Ucraina: scaduto il termine concesso da Mosca per deporre le armi a Mariupol, la Russia testa un nuovo potentissimo missile

di Mario Tosetti

L’ acciaieria Azovstal, simbolo della resistenza ucraina a Mariupol, è ancora sotto attacco. E’ infruttuosamente scaduto il termine delle ore 14 concesso da Mosca per deporre le armi. Nessun segno di resa è stato dato dai militari ucraini. La città portuale. comunque, non è ancora caduta.   Svyatoslav Palamar, vice comandante del battaglione Azov ha dichiarato: “Utilizzano carri armati, mezzi corazzati e fanteria, e con gli attacchi aerei e l’artiglieria il nemico cerca di sfondare: i difensori della città riescono a difendersi. La situazione è difficile, a volte critica”. Per quanto riguarda i corridoi umanitari finalizzati all’evacuazione dei civili dall’acciaieria la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ha fatto sapere che “gli occupanti non sono stati in grado di assicurare un cessate il fuoco appropriato e di fornire un trasporto rapido alle persone, fino al punto in cui aspettavano decine di nostre auto e ambulanze”.

Intanto la Russia per l’offensiva nel Donbass ha schierato un numero compreso tra diecimila e ventimila soldati mercenari provenienti da Siria, Libia e non solo. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria da metà marzo a oggi circa 40mila mercenari siriani si sono arruolati con le forze russe. Mosca, secondo stime occidentali, ha ancora a disposizione circa tre quarti dei soldati e dei mezzi con cui ha iniziato l’invasione. Nella seconda fase della guerra in Ucraina, secondo quanto riferito da un funzionario europeo al Guardian, Mosca persegue quattro obbiettivi. Anzitutto catturare il Donbass, in secondo luogo intende assicurare un ponte di terra verso la Crimea per il quale la città di Mariupol risulta di importanza dirimente,  vuole poi conquistare la regione di Kherson per garantire l’approvvigionamento idrico alla Crimea e, infine, prendere ulteriore territorio da usare come cuscinetto o merce di scambio nei negoziati. Tuttavia l’esito è incerto: “L’esercito russo è molto dipendente dalle ferrovie, che sono state colpite molte volte dagli ucraini. A loro non piace questa guerra perché non vogliono uccidere persone che parlano russo. Hanno perso molti commilitoni nel Nord e hanno perso il Moskva”, ha spiegato la fonte europea.

La Russia, comunque, a lavoro da tempo sullo sviluppo di un nuovo potentissimo missile chiamato Saramat ne ha annunciato il primo test, avvenuto con successo. Si tratta di un missile intercontinentale, che nel test ha sorvolato gran parte dell’immenso territorio russo. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che si tratta di un’arma impareggiabile precisando: “È davvero un’arma unica che aumenterà il potenziale militare delle nostre forze armate, manterrà la Russia al sicuro dalle minacce esterne e farà pensare due volte coloro che cercano di minacciare il nostro Paese con una retorica selvaggia e aggressiva”. Secondo fonti del Pentagono, invece, altro non è che un’operazione di routine che non costituisce alcuna minaccia.

Dal  fronte negoziale  la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha reso noto che “I colloqui russo-ucraini sulla risoluzione della situazione in Ucraina e sulla garanzia del suo status neutrale, non allineato e non nucleare stanno continuando. Le questioni della smilitarizzazione e della denazificazione, il ripristino dello status ufficiale della lingua russa e il riconoscimento delle attuali realtà territoriali, inclusa la proprietà russa della Crimea e l’indipendenza delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, sono all’ordine del giorno”. I negoziatori ucraini, accusa la portavoce, “stanno cercando di trascinare il processo negoziale rifiutandosi di mostrare un approccio costruttivo su questioni prioritarie e talvolta semplicemente rifiutando di rispondere prontamente ai materiali e alle proposte avanzate dalla controparte russa”. “Se il regime di Kiev è impegnato nei colloqui, dovrebbe iniziare a cercare opzioni realistiche per accordi”, ha concluso Zakharova.

Di tenore diametralmente opposto le considerazioni di Kiev. “Senza alcuna condizione siamo pronti a tenere un round speciale di negoziati a Mariupol”, ha scritto su Twitter il consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak,  aggiungendo: “Uno ad uno, due a due: per salvare i nostri ragazzi, Azov, militari, civili, bambini, vivi e feriti, tutti. Perché sono nostri e perché sono nel mio cuore per sempre”, ha concluso.

Sul fronte internazionale se da una parte diversi leader del G20 hanno abbandonato la riunione quando il ministro delle finanze russo Anton Siluanov ha preso la parola, dall’altra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è in ucraina. “La storia non dimenticherà i crimini di guerra” in Ucraina, ha scritto su Twitter Charles Michel spiegando che si trova “nel cuore di un’Europa libera e democratica”. Se, ancora, da una parte abbiamo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, pronto ad accusare alcuni Paesi Nato di essere favorevoli alla guerra nella speranza che la Russia si indebolisca dall’altra vediamo il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha chiesto di poter incontrare il presidente della federazione russa, Vladimir Putin a Mosca, e quello ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev. Si apprende da una nota dell’Onu in cui si dice che l’obiettivo di Guterres, è quello di “parlare di una serie di misure urgenti per arrivare alla pace, in un momento in cui il conflitto in corso nell’Europa dell’est rappresenta un grande pericolo”. Allo stesso tempo il segretario dell’Onu ha sottolineato che ”tanto l’Ucraina, quanto la Russia, sono membri fondatori delle Nazioni Unite e che sono sempre stati forti sostenitori dell’Onu”. E’ necessario arrivare ad un accordo che preservi il “futuro del multilateralismo sulla base della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.

Nel frattempo, però, la Commissione Ue “sta lavorando al sesto pacchetto di sanzioni e il petrolio sicuramente ci sarà. Sappiamo che l’impatto sarebbe enorme sulla Russia, che è il secondo esportatore di petrolio dopo l’Arabia Saudita al mondo e la metà del suo export va nel mercato premium dell’Ue per un totale che nel 2020 è stata di circa 45 miliardi di euro”. Lo ha spiegato Ivo Schmidt, della Dg Ener, vale a dire la direzione Energia della Commissione, che ha aggiunto “Naturalmente teniamo conto delle specificità degli Stati per evitare impatti sproporzionati”. Anche gli Usa  hanno annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni al cui centro vi è  “la banca commerciale Transkapital bank, ed una rete globale di oltre 40 individui ed entità”. Inoltre, gli Stati Uniti stanno addestrando le forze di Kiev ad utilizzare  gli obici “Howitzer” inviati nell’ultimo pacchetti di armi varato da Joe Biden.

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