Ucraina: Primo stop del gas russo verso l’Europa, Draghi: “Tutti contribuiscano a cercare la pace, Usa compresi”

di Mario Tosetti

Per la prima volta, dal 24 febbraio giorno in cui è iniziata l’invasione russa, diminuiranno le forniture di gas in Europa. L’Ucraina ha, infatti, sospeso il transito del prezioso combustibile attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka “a causa delle azioni delle forze di occupazione russe”.  Secondo il Gestore della rete ucraina (Gtsou) la decisione di chiudere il punto di transito è stata dovuta alla circostanza per cui le truppe russe avevano iniziato a prelevare gas e a inviarlo nelle regioni separatiste sostenute dalla Russia nell’Ucraina orientale, anche se tale affermazione non è stata supportata da alcuna prova. Il punto di transito che è stato chiuso gestisce circa l’8 % dei flussi di gas russo verso l’Europa e i Paesi cui è principalmente diretto sono Italia, Austria, Slovacchia e altri Stati dell’Europa Orientale.

Gazprom intanto ha affermato di fornire ancora  l’Europa attraverso l’Ucraina, ma i volumi riscontrati sono stati 72 milioni di metri cubi (mcm) in calo rispetto ai  95,8 mcm di ieri. Il gestore ucraino aveva, invece, proposto di far transitare il gas per l’Europa attraverso  una località diversa, Sudxha, non controllata dai separatisti filorussi. Gazprom ha detto espressamente che la proposta ucraina non è perseguibile e addebitato la mancanza di sicurezza delle forniture a Kiev che ha arbitrariamente chiuso il punto di ingresso. Il  portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha aggiunto che  “Gazprom non ha ricevuto un preavviso della mossa dell’Ucraina”. La vicenda è, peraltro, indipendente da quella che vede coinvolto lo stop delle forniture dirette a Bulgaria e Polonia, disposto da Gazprom, in quanto i due Paesi si sono rifiutati di pagare il gas in rubli.

Intanto la guerra sul campo di battaglia prosegue, continuano i bombardamenti sull’acciaieria Azovstal. E’ ormai certo che i militari che stanno ancora difendendo strenuamente quella che è divenuta la roccaforte della resistenza ucraina a Mariupol non potranno essere liberati. Si tratta, secondo i numeri divulgati dalla vice premier ucraina, Iryna Vereshchuk,  di un migliaio di soldati la maggior parte dei quali è ferita. “Ad oggi, una simile operazione richiederebbe un considerevole numero di truppe perché i soldati ucraini si trovano ad una distanza di 150-200 km”, ha spiegato il numero due dello stato maggiore, generale Oleksiy Hromov, sottolineando che si tratterebbe di un’operazione molto costosa in termini di vite umane perché i russi hanno eretto potenti difese. Sembra, inoltre, che le autorità di Kherson -una delle prime città cadute sotto il dominio russo- faranno appello al presidente russo, Vladimir Putin- per annettere la regione alla Federazione russa sulla base di un decreto disposto da Mosca e senza neppure un referendum. Ad allineare le auto-proclamate repubbliche filo-russe di Luhansk e Donetsk alla politica russa vi è la censura. Nelle due repubbliche separatiste sino stati bloccato i social network Facebook e Instagram.

“Speriamo e ci aspettiamo che la finalizzazione della nostra operazione militare e il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi contribuiscano a fermare i tentativi dell’Occidente di minare il diritto internazionale e di ignorare e violare i principi della Carta delle Nazioni Unite, compreso il principio dell’uguaglianza sovrana degli Stati. Inoltre, costringerà l’Occidente a smettere di spingere per un cosiddetto ordine mondiale unipolare dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati”, ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov commentando i recenti esiti del conflitto.

Sul fronte internazionale il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, in conferenza stampa all’Ambasciata d’Italia a Washington ha commentato l’incontro con il presidente Usa, Joe Biden. “L’incontro è andato molto bene, Biden ha ringraziato l’Italia come partner forte, alleato affidabile, interlocutore, credibile e io l’ho ringraziato per il ruolo di leadership in questa crisi e la grande collaborazione che c’è stata con tutti gli alleati”, ha esordito Draghi. Il presidente del Consiglio ha spiegato che punto focale dell’incontro con Biden è stata la questione in Ucraina.  “Bisogna iniziare a chiedersi come costruire la pace, come costruire il percorso negoziale. Il punto fondamentale è che deve essere la pace voluta dall’Ucraina, non imposta da qualcun altro”, ha sottolineato il premier aggiungendo, “La guerra ha cambiato fisionomia, inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fosse un Golia e un Davide, essenzialmente di difesa disperata che sembrava anche non riuscire, oggi il panorama si è completamente capovolto, certamente non c’è più un Golia, certamente quella che sembrava una potenza invincibile sul campo e con armi convenzionale si è dimostrata non invincibile”.

Draghi ha, poi, ribadito la necessità di perseguire la pace. “Tutte le parti devono fare uno sforzo per arrivare a sedersi intorno ad un tavolo, anche gli Usa. All’inizio della guerra in parlamento si diceva in Italia che dovevamo avere un ruolo, io risposi che non bisogna cercare un ruolo, bisogna cercare la pace, chiunque siano le persone coinvolte l’importante è che cerchino la pace, non di affermazioni di parte. Non bisogna cercare di vincere, la vittoria poi non è definita: per l’Ucraina significa respingere l’invasione, ma per gli altri?, ha affermato Mario Draghi.

Ovviamente nel corso dell’incontro con il presidente degli Stati Uniti si è discusso anche del problema legato all’approvvigionamento energetico. “Biden ha espresso l’esigenza di prendere provvedimento per affrontare i prezzi e la disponibilità dell’energia, un problema iniziato prima della guerra”, ha sottolineato il premier aggiungendo, “Ho anche ricordato a Biden il tema della possibilità di mettere un tetto al prezzo del gas, ipotesi accolta con favore, anche se l’amministrazione Usa sta riflettendo più su un tetto al prezzo del petrolio che sul gas, si è deciso che ne riparleremo presto insieme”.

Intanto, mentre il presidente del Consiglio è negli Stati Uniti i  siti internet del Senato della Repubblica e del ministero della Difesa sono offline. Risulta, poi, irraggiungibile anche il sito dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Automobil Club d’Italia. Si tratta di un attacco hacker rivendicato da parte del collettivo hacker filorusso Killnet. Su Telegram il gruppo ha pubblicato una serie di indirizzi che sarebbero stati violati, con l’indicazione “attacco all’Italia”. Nell’elenco compaiono, oltre a Senato e Difesa, Scuola alti studi di Lucca, Istituto superiore di Sanità, Banca Compass, l’azienda Infomedix e l’Aciù.  Il ministero della Difesa ha però quasi subito precisato in una nota che l’impossibilità di raggiungere il sito “è dovuta ad attività di manutenzione da tempo pianificata”.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati