Ucraina- Russia: Cosa è successo oggi: giorno 91

di Carlo Longo

“Abbiamo un bisogno disperato delle armi, ma anche di assistenza macro finanziaria e poi dobbiamo riconsiderare la politica delle sanzioni che devono mirare a uccidere la politica dell’export della Russia. Il mondo dovrebbe smettere di acquistare beni e servizi russi perché ogni dollaro ed euro che la Russia ottiene viene investito nel sostenere il regime di Putin e nel mantenere in funzione la macchina russa dei crimini di guerra”, ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, intervenendo al Forum economico di Davos, in Svizzera, sottolineando poi: “La Russia usa petrolio e gas come un’arma. Quello che sta succedendo ora è ridicolo: l’Europa sostiene l’Ucraina e paga il gas a Mosca che investe i profitti nella sua macchina da guerra infliggendo danni all’Ucraina”.

Non da meno Kuleba ha accusato la Russia di stare utilizzando la crisi alimentare a suo vantaggio. “La Russia sta cercando di ricattare la comunità internazionale con l’offerta di sbloccare i porti sul Mar Nero in cambio di un allentamento delle sanzioni. Qualsiasi politico o funzionario straniero che pensi di accettare questo gioco dovrebbe prima visitare le tombe dei bambini ucraini uccisi e parlare con i loro genito”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino.

Nel corso del suo intervento Kuleba ha poi parlato della posizione ucraina in tema di eventuali concessioni alla Russia affermando che l’Ucraina non cederà alcun territorio alla Russia. “Cedere qui, fare concessioni là”, ha detto Kuleba, è una strategia fallimentare per prevenire la guerra ed è già stata usata dalle principali potenze mondiali dal 2014 al 24 febbraio 2022: “Otto anni di questa strategia hanno portato agli attacchi missilistici su Kiev e a spargimenti di sangue nel Donbass”, ha sottolineato.

Intanto sembra sempre più lontana l’ipotesi che il piano di pace presentato dall’Italia possa trovare una qualsivoglia attuazione. Se in prima battuta la risposta di Mosca è stata “stiamo valutando”, ad oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha fatto sapere: “Da Roma non ci hanno inviato nulla, ma da quello che leggiamo sui media le proposte italiane sono talmente distaccate dalla realtà che in linea di principio è difficile che possano essere prese sul serio”.  Il piano, ha proseguito Zakharova, ” può servire come esempio per quello che si può chiamare una ‘teoria da ufficio. Ci sono delle idee, ma nella pratica non sono state verificate in alcun modo, non c’è nemmeno una connessione con la situazione in loco”.

Sul campo di battaglia

Kiev ha smentito la notizia che la Russia sia riuscita ad isolare la regione del Lugansk. Lo ha fatto sapere il  capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk Sergiy Gaidai .”La regione di Lugansk non è isolata. La strada Lysychansk-Bakhmut non è bloccata. È disponibile l’accesso a Lysychansk e Severodonetsk. Nel pomeriggio, i media hanno iniziato a diffondere la notizia che gli occupanti avrebbero interrotto la ‘strada della vita’. Questo non è vero. Oggi siamo riusciti a consegnare aiuti umanitari. A partire dalle 13, il traffico è possibile “, ha scritto Gaidai su Telegram.

Intanto, se da un lato Mosca ha accusato l’Ucraina di aver bombardato nuovamente la regione russa di  confine Belgoroad dall’altro lato il presidente russo Vladimir Putin ha emanato un decreto che consente ai cittadini di Kherson e Zaporozhzhia l’acquisto della cittadinanza russa in forma semplificata. Kherson è stata la prima grande città ucraina ad essere caduta sotto il dominio russo, mentre Zaporizhzhia è ancora sotto il controllo ucraino anche se è quasi completamente circondata.

Per quanto riguarda i soldati del Battaglione Azov che si sono arresi, dopo settimane di combattimento all’interno dell’acciaieria Azovstal a Mariupol, il vice ministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha specificato che Mosca potrebbe prendere in considerazione l’idea di cederli in uno scambio di prigionieri con Kiev solo dopo che siano stati “opportunamente processati e condannati”. “Prima di allora, tutti i discorsi su uno scambio sono prematuri”, ha detto  Rudenko. Sullo stesso tema è intervenuto in precedenza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky affermando, invece, che Kiev è pronta ad uno scambio di prigionieri ed esortando la comunità internazionale a fare pressioni su Mosca.

Sembra che, nel tentativo di prevenire il degenero della crisi alimentare, la Russia abbia lasciato che il porto di Mariupol riprendesse le sue attività.  La città è caduta in mani russe da circa un mese e il porto situato sul Mar d’Azov, che si affaccia sul Mar Nero,  era prima dell’inizio dell’invasione del 24 febbraio il secondo porto civile più importante dell’Ucraina dopo quello di Odessa. In particolare, la riapertura consentirebbe ha esportare in massa la gigantesca produzione ucraina di cereali, ora bloccata nel Paese a causa del conflitto.

Ue, von der Leyen: “L’Ucraina vincerà e l’Ue sarà pronta ad aiutare per ricostruire”

“L’Ucraina vincerà questa guerra. L’Ue sarà lì per aiutare a ricostruire, mattone dopo mattone, la tua bella città e il tuo paese. Investimenti e riforme sono al centro della piattaforma di ricostruzione guidata congiuntamente dall’Ucraina e dall’Ue”, ha scritto in un post su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo aver incontrato il sindaco di Kiev, Vitaliy Klychko, a margine del World Economic Forum di Davos.

Nonostante le intenzioni il tema dell’approvvigionamento energetico continua ad essere dominante. Le aziende dei Paesi dell’Ue che  comprano gas dalla Russia hanno dei “contratti e la grande maggioranza dei contratti prevede” che i pagamenti delle forniture avvengano “in  euro o in dollari. La nostra posizione è che i pagamenti devono essere fatti in euro o dollari: qualsiasi ulteriore conversione di valuta  deve avvenire in seguito”, ha affermato il presidente esecutivo della  Commissione Europea Valdis Dombrovksis. “Questa è la nostra posizione ma a prescindere dalle  sanzioni, dobbiamo distaccarci dalla dipendenza dai combustibili  fossili nell’Ue. E’ una decisione strategica che abbiamo preso: il  piano RePowerEu delinea esattamente come ci distaccheremo dalle  forniture di combustibili fossili russi”, ha evidenziato.

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