Ucraina- Russia: Cosa è successo oggi: giorno 111

di Mario Tosetti

La guerra prosegue incessante, da oltre cento giorni, innescando  a cascata conseguenze ormai ben note. Non solo la morte e la devastazione ma anche conseguenze sul piano economico che, sempre più, valicano il confine ucraino. In questo contesto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ribadito la sua disponibilità ad un incontro faccia a faccia con il presidente russo, Vladimir Putin, perchè si raggiunga un accordo di pace a condizione che le truppe russe si ritirino. “Se la Russia vuole porre fine alla guerra, deve sedersi al tavolo dei negoziati, ed è impossibile farlo senza l’Ucraina. Pertanto, questi colloqui devono essere diretti”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha sottolineato “Se la Federazione Russa è pronta a porre fine alla guerra, il che significa ritirarsi dai nostri territori, sono personalmente pronto in qualsiasi momento”.

Sul campo di battaglia

Nelle ultime 24 ore le truppe russe hanno bombardato “otto località del Donbass causando morti e feriti tra i civili”. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Interno di Kiev sottolineando l’efferatezza dell’attacco avvenuto “con missili, razzi, artiglieria e carri armati”.

A Severodonetsk, città considerata strategica e presa d’assalto da settimane,  la situazione appare particolarmente critica.  “I bombardamenti non si fermano neanche un momento, procedono 24 ore su 24. La situazione è molto difficile ma abbiamo ancora la forza per trattenere l’avanzata russa”, ha detto il sindaco di Severodonetsk, Oleksandr Stryuk. “Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze. Certamente aspettiamo le armi” ha aggiunto il sindaco, dicendosi ancora convinto di poter vincere la battaglia.  Nel frattempo l’impianto chimico Azot di Severodonetsk è divenuto la nuova Azovstal, secondo fonti ucraine è li che hanno trovato rifugio oltre 500 civili. Mosca ha, quindi, annunciato un corridoio per evacuare le persone dalla fabbrica. “Ancora una volta chiediamo alle autorità ufficiali di Kiev di mostrare prudenza, di dare adeguate istruzioni ai militanti per fermare l’insensata resistenza e lasciare il territorio dello stabilimento di Azot”, ha detto il generale russo Mikhail Mizintsev, che ha specificato: “L’effettiva disponibilità della parte ucraina ad avviare un’operazione umanitaria dovrebbe essere indicata alzando bandiere bianche”. Proseguono, inoltre, numerosi attacchi anche nella regione di Leopoli, Ternopil e Khmelnytskyi.

Intanto, mentre 64 corpi di militari caduti nell’Azovstal sono stati restituiti all’Ucraina per consentire ai familiari di offrirgli una degna sepoltura gli 88 militari superstiti, che si sono arresi alle forze russe lo scorso 20 maggio,  sono stati trasferiti dal centro di detenzione della Repubblica popolare di Luhansk alla  colonia penale di Sukhodolsk. Il trasferimento è  avvenuto allo scopo di consentire il lavoro degli inquirenti, precisa una fonte russa aggiungendo che nel corso della bonifica dell’impianto, le truppe di Mosca hanno continuato a scoprire elementi nazionalisti che non si erano arresi,  uno o due alla volta.

La crisi del grano

Sul fronte internazionale si tenta di trovare una soluzione che possa arginare il problema della mancanza di esportazione del grano ucraino. Così, Usa e Europa stanno elaborando una piano per la costruzione di silos temporanei ai confini ucraini, anche in Polonia, affinchè il grano possa essere stoccato e trasportarlo via terra, presumibilmente in treno, per poi essere immesso sul mercato globale. Lo ha fatto sapere il presidente Usa Joe Biden spiegando che ci vorrà tempo.

L’argomento è di primo piano anche per il Presidente del Consiglio italiano che, dopo aver incontrato il premier israeliano Naftali Bennett, ha fatto sapere:  “Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo”.

Nel frattempo se da un lato si parla di un possibile incontro tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il presidente americano, Joe Biden, il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha fatto sapere: “Il parere della Commissione europea sulla candidatura dell’Ucraina all’Ue non è stato ancora definito. Ieri c’è stata solo una riunione di confronto tra i commissari e il parere sarà espresso nella riunione del Collegio che si terrà venerdì”.

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