Ucraina, raffica di sanzioni per la Russia ma continuano gli scontri: nelle ultime 24ore 96 bombardamenti

di Emilia Morelli

“Non esiste un’invasione minore, media o maggiore. Un’invasione è un’invasione”, con queste parole  il Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, descrive la situazione che si vive al confine tra Russia e Ucraina: truppe e armamenti militari ammassati al fronte, i  carri armati russi che sconfinano a Donetsk, civili che fuggono dalle regioni separatiste, gli accordi di Minsk palesemente violati. Da una parte c’è la Russia e il riconoscimento dei separatisti del Donbass e dall’altra  gli Usa, l’Europa, la Nato, e gli altri Stati che hanno aderito alle sanzioni economiche contro oligarchi russi e banche riconducibili all’élite del cerchio di Putin.

Una raffica di sanzioni ha, infatti, colpito la Russia provenienti da da Usa, Gran Bretagna e Ue,Canada, Australia e Giappone. Ed è solo l’inizio:  Joe Biden  ha chiaramente affermato che le sanzioni saranno inasprite se Mosca continuerà con le sue azioni, viene evocato tra i prossimi passi il blocco dell’export di materiale tecnologico. L’incontro tra Blinken e Lavrov è stato annullato e non è previsto nessun summit tra Biden e Putin.

Le sanzioni, nelle intenzioni dei Paesi che le hanno irrogate, hanno l’obiettivo di colpire l’economia russa per evitare un conflitto su larga scala. Gli Usa hanno fatto sapere che intendono colpire tutti coloro che sostengono Vladimir Putin, in particolare le sanzioni sono dirette alle due maggiori istituzioni finanziarie: la Veb che p la più grande corporation di Stato, con un patrimonio di 50 miliardi di dollari, e la banca militare Promsvyazbank. Sono stati, inoltre,  congelati i movimenti ed i beni di cinque banche russe direttamente coinvolte nel finanziamento dell’occupazione dell’Ucraina: Bank Rossiya, Black Sea Bank for Development and Reconstruction, IS Bank, Genbank e appunto Promsvyazbank, la banca sulla quale fa affidamento il settore della difesa russo. Tra gli oligarchi sanzionati ci sono Gennady Nikolayevich Timchenko, Boris e Igor Rotenberg, finanziatori della politica aggressiva di Mosca nei confronti dell’Ucraina e collaboratori di Putin.

La Russia sarà, poi, tagliata dai finanziamenti dell’Occidente e non potrà chiedere il rifinanziamento del debito sovrano al mercato europeo.  Il pacchetto di sanzioni messe a punto dall’Unione europea vuole, infatti,  colpire le banche che stanno finanziando le operazioni militari nel Donbass e i canali di finanziamento con cui la Russia accede ai capitali e ai mercati finanziari europei. Saranno incluse anche misure individuali contro personalità ritenute responsabili della destabilizzazione dell’area e per non riconoscere i passaporti russi emessi dalle autorità separatiste.  La Germania, individualmente,  ha deciso di sospendere l’iter di approvazione del Nord Stream 2. Concorde alla decisione dell’Ue di mettere in atto severe sanzioni il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha commentato: “gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati”. Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ha, inoltre, sottolineato: “In questa situazione, che potrebbe degenerare con gravissime conseguenze per la sicurezza del nostro continente, ritengo necessario continuare a compiere ogni sforzo possibile per preservare gli spiragli esistenti per una composizione pacifica della crisi. Dobbiamo evitare una guerra nel cuore dell’Europa. Tuttavia, l’Italia respinge il tentativo russo di ristabilire nel continente europeo sfere di influenza”.

Così il Regno Unito ha annunciato sanzioni per i membri della Duma e del Consiglio della Federazione che hanno dato voto favorevole all’indipendenza delle regioni separatiste. Il Giappone ha disposto il divieto di visto per le persone russofone, il congelamento dei loro beni e il divieto di scambi commerciali. Il Canada ha annunciato il divieto ai cittadini di effettuare qualsiasi transazione con i territori separatisti ed è pronta a sanzionare coloro che in Parlamento hanno approvato il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk. La Cina, alleata della Russia, si oppone alle sanzioni ed invita alla cautela mentre Taiwan ha espressamente  condannato l’operato russo.

Nel frattempo, però,  continuano gli scontri. Nelle ultime 24 ore, secondo il rapporto giornaliero della Joint Forces Operation ucraina, un soldato ucraino stato ucciso e 6 erano rimasti feriti nei bombardamenti da parte dei separatisti filorussi nell’Ucraina orientale. Si contano ben 96 bombardamenti, 81 dei quali sono avvenuti con armi pesanti, rispetto agli 84 del giorno precedente. Le forze separatiste, sottolinea il documento, hanno usato artiglieria pesante, mortai e lanciarazzi Grad. E non solo, la guerra prosegue anche su canali diversi dal fronte militare tradizionalmente inteso. Gli hacker russi hanno colpito i siti del governo ucraino, del ministero degli Esteri, del Parlamento di Kiev e delle agenzie di sicurezza rendendoli irraggiungibili.

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, fa comunque sapere che “L’Ucraina non sta pianificando un’offensiva militare nel Donbass”. Anche se “siamo attualmente nel mezzo della più grande crisi di sicurezza in Europa dalla Seconda guerra mondiale- ha evidenziato Kuleba- Questa crisi è stata creata e si sta intensificando unilateralmente da una parte, dalla Federazione Russa. Le accuse della Russia contro l’Ucraina sono assurde. L’Ucraina non ha mai minacciato o attaccato nessuno. L’Ucraina non ha mai pianificato e non pianifica alcuna azione del genere”. In Ucraina, però, il clima è comprensibilmente molto teso. Il Consiglio di sicurezza ucraino arriva la richiesta di uno stato di emergenza nel Paese che il Parlamento dovrà ratificare entro 48 ore. Sono stati, inoltre, richiamati i soldati riservisti dell’esercito tra i 18 e i 60 anni.

Dal pentagono arriva la conferma dell’ invio un battaglione di fanteria composto da 800 uomini  dall’Italia per rafforzare il confine orientale, la Germania invierà otto  aerei militari F-35 e venti elicotteri di attacco AH-64. Nel frattempo, però, il numero di truppe e carrarmati  russi continuano ad aumentare nei territori del Donbass.

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