Ucraina- Russia, Cosa è successo oggi: giorno 120

di Carlo Longo

Oggi abbiamo assistito ad una svolta storica, il Consiglio europeo ha formalmente dato il via libera per la concessione a Ucraina e Moldavia dello status di Paese candidato, sulla base delle raccomandazioni della Commissione. Inoltre, i 27 si sono espressi positivamente anche circa la prospettiva europea per la Georgia.

“Elogi sinceri per la decisione dei leader Ue di concedere all’Ucraina lo status di candidato Ue. È un momento unico e storico nelle relazioni tra Ucraina e Unione Europea. Sono riconoscente a Charles Michel e a Ursula von der Leyen per il sostegno. Il futuro dell’Ucraina è all’interno dell’Ue”, ha scritto in un tweet il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo essersi collegato in diretta al vertice europeo.

“La giornata di oggi segna un passo cruciale nel vostro cammino verso l’Ue. Congratulazioni a Volodymyr Zelensky e Maia Sandu e al popolo ucraino e moldavo. Il nostro futuro è insieme”, ha commentato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Entusiasta anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che in un post su twitter ha scritto: “È un buon giorno per l’Europa. I vostri paesi fanno parte della nostra famiglia europea. E la storica decisione odierna dei leader lo conferma”.

La crisi energetica

Argomento di discussione, nel corso del vertice europeo, è ovviamente anche la necessità di fronteggiare la crisi energetica aggravata dal conflitto. In proposito premier  italiano Mario Draghi, a quanto si apprende da più fonti europee, ha chiesto al Consiglio europeo di convocare un summit straordinario sull’energia nelle prossime settimane. Tuttavia, sembra che la proposta italiana di un tetto al prezzo del gas non abbia riscontrato un ampio consenso. “La Commissione farà un approfondimento” e il tema sarà discusso domani nella sessione dedicata a energia e gas però, ribadiscono le fonti, “manca un consenso largo”. Certamente d’accordo, invece, si è detto il premier greco Kyriakos Mitsotakis che ha parlato della necessità di intraprendere “iniziative coraggiose a livello europeo, come l’imposizione di un tetto al prezzo all’ingrosso del gas. Questo è un tema di cui discutiamo da molto tempo, purtroppo finora non c’è stata la mobilità necessaria. Mi auguro che ora tutti i membri del Consiglio europeo riconoscano la necessità di una risposta europea coordinata”.

La crisi alimentare

Necessario porre rimedio anche all’altra grande crisi, che rischia di compromettere la stabilità mondiale: l’emergenza alimentare.  Sul punto Mosca  si è detta pronta a collaborare con la Turchia per risolvere il problema dell’esportazione di grano ucraino. Lo ha fatto sapere  il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. “I porti non sono bloccati da noi. Da marzo di quest’anno, le nostre forze armate hanno dichiarato corridoi sicuri dalle acque territoriali minate dell’Ucraina al Bosforo”, ha ribadito Lavrov che ha aggiunto, “siamo pronti a collaborare con i turchi. Ma per questo gli ucraini devono liberare i porti dalle mine. Non vogliono farlo”.

Completamente difforme il parere espresso dall’ambasciatore ucraino in Turchia, Vasyl Bodnar, secondo il quale “i russi hanno già rubato dai porti ucraini più di 500 mila tonnellate di grano utilizzando navi russe e siriane”. Bodnar ha, inoltre, annunciato che l’Ucraina sta lavorando per creare un meccanismo per fermare questo traffico illegale, che oltre al monitoraggio del traffico navale e alle misure da attuare nei porti, preveda anche un’analisi del grano per stabilire la regione di origine.

Sul campo di battaglia

“I russi hanno lanciato tutti gli sforzi per occupare la regione di Lugansk il prima possibile. Ci sono i combattimenti in tutte le direzioni”, ha fatto sapere sul suo canale Telegram Serhiy Haidai, governatore regione di Lugansk, fornendo poi un quadro della situazione nella regione dove maggiormente si stanno consumando gli scontri. “Nella zona industriale di Severodonetsk ci sono molte strutture difensive distrutte. Non si esclude un eventuale spostamento su nuove posizioni più vantaggiose”, ha detto Haidai aggiungendo, “Lysychansk è sotto continui attacchi  nel caso di occupazione di Severodonetsk da parte dei russi, le persone che si trovano nei rifugi di Azot saranno loro ostaggi con la possibilità di uscire soltanto sul territorio occupato”. Sui territori appena occupati “i russi procedono già con la cosiddetto filtraggio: cercano attivisti e tutti coloro che sono legati ai militari e alle loro famiglie. mandano gli uomini a combattere contro l’esercito ucraino”, ha concluso.

Nel frattempo Mosca si prepara a organizzare le votazioni per i referendum per la creazione di repubbliche separatiste nelle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia l’11 settembre, giorno in cui sono previste elezioni locali in diversi territori russi.

Intanto, l’Ucraina con un gesto simbolico ha annunciato di aver presentato una causa contro la Russia alla Corte europea dei diritti umani affinchè prenda provvedimenti e cessino le continue violazioni dei diritti umani. Tuttavia, qualunque provvedimento della Corte resterebbe di fatto inattuato in quanto il Parlamento di Mosca ha approvato due disegni di legge con i quali disconosce la giurisdizione della Corte in Russia.

Sembra, poi, sempre più lontana una soluzione negoziale del conflitto. Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, ha chiaramente fatto sapere che negoziare con la Russia in questa fase “non ha senso”.  Podolyak ha specificato che le trattative con la Federazione Russa sono sospese ma è ancora viva la sezione umanitaria relativa allo scambio di prigionieri, ai corridoi umanitari e all’evacuazione dei cittadini ucraini dalle zone di guerra.

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