Ucraina- Russia, Cosa è successo oggi: giorno 104

di Carlo Longo

“Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram siano così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”, queste le parole di su telegram del vicepresidente del consiglio di sicurezza russo ed ex presidente della Federazione russa, Dmitry Medvedev, riferendosi a chi è contro la Russia.

L’ex presidente russo non ha risparmiato dure considerazioni rivolte alla Commissione europea all’indomani del sesto pacchetto di sanzioni ed, in particolare, in relazione alla misura che prevede l’embargo del petrolio russo Medved ha detto “non c’è modo di abbandonare immediatamente il nostro petrolio. Ora gli europei dovranno setacciare il mondo alla ricerca di materie prime della stessa qualità. In tal modo, dovranno affrontare una carenza di alcuni tipi di carburante, come il diesel, necessario per i camion e le attrezzature agricole. E sanno che dovranno ancora trovare schemi grigi per ottenere le nostre materie prime, in qualche modo pagarle, aggirando le loro stesse idiote sanzioni. E questo nonostante i camionisti siano già in sciopero in Italia, Polonia e Ungheria e abbiano bloccato l’ingresso di auto straniere. Le autorità di Varsavia si sono rifiutate del tutto di fornire materie prime all’Ucraina”.

“Le sanzioni contro l’infrastruttura di regolamento russa” (il National Settlement Depository), ha proseguito Medvedev, sono state imposte “per il gusto di gridare a gran voce che  l’obiettivo è stato raggiunto, c’è un default in Russia. Questa è solo un’altra bugia. Non ci siamo mai rifiutati di pagare. E il settore degli investimenti subirà un duro colpo. Gli imbecilli europei nel loro zelo hanno dimostrato ancora una volta di considerare i propri cittadini, i propri affari, come nemici non meno dei russi”. “Gli europei di talento possono introdurre il nuovo, come amano dire ora, 100.500esimo pacchetto di sanzioni. A giudicare da come funzionano le restrizioni e dove si sta dirigendo la situazione economica nell’Ue sullo sfondo di ridicole storie dell’orrore anti-russe, qualcosa è andato storto” ha concluso Medvedev.

Le parole utilizzate da Medvedev sono diventate immediatamente virali, prive di un qualsiasi tono diplomatico e pronunciate al solo scopo di insultare i Paesi occidentali. “Gravissime e pericolose le affermazioni di Medvedev. Sono parole inaccettabili, che ci preoccupano fortemente anche perché arrivano dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo”, ha commentato il  ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, sottolineando che dai post dell’ex presidente russo  “non vi è un segnale di dialogo, non è un’apertura verso un cessate il fuoco, non è un tentativo di ritrovare la pace, ma sono parole inequivocabili di minaccia verso chi sta cercando con insistenza la pace”.

La Duma ha votato a favore dell’uscita della Russia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Non appare certamente un segnale di volontà di dialogo la decisione del parlamento russo a favore dell’uscita di Mosca dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dopo oltre 20 anni come membro del Consiglio d’Europa. Nel dettaglio, la Duma ha approvato due testi, uno in base al quale la Russia si sottrae alla giurisdizione della Corte dei Diritti Umani e nell’altro è fissato il limite temporale del 16 marzo come data oltre la quale nessuna decisione della Corte sarà applicata in Russia.

Mosca, inoltre, in risposta alle sanzioni occidentali, ha approvato una lista di 61 americani, una vera e propria “lista di arresto” che determina il divieto di viaggiare in Russia per un tempo indeterminato. La lista comprende tanto rappresentanti del governo quanto amministratori delegati di aziende. Nel mirino di Mosca sono finiti, ad esempio, tanto il presidente dell’Universal Pictures, Peter Cramer, quanto l’ad di Netflix, Reed Hastings.

A Mariupol è allarme Colera

A Mariupol, la città portuale sul Mar D’Azov, caduta in mano ai russi,  è sempre più preoccupante l’allarme derivato dalle epidemie che si diffondono a causa del dissesto del sistema fognario, dei cadaveri putrefatti per le strade, della mancanza di acqua corrente e sono in pericolo decine di migliaia di civili che non hanno abbandonato la città. “La città sta letteralmente affogando nella spazzatura e nei liquami”, hanno scritto sulcanale Telegram gli amministratori comunali in esilio.  Petro Andryushchenko, il consigliere del sindaco, ha parlato addirittura di una vera e propria quarantema imposta dai russi per evitare il diffondersi di un’epidemia di Colera. Mosca si affretta, invece, a smentire affermando che a Mariupol è tutto sotto controllo e che le notizie diffuse dagli amministratori ucraini sono soltanto propaganda.  Non ne sembra, però, convinto il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa, Hans Kluge, che ha affermato: “Siamo preoccupati dal rischio di diffusione di colera nelle aree dove le infrastrutture idriche e le fognature sono danneggiate o distrutte”. L’Oms ha, infatti, immediatamente inviato vaccini contro il colera a Dnipro, una delle città più vicina a Mariupol rimasta ancora sotto il controllo di Kiev.

Il colera è una malattia particolarmente aggressiva e si diffonde a causa della mancanza di acque pulite, comporta diarree gravi e se non curata può uccidere in poche ore. Il consiglio comunale di Mariupol denuncia la mancanza di farmaci efficaci e un sistema sanitario ormai distrutto.  Ihor Kuzin, direttore del centro di controllo e valutazione, una struttura del ministero della Salute del governo ucraino, ha fatto sapere che la situazione è sotto la lente d’ingrandimento in tutto il Paese dallo scorso 1 giugno: “Non possiamo essere certi che ci saranno epidemie, ma i prerequisiti ci sono tutti. Nelle zone del paese liberate dopo l’occupazione russa, riferisce sempre Kuzin, acque e terreni vengono analizzati per prevenire la diffusione di malattie. Le province di Kiev e Zhytomyr sono state interamente controllate, così come gran parte di quelle di Chernhiv e Sumy. Il sistema sanitario nazionale avrebbe farmaci e vaccini anti-colera sufficienti almeno fino ad agosto”, ha spiegato Kuzin.

Sul campo di battaglia

L’offensiva russa in Donbass è sempre più violenta. A Severodonetsk le truppe ucraine stanno ancora resistendo ma con grosse difficoltà. Pesanti bombardamenti stanno colpendo anche la vicina città di Lysychank, uno degli ultimi bastioni ucraini nel Lugansk. “I bombardamenti russi si sono intensificati in modo significativo nelle ultime 24 ore”, ha affermato il governatore ucraino del Lugansk, Sergiy Gaidai che ha aggiunto,  “i russi stanno utilizzando tattiche di terra bruciata. Continuano durissime battaglie strada per strada, con livelli diversi di successo. La situazione cambia costantemente ma gli ucraini stanno respingendo gli attacchi. Situazione non migliore nel Donetsk dove Natalia Nikonorova, ministro degli Esteri dell’autoproclamata repubblica popolare del Donetsk, ha affermato che i separatisti e i loro alleati russi controllano oltre il 70% del territorio della regione”.

A Kherson, città caduta in mani russe,  circa 600 persone sono trattenute in condizioni disumane e torturate. A denunciarlo è la rappresentante permanente della presidenza ucraina in Crimea, Tamila Tacheva, spiegando che per la maggior parte si tratta di “giornalisti e militanti” che hanno organizzato “manifestazioni pro-Ucraina”.

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