Ucraina: Rilevati velivoli russi vicini allo spazio aereo dell’Alleanza, Banca Centrale Russa: “Notevoli difficoltà, prospettive incerte”

di Corinna Pindaro

La città di Mariupol è ormai accerchiata, un’altra area è stata chiusa dalle forze russe in vista di un possibile nuovo attacco all’ acciaieria Azovstal. “Per ora, gli occupanti hanno chiuso nuovamente la piazza del  distretto della Rive Gauche dal Parco Veselka, a nord dell’acciaieria. Ciò potrebbe essere dovuto a un nuovo tentativo di assalto ad Azovstal oppure a scontri di strada”, ha detto Petro Andrushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol. Peraltro, l’ufficio del presidente ucraino, aveva annunciato un’operazione di evacuazione dei civili dall’acciaieria mentre nell’ospedale da campo dello stabilimento Azovstal si contano oltre 600 feriti.

Nel frattempo dal Donbass giunge l’ennesima denuncia di violazione dei diritti umani. Secondo quanto dichiarato dalla commissaria ai Diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmyla Denisova, circa 700 studenti universitari nei territori occupati del Donbass sarebbero stati costretti dalle forze occupanti a donare il loro sangue per permettere le cure dei soldati russi feriti. “Questo tipo di azioni viola il Protocollo di Ginevra”, ha accusato Denisova lanciando un appello alle Nazioni Unite perchè indaghino sull’ennesimo caso di violazione dei diritti umani.

La tensione è sempre più alta per una possibile escalation anche oltre i confini ucraini. I radar della Nato hanno fatto sapere di aver rilevato un certo numero di aerei non identificati sul Mar Baltico e sul Mar Nero a partire dallo scorso 26 aprile. L’Alleanza ha osservato che gli aerei russi spesso “non trasmettono un codice transponder che indichi la loro posizione e altitudine, non presentano un piano di volo o non comunicano”. Nella dichiarazione dell’alleanza si legge che per lo studio e l’identificazione di aerei sconosciuti in avvicinamento allo spazio aereo della Nato nella regione baltica sono stati utilizzati  aerei da combattimento provenienti da Polonia, Danimarca, Francia e Spagna mentre nella regione del Mar Nero aerei provenienti dalla Romania e dal Regno Unito. Non vi è alcuna indicazione che aerei statunitensi abbiano partecipato alle intercettazioni. La Nato ha affermato che i velivoli russi, comunque, non sono mai entrati nello spazio aereo dell’Alleanza e che “le intercettazioni sono state condotte in modo sicuro e di routine”.

Intanto nonostante le dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin volte a sminuire l’efficacia delle sanzioni occidentali sono evidenti i primi effetti sul settore bancario russo. Le banche russe si sono rivolte alla Banca Centrale con una proposta di rinvio dell’emissione di nuove banconote a causa di problemi con la fornitura e la manutenzione delle apparecchiature come contatori di banconote e bancomat. Le banche, tra le difficoltà tecniche legate all’emissione delle banconote, hanno specificato che un certo numero di fornitori di bancomat stranieri, come Diebold Nixdorf e NCR, ha smesso di fornire i loro servizi in Russia. Infatti, oltre il 50% delle macchine selezionatrici e contatrici delle banconote utilizzate in Russia sono prodotte in Germania e Giappone, i cui fornitori hanno anche lasciato il paese, e tutte le apparecchiature per contanti utilizzate per identificazione e conteggio delle banconote sono d’importazione.

Dal canto suo il capo della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha dichiarato apertamente che le prospettive sono “estremamente incerte”, e ha previsto una possibile contrazione dell’economia fino al 10% dovuta all’impatto delle sanzioni e il calo della domanda dei consumatori mentre si assiste ad un’impennata dell’inflazione. La Banca Centrale ha tagliato il suo tasso di interesse chiave dal 17% al 14% venerdì e ha previsto che l’economia si ridurrà tra l’8% e il 10% quest’anno. “La situazione attuale è estremamente incerta. Contemporaneamente, le tendenze dell’offerta e i fattori che guidano la domanda aggregata stanno cambiando drammaticamente”, ha dichiarato Nabiullina. La Banca Centrale ha detto che l’inflazione annuale era del 17,6% al 22 aprile e ha previsto che salirà tra il 18% e il 23% entro la fine dell’anno. “Dopo un’impennata temporanea, la domanda dei consumatori sta diminuendo in termini reali, accompagnata da un aumento della propensione al risparmio delle famiglie. Il calo delle importazioni dovuto all’introduzione di restrizioni finanziarie e commerciali esterne sta superando il calo delle esportazioni. Nonostante il graduale cambiamento nella struttura delle esportazioni e delle importazioni per paese e per materia prima, con l’emergere di nuovi fornitori e mercati di vendita, le imprese stanno incontrando notevoli difficoltà nella produzione e nella logistica”, si legge in un comunicato divulgato dalla Banca Centrale russa.

Sul fronte internazionale se da un lato  il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko ha affermato che l’Occidente “non riuscirà a mettere in ginocchio Minsk e Mosca con le sanzioni” perché i due paesi “hanno risorse, tecnologie e intelligence sufficienti”,  la Germania sta discutendo sulla possibilità  di inviare una nuova fornitura di armi a Kiev. Dagli Usa il presidente Joe Biden ha scritto su Twitter che “E’ cruciale che la mia richiesta di fondi – 33 miliardi chiesti al Congresso- sia approvata il più velocemente possibile. Se non aiutiamo gli ucraini a difendere il loro Paese restiamo a guardare mentre i russi continuano a compiere atrocità ed aggressioni”.  La Norvegia ha, invece, seguito le orme dell’Unione Europea, di cui non è membro, decidendo di chiudere i porti alle navi russe.

Tema centrale è, poi, quello del gas. La richiesta di pagare il gas in rubli, la sospensione delle forniture di Polonia e Bulgaria che si sono rifiutate di ottemperare alla richiesta del Cremlino, sono state definite  un vero e proprio ricatto dall’Ue per bocca della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Tuttavia,  diverse indiscrezioni provenienti dai mercati hanno fatto trapelare la notizia che alcuni paesi europei hanno effettuato pagamenti in rubli a costo di ottenere il gas dalla Russia. E’ stata l’Austria invece a chiarire per prima la sua fedeltà all’euro. Per l’Italia Francesco Gattei, Chief financial officer di Eni ha affermato: “Non abbiamo aperto un conto in rubli”.  Rispetto alle forniture di gas dalla Russia “per quel che riguarda i meccanismi di pagamento noi stiamo chiaramente continuando a esaminare la situazione in stretto legame con le autorità europee e con il governo italiano”, spiega Gattei, “pagheremo rispettando i contratti e le sanzioni” e per quel che riguarda i contratti “la valuta è l’euro”.

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