polonia che gli Usa hanno dichiarato di essere pronti  per questa decisione”. Secondo quanto dichiarato da Duda al termine del colloquio il presidente polacco ha assicurato al presidente ucraino che un eventuale armistizio fra le forze militari ucraine e russe sarà per forza, secondo i paesi della Nato, legato all’obbligo del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina.

Toni sempre più accesi intercorrono nella diatriba tra Usa e Russia. Durante un incontro con alcuni profughi a Varsavia, il presidente Usa, Joe Biden, ha definito Vladimir Putin un  “macellaio” rispondendo alla domanda su cosa pensi del presidente russo alla luce di quello che sta infliggendo alla popolazione ucraina. Vladimir Putin ha “l’audacia” di dire che “ha ragione” ma “non ci sono giustificazioni per l’invasione dell’Ucraina”, ha sottolineato Joe Biden, aggiungendo che le azioni della Russia minacciano di portare “decenni di guerra”. La Russia sta “strangolando la democrazia” e vuole farlo “non solo in casa sua”. “Questa non è una battaglia che si vincerà nel giro di pochi giorni o mesi, dobbiamo preparaci a una  battaglia che durerà a lungo”. Ha detto ancora il presidente Usa che ha concluso affermando “Il mio messaggio per i cittadini  ucraini” è “noi siamo con voi, punto”. Immediata la risposta di Mosca. “I nuovi insulti di Biden a Putin restringono ulteriormente la finestra di opportunità per ricucire i rapporti tra Russia e Stati Uniti”, ha commentato il  portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Peskov ha, inoltre, rinfacciato agli Stati Uniti il bombardamento della Jugoslavia, affermando che, con un simile precedente, le accuse di Biden appaiono “strane”.

Dal Giappone giunge, invece, una drammatica previsione. Secondo il premier giapponese Fumio Kishida , infatti, la probabilità che la Russia utilizzi armi nucleari “sta diventando più reale”.  “Gli orrori delle armi nucleari non devono mai ripetersi. Viviamo in tempi senza precedenti in cui la Russia minaccia l’uso di armi nucleari, qualcosa che una volta era impensabile, persino indicibile”, ha affermato  l’ambasciatore Usa in Giappone Rahm Emanuel, che ha continuato: “La storia di Hiroshima ci insegna che è irragionevole per qualsiasi nazione fare una simile minaccia”.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati