Ucraina: Putin: “Sei condizioni per la pace”, Mosca attacca il ministro della Difesa Lorenzo Guerini

di Corinna Pindaro

“Durante la giornata non ci sono stati cambiamenti significativi nella situazione operativa, il nemico è stato fermato in quasi tutte le direzioni in cui stava avanzando”, fa sapere il ministro della Difesa ucraino Oleksandr Motuzyanyk. Tuttavia, i bombardamenti proseguono con morti e feriti. A Kharkiv l’attacco ha colpito alcuni edifici residenziali causando anche degli incendi e secondo le informazioni del Centro medico di emergenza ci sarebbe anche un bambino tra le vittime. A Mariupol, invece, il consiglio comunale denuncia che le forze russe hanno costretto i civili ad essere trasferiti forzatamente, dopo essere stati sottoposti a controlli, in città lontane della Russia. Nella città portuale assediata di Mariupol, le forze ucraine e russe stanno combattendo da giorni. Il capo del ministero degli Affari Interni Denysenko, ha dichiarato: “Ora c’è una lotta per l’acciaieria Azovstal. Posso dire che abbiamo perso questo gigante economico. In effetti, uno dei più grandi impianti metallurgici in Europa viene effettivamente distrutto”. Inoltre, tanto a Mariupol quanto a Kharkiv e Sumy gli aiuti sono impossibilitati a raggiungere le persone intrappolate nelle città assediate. Lo fa sapere il coordinatore delle emergenze del programma alimentare mondiale(Pam), Jakob Kern.  Il Pam mira a raggiungere 3,1 milioni di persone in Ucraina, ma gli sforzi sono stati ostacolati dalla difficoltà di trovare camionisti disponibili. Centinaia di migliaia di donne e bambini sono tra quelli intrappolati. Versa, poi, in condizioni devastanti l’Ucraina orientale:  più di 200mila persone sono senza accesso all’acqua in diverse località dell’oblast di Donetsk, mentre i continui bombardamenti nella regione di Luhansk hanno distrutto l’80% di alcune località, lasciando quasi 100mila famiglie senza elettricità.

Secondo l’intelligence britannica la Russia è stata costretta a cambiare i piani in Ucraina passando a una “strategia di logoramento”, che produrrà probabilmente un “aumento delle vittime civili” e delle “distruzioni di infrastrutture” e “l’intensificarsi della crisi umanitaria”, tre settimane dopo l’avvio dell’operazione militare.  Questa modifica, sottolinea l’intelligence “implica l’uso indiscriminato della potenza di fuoco.  E “Finora il Cremlino non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi originali, è rimasto sorpreso dalla portata e dalla ferocia della resistenza ucraina”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato nuovamente a chiedere aiuto: “Se non si ferma la Russia ora, se non la si punisce ora, gli altri aggressori nel mondo inizieranno altre guerre. In diverse parti del mondo. In diversi continenti. In qualsiasi luogo uno Stato sogni di conquistare i propri vicini”. Inoltre, ha chiesto al governo svizzero di congelare i conti bancari di tutti gli oligarchi russi. L’emittente pubblica svizzera SRF ha riferito che Zelensky, che ha parlato in live streaming a migliaia di manifestanti riuniti a Berna, ha detto: “Nelle vostre banche ci sono i fondi delle persone che hanno scatenato questa guerra. Aiutaci a combattere questa situazione. In modo che i loro fondi siano congelati. Sarebbe bene togliere loro quei privilegi”.

Il presidente russo Vladimir Putin ha elencato alcune delle condizioni necessarie per un cessate il fuoco in Ucraina e per un incontro al vertice con Volodymyr Zelensky, nel corso di un colloquio telefonico con l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan. “La prima condizione è la neutralità dell’Ucraina, ovvero la rinuncia all’ingresso nella Nato; la seconda, il disarmo e delle reciproche garanzie di sicurezza seguendo il modello austriaco; terzo, proseguire il processo che la parte russa definisce di ‘denazificazione’; quarto, la rimozione degli ostacoli all’uso della lingua russa in Ucraina” ha spiegato il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kailin, intervistato dal quotidiano turco Hurriyet. “A quanto sembra sono stati fatti progressi su tutte le questioni, ma è troppo presto per dire che esiste un pieno accordo o che un’intesa possa essere firmata a breve”, ha spiegato Kalin. Tuttavia, il Cremlino ha anche aggiunto due ulteriori questioni “che non sono accettabili per l’Ucraina e la comunità internazionale”, una delle quali è il riconoscimento dell’annessione della Crimea e il riconoscimento delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk; solo dopo un accordo sulle prime quattro clausole Putin accetterebbe di incontrare Zelensky per discutere le ultime due”, ha concluso Kalin.

Sul fronte internazionale Lorenzo Guerini, il ministro della Difesa italiano, è stato oggetto di un attacco da parte di Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri di Mosca. Paramonov nel suo intervento contro Guerini ha ricordato, inoltre, l’aiuto offerto dal suo Paese all’Italia nei primi giorni della pandemia: “All’Italia è stata fornita un’assistenza significativa. E una richiesta di assistenza alla parte russa fu inviata anche dal ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, che oggi è uno dei principali ‘falchi’ e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano”. Decisa la risposta del Ministro della Difesa italiano “Non diamo peso alla propaganda. Incoraggiamo invece ogni passo politico e diplomatico che metta fine alle sofferenze del popolo ucraino. L’Italia è a fianco dell’Ucraina e continuerà ad esserlo” afferma Lorenzo Guerini. Netta la replica del presidente del Consiglio Mario Draghi: “Esprimo piena solidarietà al ministro  della Difesa, Lorenzo Guerini, vittima di attacchi da parte del  Governo russo. Il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi  pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile. Il ministro Guerini e le Forze Armate sono in  prima linea per difendere la sicurezza e la libertà degli italiani. A  loro va il più sentito ringraziamento del Governo e mio personale” ha aggiunto il premier.

Intanto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è intervenuta per ribadire che dopo tre settimane di guerra “la situazione è drammatica” ma “il costo è molto alto anche per Putin”. “Il nostro pacchetto di sanzioni ha devastato l’economia russa. L’inflazione sale vertiginosamente, il rublo è in caduta libera, le banche russe sono escluse dai mercati finanziari internazionali. Certo  queste sanzioni hanno un costo anche per la nostra economia ma sono certa che i cittadini europei capiscono perfettamente che dobbiamo opporci in ogni modo a questa guerra che mette in pericolo i nostri valori e le nostre stesse libertà”, ha affermato Ursula von del Leyen.

In tema di nuove sanzioni la Bulgaria  fa sapere che intende rescindere il contratto con Gazprom entro la fine del 2022 a causa della guerra in Ucraina. Lo riporta l’agenzia di notizie Unian. Secondo il vice primo ministro bulgaro Asen Vassilev, il Paese è già alla ricerca di altri fornitori di gas e ha intrattenuto colloqui con Grecia e Turchia, oltre a voler aumentare gli acquisti in Azerbaijan. La Svizzera, inoltre, ha deciso di imporre alla Russia le stesse sanzioni dell’Unione Europea, ma il presidente della Confederazione Svizzera Ignazio Cassis ha precisato che la neutralità del suo Paese non  è in discussione. Ma – ha detto, secondo quanto riportano i media internazionali – il Paese non poteva semplicemente restare a guardare un “confronto tra democrazia e barbarie” ed era pronta a subire un duro colpo economico.   “Il 24 febbraio il volto del mondo è cambiato, e non in senso positivo. Dobbiamo difendere valorosamente e instancabilmente la libertà e la democrazia. Questo ha un prezzo. Un prezzo che la Svizzera è pronta ad assumersi. Questa guerra è guidata da una follia devastante che frantuma tutti i principi e i valori della nostra civiltà”, ha affermato Cassis.

Al contempo altri funzionari  Usa e della Nato avvertono che la Russia possiede da anni un arsenale di armi chimiche che continua a produrre e conservare a dispetto dei trattati internazionali e nonostante anni di promesse e dichiarazioni che lo avrebbe smantellato. In particolare le fonti parlano di laboratori militari che hanno continuato a funzionare e a produrre agenti nervini come il Novichok o il Sarin, nonostante l’adesione della Russia alla Convenzione sulle armi chimiche del 1993.

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