Ucraina: Zelensky: “L’Occidente manca di coraggio”, fissato nuovo round negoziale 29 e 30 marzo

di Corinna Pindaro

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a richiedere con forza il supporto dell’Occidente accusandolo  di non aver abbastanza “coraggio” quando si tratta di aiutare l’Ucraina, ripetendo la sua richiesta di inviare aerei e carri armati a Kiev. In particolare in un nuovo video diffuso sui suoi canali social, Zelensky ha affermato che l’Occidente “gioca a ping-pong nel decidere chi dovrebbe mandare i jet” aggiungendo “oggi ho parlato con i difensori di Mariupol. Sono in costante contatto con loro. La loro determinazione, il loro eroismo e la loro fermezza sono straordinarie. Se solo coloro che da 31 giorni stanno pensando come mandarci aerei e tank avessero l’1% del loro coraggio”.

A Mariupol, effettivamente, la città resiste anche se ormai è stretta sempre più in una morsa e le forze russe hanno preso il controllo della periferie. “Il 50% della popolazione di 540.000 persone è stata  evacuata dalla città  e il  90% del patrimonio abitativo è stato danneggiato, 2.600 case”, ha detto il primo cittadino di Mariupol Vadym Boychenko che ha poi sottolineato: “Mariupol ha bisogno di un’evacuazione completa. Migliaia di persone sono morte, posso dire con certezza che questa cifra è molto più alta di 2187 (dato rilevato all’ultimo consiglio comunale due settimane fa)”. A Chernobyl sono scoppiati diversi incendi a causa dei bombardamenti innescando una situazione di particolare pericolo. “Attualmente sono noti 31 incendi che hanno inghiottito più di 10.000 ettari di foresta”, ha denunciato la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino (Verkhovna Rada), Lyudmila Denisova, che ha sottolineato come gli incendi di fatto provochino un aumento del livello di inquinamento atmosferico radioattivo. “La combustione rilascia radionuclidi nell’atmosfera, che vengono trasportati dal vento su lunghe distanze. Le radiazioni minacciano Ucraina, Bielorussia ed Europa”, ha spiegato Lyudmila Denisova. Anche il deposito petrolifero di Leopoli è stato completamente distrutto.

Si torna, inoltre, a parlare di un ipotetico referendum per l’annessione della regione occupata di Lugansk a Mosca, recentemente  riconosciuta dalla Russia come indipendente insieme alla Repubblica di Donetsk. Leonid Pasechnik, il leader dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk ha dichiarato che “in un prossimo futuro” potrebbe essere organizzato un referendum per decidere l’annessione alla Russia. Lo riferiscono le agenzie russe.  A fronte di questa prospettiva il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, ha evidenziato che  “qualsiasi” falso referendum “nei territori temporaneamente occupati è giuridicamente insignificante e non avrà conseguenze legali”.

Sul fronte negoziale è stato fissato il prossimo round di colloqui, questa volta faccia faccia il 29  e 30 marzo. Lo ha annunciato il capo della delegazione della  Federazione Russa, il consigliere del presidente Vladimir Medinsky sul suo canale Telegram. Medinsky non ha però precisato dove si terranno i negoziati che, secondo un negoziatore ucraino, dovrebbero tenersi in Turchia.

Ed è proprio la Turchia, che ha nuovamente invitato ad uno sforzo diplomatico congiunto. “Le altre nazioni devono ancora parlare con la Russia per aiutare a porre fine alla guerra in Ucraina” ha dichiarato il portavoce presidenziale della Turchia Ibrahim Kalin, aggiungendo che Kiev ha bisogno di più sostegno per difendersi. “Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine della giornata?”, ha affermato Kalin al forum internazionale di Doha.

Dopo le parole del presidente Usa Joe Biden che ha affermato che il leader russo Vladimir Putin “non può rimanere al potere” gli Stati Uniti hanno sottolineato che non hanno alcuna strategia per un cambio di regime in Russia. “Penso che il presidente e la Casa Bianca ieri sera abbiano sottolineato semplicemente che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o contro chiunque altro”, ha detto il segretario di Stato americano Anthony Blinken che ha aggiunto, “Come ci avete sentito dire ripetutamente, non abbiamo una strategia per un cambio di regime a Mosca”. Sul punto è intervenuto anche l’alto rappresentante Ue Josep Borrell affermando: “Non ho sentito direttamente cosa ha detto Biden ma ho visto la posizione della Casa Bianca. Come Ue non stiamo cercando un cambio di regime, spetta ai cittadini russi decidere se lo vogliono. Quello che vogliamo nel caso della Russia è impedire che l’aggressione continui e questo è il nostro obiettivo: fermare la guerra di Putin contro l’Ucraina”.

Intanto la guerra continua a mostrare il suo volto più drammatico. Sono più di 3,8 milioni le persone fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa un mese fa, secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite, precisando però che il flusso di rifugiati è notevolmente rallentato. L’agenzia dell’Onu per i rifugiati, Unhcr, ha affermato che 3.821.049 ucraini sono fuggiti dal Paese, con un aumento di 48.450 unità rispetto ai dati di sabato. Circa il 90% di loro sono donne e bambini, ha aggiunto.  Di coloro che sono partiti, 2,2 milioni sono fuggiti in Polonia, circa 586 mila in Romania, 349 mila in Ungheria e 272 mila in Slovacchia. Quasi 300 mila sono invece andati in Russia e altri 6.300 circa in Bielorussia. Sono 71.940 le persone giunte finora in Italia dall’Ucraina: 37.082 sono donne, 6.661 uomini e 28.197 minori. Lo riferisce il Viminale. Rispetto a ieri, l’incremento è di 1.156 ingressi nel territorio nazionale: le destinazioni principali sono Milano, Roma, Napoli e Bologna.

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