Ucraina- Russia, Cosa è successo oggi: giorno 116

di Carlo Longo

Fornendo armi all’Ucraina, gli Usa “stanno cercando di realizzare quello che avevano annunciato molto tempo fa, cioè che la Russia deve stare al suo posto, che la Russia non ha diritto alla propria voce nelle questioni internazionali, che la Russia deve obbedire alle regole inventate dagli Stati Uniti. Questo è tutto. Credo che capiscano molto bene che non ci riusciranno”, con queste parole il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è tornato a scagliarsi contro l’Occidente, in particolare contro gli Stati Uniti.  Non è tardata ad arrivare la risposta di Kiev. Mykhailo Podolyak, il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato in risposta a Lavrov: “Non puoi invadere altri paesi, organizzare esecuzioni di massa, costruire campi di concentramento e rubare risorse. Queste regole non sono state inventate da Washington, cara Russia. Queste sono le regole del mondo civile. Per far ‘sentire la voce della Russia’, dovete solo smettere di comportarvi come i barbari del Medioevo”.  Dal fronte intanto arrivano le immagini dei combattenti ucraini, i quali dicono espressamente: “le armi della Nato ci risollevano il morale”.

Nel frattempo si aggrava il bilancio delle conseguenze inferte alle più innocenti tra le vittime.  “Sono migliaia i bambini ucraini rimasti orfani o privati delle cure parentali a causa della guerra, in particolare nei territori temporaneamente occupati o nelle zone di combattimento”, ha scritto su Telegram la vicepremier dell’Ucraina Iryna Vereshchuk che ha continuato, “Esorto le autorità competenti a compiere sforzi per accelerare e semplificare le procedure per il collocamento temporaneo dei bambini e la loro adozione da parte di cittadini ucraini”.

Sul campo di battaglia

Kiev è di nuovo sotto attacco russo, lo ha fatto sapere il governatore della regione Oleksiy Kuleba il quale ha parlato di esplosioni e raid aerei che non hanno, fortunatamente, recato feriti e causato danni. Tuttavia, nell’intera regione si è rapidamente diffuso il terrore e i civili, alcuni dei quali rientrati in patria credendo scampato il pericolo, sono tornati a nascondersi e cercare riparo nei rifugi.

Per quanto riguarda l’aspra battaglia che si sta consumando a Severodonetsk pervengono notizie contrastanti. Le truppe russe hanno rivendicato la conquista di Meryolkine, una parte periferica della città. “L’offensiva in direzione di Severodonetsk si sta  sviluppando con successo”, ha detto il portavoce della Difesa russa,  Igor Konashenkov, che ha aggiunto “Le forze armate della federazione russa continuano a colpire  obiettivi militari nel territorio dell’Ucraina”.

Differente la versione fornita dallo Stato maggiore delle forze armate di Kiev che sostiene: “Le unità delle forze di difesa dell’Ucraina continuano a infliggere perdite significative alle truppe nemiche e mantengono una difesa stabile in tutte le direzioni”. A Severodonetsk – si legge nel bollettino ufficiale – l’esercito di Mosca “effettua una ricognizione aerea 24 ore su 24 con i droni e conduce operazioni d’assalto, per stabilire il pieno controllo sulla città. Le ostilità continuano ma il nemico non ha successo”.

Intanto prosegue la detenzione dei comandanti del reggimento Azov, che si sono arresi a Mariupol dopo gli estenuanti combattimenti che si sono consumati nell’Azovtsal. Secondo una fonte russa, potrebbero esserci più di 100 combattenti prigionieri nel carcere di massima sicurezza a Mosca, inclusi “mercenari stranieri”. In questa fase sarebbero in corso i loro interrogatori. Non vengono tuttavia indicati i nomi dei comandanti che sarebbero stati trasferiti nel penitenziario della capitale russa. In precedenza, media russi avevano riferito del trasferimento in territorio russo di oltre mille dei 2.439 soldati catturati da Mosca. Tra questi, erano stati citati il vice comandante del battaglione Azov, Svyatoslav “Kalina Palamar, e il comandante della 36/ma brigata dei marines delle forze armate ucraine Serhiy ”Volyna” Volynsky.

La guerra, però, tra i suoi molteplici volti ne ha anche uno che riguarda la cultura. Così, il Parlamento di Kiev ha deciso di vietare libri e musica russi. E’ stato approvato un disegno di legge che prevede il divieto di importazione e distribuzione di volumi e prodotti editoriali da Russia, Bielorussia e “territori temporaneamente occupati” e di quelli in russo anche da altri Paesi. In particolare si stratta di risolvere un accordo, che intercorreva tra l’Ucraina e la Russia, sulla cooperazione scientifica e tecnica. Ma non solo, è stato approvato un altro disegno di legge contenente “un divieto assoluto e indefinito di esibizione pubblica, proiezione pubblica, manifestazione pubblica” di “cantanti che dopo il 1991erano cittadini dello stato aggressore”. Dal divieto, si precisa, verranno esclusi i musicisti che hanno condannato l’invasione di Mosca, che saranno inclusi in un’apposita “lista bianca”.

Gentiloni: “La colpa è di Putin non dell’Europa”

Negli stessi momenti in cui in Italia si discute sull’invio di armi in Ucraina e l’ambasciatore russo Razov aveva ribadito quanto la decisione sia, secondo lui, sconsiderata è intervenuto il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, affermando: “Trovo imbarazzante che al primo momento di difficoltà scatti ogni tanto in Italia un meccanismo di dare la colpa all’Europa. Diamo la colpa a Putin di quello che sta succedendo, non all’Europa. Cerchiamo di essere consapevoli della posta in gioco e di quello che sta succedendo. Poi gli ambasciatori facciano gli ambasciatori. E’ chiaro che il fatto che l’Ue si è fatta un po’ più adulta sul piano geopolitico, ha cominciato a mostrare di avere delle ambizioni sulla difesa comune, esercita un’attrazione su tutti i paesi dell’area dai Balcani all’Ucraina, dalla Georgia alla Moldovia, è un problema per la Russia. Anche se l’Ue dal punto di vista militare non costituisce una minaccia per la Russia, ma è una minaccia economica, culturale, di ideali e di principi”.

La minaccia economica, però, non è solo per la Russia. Si tratta di un pericolo globale. Lo ha ricordato Janet Yellen, segretaria al Tesoro degli Stati Uniti. “L’inflazione è inaccettabile alta, in parte a causa della guerra della Russia in Ucraina. Le cause sono globali, non locali, è improbabile che questi fattori diminuiscano immediatamente”, ha detto Yellen aggiungendo, “Non penso che una recessione sia inevitabile”. Yellen ha tuttavia ammesso di aspettarsi che l’economia “rallenti” nel quadro di una transizione verso una “crescita lenta e stabile”.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati