Ucraina: presunti attacchi con armi chimiche, Putin: “I negoziati sono ad un vicolo cieco”

di Mario Tosetti

Un nuovo allarme: quello delle armi chimiche, che si inserisce nella lunga scia di orrori a cui abbiamo assistito dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina quali bombe sugli ospedali, torture, stupri, cadaveri senza nome gettati nelle fosse comuni. La parlamentare ucraina e capo del comitato parlamentare sull’integrazione dell’Ucraina Ivanna Klympus ha denunciato l’utilizzo di un drone russo sulla città di Mariupol che “molto probabilmente” ha sganciato sostanze tossiche sulla città. Tali sostanze sconosciute secondo la parlamentare erano “armi chimiche”. Se confermata, la notizia si inserirebbe tra gli atti sanzionabili dai tribunali internazionali dei diritti umani e contro i crimini di guerra e porterebbe a reazioni da parte delle democrazie occidentali. Il vicesindaco di Mariupol, Serghei Orlov, ha confermato la denuncia di un presunto attacco chimico russo sulla città, che sarebbe stato compiuto con bombe al fosforo. “Non possiamo fornire informazioni più dettagliate” sulla natura degli ordigni. “Ma abbiamo la conferma dai militari che è avvenuto”, ha detto Orlov.  Dagli Usa arriva una prima conferma di veridicità dell’accaduto. “Abbiamo informazioni credibili che i russi possano usare gas lacrimogeni, o altri strumenti anti-sommossa, mescolati ad agenti chimici nell’ambito della loro offensiva contro Mariupol”, ha fatto in proposito sapere il segretario di Stato americano, Antony Blinken.

Inoltre, sembrerebbe che l’uso di armi chimiche  non sia limitato ad un unico attacco. “Gli occupanti russi continuano a commettere crimini di guerra bombardando edifici residenziali in insediamenti pacifici, anche con munizioni proibite. La notte del 12 aprile, il villaggio di Novoyakovlivka”, nella regione di Zaporizhzhia, “è stato bombardato con bombe al fosforo. A causa del tempo piovoso non ci sono stati incendi, nessuno è rimasto ferito o ucciso. Ci sono case danneggiate”, hanno reso noto le autorità locali. “Abbiamo visto le notizie sul presunto uso di armi chimiche da parte delle forze armate russe” e “su segni di avvelenamento chimico sui soldati ucraini”, ha affermato una portavoce della Commissione europea aggiungendo, “Seguiamo questa situazione da vicino. Come sapete l’uso di armi chimiche, tra cui l’uso di sostanze chimiche tossiche, in qualsiasi circostanza è una violazione delle convenzioni sulle armi chimiche” a cui aderisce anche la Russia e “un crimine di guerra”.

Intanto il presidente russo Vladimir Putin in conferenza stampa dopo l’incontro con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha dichiarato: “L’operazione militare speciale della Russia in Ucraina procede secondo i piani. La data entro la quale l’operazione speciale in Ucraina potrebbe concludersi dipende dall’intensità dei combattimenti” e ha sottolineato Putin “che l’intensità dei combattimenti è purtroppo correlata alle perdite in un modo o nell’altro” e che agirà “in linea con il piano”. Putin ha inoltre ribadito la tesi ufficiale definendo “un fake” le notizie sui massacri di Bucha. E dichiarato che “gli ucraini hanno spinto i negoziati in un vicolo cieco. Sono loro che hanno creato difficoltà a portarli a un livello accettabile e l’operazione andrà avanti finché non ci saranno negoziati accettabili”.

Il presidente russo non ha risparmiato aspre critiche alle posizioni occidentali. “Il consolidamento dell’Occidente è legato a una posizione umiliante e umiliata dell’Europa rispetto al Paese che la domina, si vergognano a dire che sono sotto lo schiaffo degli Usa”, è “comodo unirsi attorno al concetto di aggressione russa e servire così gli Usa” ha detto Putin che ha continuato, “L’Occidente non capisce che le difficoltà aumentano solo l’unità del popolo russo. Quando le persone si scontreranno sui prezzi della benzina e su un’inflazione senza precedenti, questo si tradurrà per loro”, per gli occidentali, “in problemi di politica interna, mentre volevano che si traducesse in problemi di politica interna per la Russia. Nelle condizioni difficili la Russia se la cava sempre, mentre da loro i problemi sono inevitabili. Non sarà facile, ma ce la caveremo”, ha aggiunto Putin.

Nella visione descritta dal presidente russo la Russia “non aveva scelta se non intervenire” in Ucraina dal momento che uno scontro militare con Kiev “era solo questione di tempo”, in quanto non era più possibile “tollerare il genocidio ai danni della popolazione russa nel Donbass”. Putin ha poi sottolineato di “non avere nessun dubbio sul raggiungimento dei nobili obiettivi” della campagna militare in Ucraina. “La Russia non si chiuderà, è impossibile isolarla” ha detto inoltre durante l’incontro precisando che “è pronta a cooperare con tutti i partner che lo desiderano” e “non ha intenzione di chiudersi”. “Non abbiamo intenzione di chiuderci  nel mondo moderno, è totalmente impossibile isolare rigorosamente qualcuno e completamente impossibile isolare un Paese così grande come la Russia. Quindi lavoreremo con i partner che vogliono interagire”.

Il leader bielorusso ha, poi, confermato, che “la Bielorussia sarà sempre a fianco della Russia, qualunque cosa accada”. Alexander Lukashenko ha poi aggiunto: “Potrete sempre contare sui bielorussi, dovreste sapere che, in qualsiasi circostanza, i russi possono essere sicuri che ci saremo sempre per loro, non importa cosa accada. Condividiamo una patria, sebbene viviamo in Stati differenti”, ha proseguito Lukashenko, “a differenza di certe repubbliche, siamo rimasti insieme. Siamo determinati a consolidare la nostra unità”. Il presidente bielorusso ha poi salutato come “una massima manifestazione di fiducia” l’invito di Mosca a Minsk perché partecipi al programma spaziale russo.

Sul fronte negoziale , dopo le parole di Putin che ha descritto i colloqui di pace con l’Ucraina “ad un vicolo cieco”. Il consigliere presidenziale ucraino e membro della delegazione di Kiev ai negoziati con i russi, Mykhailo Podolyak, ha affermato che i colloqui con Mosca sono “molto duri” ma vanno avanti. Podolyak ha denunciato che la Russia sta cercando di fare pressione sui colloqui con le sue dichiarazioni pubbliche e che i negoziati stanno proseguendo a livello di sottogruppi di lavoro.