Ucraina- Russia, Cosa è successo oggi: giorno 94

di Carlo Longo

La Russia ha presentato al mondo il suo nuovo missile ipersonico chiamato “Inarrestabile”. Una minaccia, neppur troppo velata, all’ Occidente. Proprio in questo contesto si colloca il colloquio telefonico intercorso tra il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ed il presidente russo, Vladimir Putin.

Il dibattito tra i tre è stato alternato tra momenti di tensione e argomenti di grande impatto. I due leader europei hanno chiesto a Putin di ritirarsi immediatamente dall’Ucraina. “Il cancelliere e il presidente francese  hanno insistito per l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe; e hanno invitato il presidente russo ad avviare seri negoziati diretti con il presidente ucraino e a cercare una soluzione diplomatica al conflitto”, ha fatto sapere Berlino. Mosca ha, invece, riconfermato la sua disponibilità ad intraprendere nuovamente un percorso negoziale “congelato per colpa di Kiev”.  Putin ha comunque confermato la disponibilità russa “alla ripresa del dialogo” in qualsiasi momento”, tenendo a precisare che “La fornitura di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente rischia di destabilizzare la situazione e di aggravare la crisi umanitaria”.

La crisi umanitaria a cui fa riferimento il presidente russo attiene, certamente, ad un ulteriore nodo della discussione: quello sulla crisi alimentare innescata dal blocco del grano in quanto i porti ucraini sono occupati dalle truppe russe.   Machron e Scholz hanno espressamente chiesto a Putin di liberare il passaggio delle navi cariche di grano dai porti dell’Ucraina. La risposta di Putin è stata tagliente. Per il presidente russo Mosca “è pronta a cercare modi per sbloccare l’esportazione del grano, compreso quello che si trova nei porti del Mar Nero”, ma  “la continua fornitura di armi da parte dell’Occidente all’Ucraina” ed anche “le sanzioni” rischiano appunto di “aggravare la crisi umanitaria internazionale”. Tuttavia, secondo quanto riporta l’ Eliseo, Putin si sarebbe impegnato ad “accordare un accesso delle navi al porto” di Odessa “per l’esportazione di cereali senza che esso sia utilizzato militarmente dalla Russia” se il porto stesso “sarà stato in precedenza sminato”.

Ulteriore argomento di discussione è stata la liberazione dei 2500 soldati del Battaglione Azov che si sono arresi dopo gli intensi scontri all’acciaieria Azovstal, a Mariupol. Sul punto Putin si è limitato  ad affermare che le forze russe “osservano strettamente le norme del diritto umanitario internazionale”.

La sorte dei militari dell’acciaieria Azovstal

I militari che hanno combattuto strenuamente a Mariupol e si sono arresi potrebbero essere sottoposti ad un vero e proprio processo- spettacolo, simile a quello che giudicò i vertici della Germania nazista a Norimberga nel 1946. Lo riporta il The Guardian che sottolinea come imputati sarebbero i prigionieri ucraini ma soprattutto i combattenti del Battaglione Azov. “Abbiamo in progetto di organizzare un tribunale internazionale nel territorio della repubblica”, ha dichiarato, citato dal giornale britannico, Denis Pushilin, leader di un territorio controllato dai russi nella regione di Donetsk.

A sua volta il capo della Crimea annessa ha affermato che un tribunale nell’Ucraina orientale occupata dalla Russia , dove le autorità locali sostengono la pena di morte, servirebbe da “lezione per tutti coloro che hanno dimenticato le lezioni di Norimberga”. Secondo Philippe Sands, professore di diritto all’University College di Londra, i russi “stanno cercando di creare un contrappeso a causa di tutti i discorsi della Corte penale internazionale e dei procedimenti giudiziari ucraini” sui crimini di guerra.

La proposta dell’Ue per arginare la crisi alimentare

In prossimità del vertice europeo del 30 e 31 maggio a Bruxelles l’Ue pensa di predisporre una missione navale europea per scortare il grano ucraino nel Mar Nero. In particolare si tenta di prevenire gli imminenti danni che colpiscono i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente che, innescherebbe una nuova ondata migratoria nel Mar Mediterraneo.

Nel dettaglio al vaglio dell’Ue vi sono diverse ipotesi. Una delle possibilità è quella di  trasportare il grano via dalle zone di guerra via terra, attraverso la Bielorussia, i cui parametri del sistema ferroviario sono uguali a quelli ucraini, anche se la soluzione comporterebbe eliminare alcune sanzioni imposte dall’Ue a Minsk.

Una seconda possibilità è mettere in piedi una missione navale congiunta. In tal modo l’Europa potrebbe scortare le navi cariche di grano nel mar Nero. Affinchè una tale prospettiva sia realizzabile, comunque, sarebbe necessario l’accordo della Turchia che in forza della Convenzione di Montreaux del 1936, è la “guardiana” dei Dardanelli e del Bosforo in tempi di guerra.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati