Ucraina-Russia, Cosa è successo oggi: giorno 90

di Corinna Pindaro

“Qualcuno ci ha dato solo tre giorni,  abbiamo sopportato tre mesi coraggiosi, vittoriosi, eroici e continuiamo a lottare per la nostra libertà e indipendenza. Sono grato a tutti coloro che fanno di tutto per la vittoria e per la pace in Ucraina”, queste le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel 90esimo giorno di conflitto.

Sfumate, peraltro, le prospettive che il piano di pace proposto dall’Italia sia attuabile. “La Nato è l’unica organizzazione in Europa capace di garantire la sicurezza ai suoi membri, ma alcuni alleati ancora pongono il veto al nostro ingresso”,  ha detto in proposito Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina, aggiungendo “Continuiamo a sentire proposte di capitolazione da parte nostra nei confronti della Russia o di cessioni del territorio, nonostante i crimini commessi dall’esercito russo e i tentativi di genocidio: Mosca non crede in un vero dialogo, ma detta condizioni. La nostra integrità territoriale non è negoziabile”.

Zelensky si è poi spinto anche oltre e ha fugato ogni dubbio. L’ Ucraina tornerà ai colloqui con la Russia “solo dopo” che Mosca “avrà restituito i territori conquistati dopo il 24 febbraio”, ha ribadito il presidente dell’Ucraina. “Sono convinto che dovremo riconquistare tutto il nostro territorio, ma ora vogliamo riportarlo a quello che era prima del 24 febbraio. Poi ci siederemo al tavolo delle trattative”, ha spiegato. Se ciò non avverrà i colloqui di cessate il fuoco con la Russia “saranno difficili”. Zelensky ha sottolineato la proprietà ucraina della Crimea e del Donbass, ma il compito principale è “la liberazione dei territori occupati tra 3 mesi”.

Sul campo di battaglia

Intensi e continui bombardamenti piovono sulla città di Severdodonetsk. “Quattro persone sono morte in un grattacielo a Severodonetsk. La tragedia è avvenuta nei vecchi quartieri della città. Quando la polizia è arrivata in soccorso ha trovato i corpi di due uomini e una donna. Un’altra donna è rimasta gravemente ferita”, ha scritto  il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergiy Gaidai. Sempre nel Donbass, nella regione ucraina di Donetsk le forze russe hanno preso il controllo della città di Svitlodarsk.

Preoccupato per l’offensiva russa in Donbass si è detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che ha invitato i partners occidentali a velocizzare l’invio di nuove armi. “E’ troppo presto per affermare che l’Ucraina ha già tutte le armi che le servono. L’offensiva russa in Donbass è una battaglia spietata, la più grande sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale. Invito i partner a velocizzare le consegna di armi e munizioni, specialmente (i lanciarazzi multipli) MLRS, l’artiglieria a lungo raggio e i veicoli blindati per il trasporto del personale militare”, ha scritto Kuleba in un twitt.

A Mariupol, sono stati rinvenuti 200 cadaveri di civili sotto le macerie di un grattacielo. Uno spettacolo raccapricciante, definito dalla stampa internazionale “un obitorio a cielo aperto”. “Durante lo smantellamento dei blocchi di un grattacielo vicino alla stazione di servizio suburbana-2 su Myru Avenue, sono stati trovati circa 200 corpi nel seminterrato”, ha fatto sapere il portavoce del sindaco di Mariupol Petro Andryushchenko. “Mariupol cimitero”, ha aggiunto, spiegando che i corpi sono rimasti lì per diverso tempo dato lo stato di decomposizione. Effettivamente, vi sono numerose immagini dei sacchi con i corpi abbandonati in strada. Secondo quanto riferito da Andryushchenko i residenti di Mariupol si sono rifiutati di raccogliere i cadaveri e  il Ministero delle Situazioni di emergenza russo ha deciso semplicemente di lasciarli lì, a decomporsi.

La crisi alimentare

Ci sono tonnellate di grano lasciate a marcire in Ucraina e le prime avvisaglie di crisi alimentare si fanno già sentire nei Paesi meno sviluppati. Secondo Maximo Torero, capo economista della Fao, se il conflitto non si ferma la crisi alimentare è destinata a divenire dilagante. Il problema della produzione è, peraltro, aggravato dalla mancanza di fertilizzanti russi che fa volare i prezzi e mette a rischio la semina. “Se il conflitto continua con l’Ucraina che non può produrre e la Russia che non può esportare cancelleremo dal mercato il 30% dei cereali, e il 63% di semi di girasole. Inoltre, il resto del mondo produrrà di meno perchè non ha accesso ai fertilizzanti. Tutto questo può avere conseguenze davvero gravi”, ha avvertito Maximo Torero.

Nel frattempo Kiev è alla ricerca di rotte alternative ai porti ucraini, bloccati dai russi, per esportare il grano. In particolare, sembra che il primo treno merci sia arrivato in Lituania attraverso la Polonia. “Ci aspettiamo di ricevere un treno al giorno dall’Ucraina, ciascuno con un carico fino a 1.500 tonnellate di grano e altri prodotti agricoli”, ha fatto sapere il portavoce della compagnia ferroviaria Ltg Mantas Dubauskas, citato sul sito della Reuters. Si tenga presente che nei primi 10 giorni di maggio, l’export di grano ucraino è più che dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2021, passando da 667.000 a 300.000 tonnellate. Inoltre, per prevenire la crisi mondiale del grano Kiev ha proposto di creare un’organizzazione internazionale dei Paesi esportatori di grano, sul modello dell’Opec. “Vogliamo che i principali esportatori globali di cereali, come Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Ucraina e Unione Europea, si uniscano per proteggere i loro interessi sul mercato globale”, ha fatto sapere il ministero ucraino della politica agraria e dell’alimentazione.

L’Ue discute ancora in merito al sesto pacchetto di sanzioni

Il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, contenente un embargo graduale sulle esportazioni di petrolio russo, è stato nuovamente oggetto di discussione tra i ministri delle Finanze dei 27. “Non è la Commissione che fissa l’agenda del  Consiglio Europeo, ma consideriamo importante avanzare con la  finalizzazione del sesto pacchetto, senza ritardi”, visto che è stato  presentato da “alcune settimane”, ha commentato il vicepresidente esecutivo  della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, a margine dell’Ecofin a  Bruxelles, che ha continuato: “Sappiamo delle preoccupazioni di alcuni Paesi senza  sbocchi al mare sulla sicurezza delle forniture e lavoriamo per  affrontare queste preoccupazioni. Dobbiamo tenere a mente che prima  della guerra il 62% delle importazioni dalla Russia erano  idrocarburi. E’ importante che le decisioni vengano  prese senza ritardi. Altrimenti ci troveremo nella strana situazione  per cui da una parte sosteniamo Ucraina e dall’altra finanziamo la  Russia. Questa cosa deve finire”.

Continua però ad essere ferma l’opposizione del premier ungherese, Viktor Orban. “Discutere il pacchetto di sanzioni a livello di leader in assenza di un consenso sarebbe controproducente”, ha scritto Orban in una lettera al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Evidenzierebbe solo le nostre divisioni interne senza offrire una possibilità realistica di risolvere le differenze. Pertanto, propongo di non affrontare questo problema al prossimo Consiglio europeo”, ha evidenziato il premier ungherese.

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