Ucraina: Zelensky: “Non entreremo nella Nato”, continuano i negoziati, a Kiev i primi ministri di Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca

di Corinna Pindaro

In Ucraina continuano incessanti i bombardamenti, le morti e le città assediate crescono di giorno in giorno.  Kiev è ormai circondata dalle forze russe e, dopo gli intensi attacchi missilistici subiti, il sindaco Vitali Klitschko ha annunciato un coprifuoco di 36 ore.  Le truppe russe hanno ormai preso l’intero controllo della regione di Kherson, nell’Ucraina meridionale. L’aeroporto della città ucraina orientale di Dnipro è completamente distrutto. L’ospedale regionale di terapia intensiva di Mariupol è stato occupato dalle truppe russe, i pazienti sono tenuti in ostaggio ed i soldati sparano all’interno dell’ospedale ferendo chiunque tenti di fuggire. L’unico dato che appare confortante è il ripristino della fornitura elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl.

“Abbiamo capito che l’Ucraina non diventerà un membro della Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo. Dopo anni dobbiamo riconoscere che non ci sono porte aperte”, ha detto il presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo discorso alla Joint Expeditionary Force di Londra. Durante l’incontro il presidente ucraino ha denunciato lo stato delle armi che gli alleati occidentali forniscono al Paese: “Ci durano per 20 ore”, per questo siamo costretti a “riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi”. Nello specifico ha detto il leader ucraino “stiamo facendo del nostro meglio per ottenere i caccia e i sistemi di difesa missilistica” che servono all’Ucraina. “Sapete di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti”. “Vogliamo avere garanzie affidabili per noi stessi e quindi anche per voi”, “Possiamo ancora fermare l’uccisione delle persone ed è qualcosa che possiamo fare insieme, fermare la distruzione della democrazia e possiamo farlo ora sulla nostra terra, o altrimenti verranno anche da voi”, ha aggiunto Zelensky.

Intanto le autorità ucraine hanno espresso un ”cauto ottimismo” per i progressi compiuti nei negoziati con la  Russia, che dopo due giorni di colloqui in videoconferenza sono diventati ”più costruttivi”, secondo quanto riferito dal consigliere del presidente ucraino, Ihor Zhovkva. ”Nei primi round la Russia non era intenzionata ad ascoltare la nostra posizione, ma faceva solo degli ultimatum: l’Ucraina avrebbe dovuto arrendersi, lasciare le armi, il nostro presidente avrebbe dovuto firmare un atto di resa”, ha detto Zhovkva. ”Ora la Russia ha cambiato un po’ tono. Ma una svolta può venire solo dai presidenti, Volodymyr Zelenskyy e Vladimir Putin”, ha concluso il consigliere.  Al termine dei colloqui  il negoziatore ucraino e consigliere presidenziale Mikhaylo Podolyak ha fatto sapere: “Continueremo domani. Un processo negoziale molto difficile. Ci sono contraddizioni fondamentali. Ma c’è sicuramente spazio per il compromesso. Durante la pausa, il lavoro in sottogruppi proseguirà”.

Inoltre si sono mobilitati con un gesto audace i primi ministri di Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca che sono arrivati Kiev. Lo ha annunciato su Facebook il capo del governo polacco, Mateusz Morawiecki, sottolineando che “questa guerra è il risultato del crudele tiranno che attacca civili vulnerabili, bombardando città e ospedali in Ucraina”. Morawiecki in un post su Twitter ha aggiunto: “È qui, nella Kiev dilaniata dalla guerra, che si fa la storia. È qui che la libertà combatte il mondo della tirannia. È qui che il futuro di ciascuno di noi è in bilico. L’Ue sostiene l’Ucraina, che può contare sull’aiuto dei suoi amici”. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu terrà  colloqui  prima a Mosca e poi in Ucraina, nell’ambito dei tentativi di mediazione di Ankara.

C’è stato, poi, un colloquio telefonico tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente del Consiglio dell’Unione Europea Charles Michel. Il primo ha accusato l’Ucraina di non voler trovare una soluzione mutualmente accettabile al conflitto. Michel ha ribadito la richiesta europea di “un immediato cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito russo” dall’Ucraina e dell’apertura urgente di un “accesso umanitario e di un passaggio sicuro”.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è invece intervenuto per manifestare una concreta preoccupazione in relazione all’utilizzo di armi chimiche da parte di Mosca anche oltre il confine ucraino. Nella guerra in Ucraina lanciata dalla Russia “siamo preoccupati che Mosca possa mettere in scena un’operazione sotto falsa bandiera forse anche con armi chimiche”, ha detto il segretario generale della Nato che ha continuato, “Hanno affermato che non avevano intenzione di invadere l’Ucraina, ma lo hanno fatto. Hanno affermato che stavano ritirando le loro truppe, ma ne hanno inviate in ancora di più. Affermano di proteggere i civili, ma stanno uccidendo i civili. Ora stanno facendo affermazioni assurde su laboratori biologici e armi chimiche in Ucraina. Questa è solo un’altra bugia e siamo preoccupati che Mosca possa inscenare un’operazione che coinvolta l’uso di armi chimiche”. Rispetto alla Cina, ha affermato che l’Alleanza monitora “ogni segnale di sostegno” alla Russia. Stoltenberg ha poi sollecitato gli stati alleati a “spendere almeno il 2% in difesa” e sottolineato che “al momento ci sono centinaia di migliaia di soldati a un alto livello d’allerta nella nostra Alleanza e 100 mila soldati americani in Europa, oltre a 40 mila soldati sotto il diretto comando della Nato, principalmente nella parte orientale dell’Alleanza supportati da forze aeree e navali”.  In ogni caso, però, “non saremo speculari a cio’ che fa la Russia. Quindi non dispiegheremo missili nucleari a raggio intermedio in Europa”.  Il segretario generale della Nato inoltre ha “convocato un vertice straordinario il 24 marzo al quartier generale della Nato. Affronteremo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il nostro forte sostegno all’Ucraina e l’ulteriore rafforzamento della deterrenza e della difesa della Nato. In questo momento critico, il Nord America e l’Europa devono continuare a stare insieme”.

Che la guerra proceda anche su fronti diversi dal campo di battaglia è noto. Si teme, tra le altre cose, che la degenerazione del conflitto possa pregiudicare l’affidabilità e l’efficacia” di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Russia.  Nel dettaglio l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale raccomanda alle aziende italiane “di procedere urgentemente ad un’analisi del rischio derivante dalle soluzioni di sicurezza informatica utilizzate e di considerare l’attuazione di opportune strategie di diversificazione per quanto riguarda, in particolare, le seguenti categorie di prodotti per la sicurezza dei dispositivi: antivirus, ‘web application firewall’, protezione della posta elettronica; protezione dei servizi cloud; servizi di sicurezza gestiti”.

In Italia il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, durante l’incontro a Palazzo Chigi,  secondo quanto si apprende da una nota, “hanno condiviso la ferma condanna per l’aggressione ingiustificata da parte della Russia e la necessità di continuare a perseguire una risposta decisa e unitaria nei confronti di Mosca. Draghi e Sullivan si sono inoltre detti d’accordo sull’importanza di intensificare ulteriormente i contatti tra Italia e Stati Uniti a tutti livelli, alla luce degli eccellenti rapporti bilaterali e del legame transatlantico”. Al contempo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato quanto l’aggressione dell’Ucraina spaventi perché rischia di avviare una “deriva di conflitti che può estendersi con ulteriori pericoli”.

Sul fronte delle sanzioni irrogate alla Russia i l Regno Unito ha annunciato un nuovo pacchetto di misure destinate a colpire l’importazione di prodotti russi per un valore stimato nell’ultimo anno a 900milioni di sterline, oltre il miliardo di euro. Il provvedimento prende di mira la vodka, cui sarà imposto un dazio aggiuntivo del 35%, e i beni di lusso, incluso l’import-export di veicoli costosi, sulla linea di quanto deciso di recente pure dall’Ue. L’obiettivo – ha detto Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere del governo di Boris Johnson – “è isolare ulteriormente l’economia russa dal commercio globale”.

Dall’altro lato anche la Russia ha disposto alcune sanzioni a carico di  13 persone ai vertici dell’amministrazione statunitense: il presidente, Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il capo della Sicurezza nazionale, Jake Sullivan e il suo vice, Daleep Singh, il capo degli Stati maggiori congiunti, generale, Mark Milley, il capo della Cia, William Burns, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, il figlio di Biden, Hunter, l’ex segretario di Stato, Hillary Clinton. Le sanzioni includono il blocco di ingresso in Russia e il congelamento di asset.

Per quanto riguarda poi la campagna russa di repressione del dissenso e veicolazione dell’informazione sembra che  la giornalista che ha  mostrato un cartello con la scritta “No war” in diretta sulla televisione russa, sia stata dapprima arrestata, poi condannata a pagare una sanzione amministrativa e rilasciata. Non le è stato quindi contestato il  nuovo reato di pubblicazione di “informazioni false” sull’esercito russo, che prevede una pena massima di 15 anni di carcere.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati