Ucraina, Zelensky: “Pronto a parlare con Putin, ma senza ultimatum e i russi devono uscire dal nostro territorio”

di Mario Tosetti

“Sono pronto a parlare con Putin, ma non devono esserci ultimatum e i russi devono uscire dal nostro territorio: è il primo passo per parlare”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Bruno Vespa nel corso di un’intervista realizzata per il programma italiano Porta a Porta di cui sono state rese note alcune anticipazioni. Il presidente ucraino, che per la prima volta è intervenuto nel corso di una trasmissione televisiva italiana, ha parlato di tutti i nodi che connotano la drammatica pagina della guerra in Ucraina. “La questione delle trattative si complica ogni giorno perché ogni giorno i russi occupano villaggi e uccidono persone”, ha specificato Zelensky parlando dei negoziati che sembrano essere ormai da settimane in stallo. “Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Russia. La Crimea ha sempre avuto la sua autonomia, ha uno suo parlamento, ma all’interno dell’Ucraina”. In generale, ha sottolineato che “proporre a noi di cedere qualcosa per salvare la faccia del presidente russo non è corretto da parte di alcuni leader”. Per quanto riguarda le trattative per l’evacuazione dei combattenti feriti che si trovano all’interno dell’acciaieria Azovstal, a Mariupol, Zelensky ha detto: “Siamo pronti a fare uno scambio con i russi per salvare i vivi e portare fuori i nostri morti da Azovstal. I civili sono già stati evacuati, ora restano i feriti, non vogliamo lasciarli lì. Si farà tutto il possibile”. Il presidente ucraino ha parlato anche del Donbass affermando: “Ma lì non è rimasto niente, i russi “hanno ucciso, distrutto e ora chiedono l’autonomia? Noi non riconosceremo mai l’autonomia” La minaccia russa, però, si potrebbe concretizzare anche con un attacco dalla Transnistria anche se il presidente ucraino non si è detto in proposito molto preoccupato. Zelensky ha poi ringraziato l’Italia per aver aderito alle sanzioni e commentato le dichiarazioni rese ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi a Washington: “Non siamo in condizioni pari, ma il mondo è unito intorno a noi. Draghi ha ragione: noi possiamo vincere perché stiamo combattendo per la verità”.

Intanto sul fronte della guerra per l’approvvigionamento energetico Gazprom ha annunciato che sospenderà le esportazioni di gas attraverso la Polonia e chiuderà il gasdotto Yamal-Europa. La decisione è diretta conseguenza delle sanzioni che Mosca ha imposto nei confronti dell’azienda proprietaria della sezione polacca del gasdotto.  “E’ stato applicato un divieto di transazioni e pagamenti a entità soggette a sanzioni”, ha specificato Gazprom in una nota che prosegue, “Questo significa il divieto di utilizzare un gasdotto di proprietà di EuRoPol GAZ per trasportare il gas russo attraverso la Polonia”.

Dato il sempre maggiore rischio cui si è esposti, considerati i crescenti episodi di sospensione delle forniture, la Commissione europea ha dato indicazioni, qualora vi fosse un’interruzione improvvisa totale o parziale delle forniture di gas russo, ai paesi europei di procedere con “un razionamento coordinato” sulla base del principio di solidarietà. Laddove per principio di solidarietà si intende “una riduzione della domanda di gas negli stati membri meno colpiti a vantaggio di quelli più colpiti”. Le indicazioni sono contenute nella bozza del piano REPowerEU che sarà presentato il 18 maggio. La Commissione europea ha, inoltre, presentato  una serie di iniziative volte a sostenere l’Ucraina, agevolare l’export di cereali e prodotti agricoli, attraverso l’istituzione di “corridoi di solidarietà” capaci di consentire all’Ucraina non solo di esportare ma anche di importare tutti i beni di cui ha bisogno, non solo gli aiuti umanitari e beni di prima necessità ma anche prodotti che servano a lavorare la terra. A tal fine, l’esecutivo Ue ha invitato gli operatori del mercato comunitario a mettere a disposizione materiale rotabile, navi e autocarri aggiuntivi per il trasporto delle merci. Inoltre, la Commissione chiede di dare la precedenza alle spedizioni ucraine nelle reti di trasporto, sollecita i gestori dell’infrastruttura a mettere a disposizione slot ferroviari e invita gli operatori del mercato a trasferire con urgenza caricatori mobili di cereali ai terminali di frontiera per velocizzare i trasbordi. Infine, è allo studio la possibilità di aumentare la capacità di stoccaggio e le autorità nazionali sono state esortate a adoperarsi per accelerare le operazioni ai valichi di frontiera. “L’Ucraina è il granaio del mondo. Ostacolando le esportazioni vitali, la guerra del Cremlino minaccia la sicurezza alimentare in tutto il mondo. Oggi agiamo per facilitare il trasporto di cereali dall’Ucraina e affrontare le strozzature urgenti. Presto ci collegheremo meglio l’Ucraina e l’Ue con lo Strumento europeo di collegamento”, ha sottolineato in un  tweet la
presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Nel frattempo la Finlandia ha annunciato di voler entrare subito nella Nato, la richiesta è stata ufficializzata oggi dal presidente Sauli Niinistö e dalla premier Sanna Marin con una dichiarazione congiunta. Ora si aspetta la Svezia che si pronuncerà per l’ingresso nell’Alleanza Atlantica nei prossimi giorni. Immediata la reazione di Mosca. “Per noi si tratta di una minaccia. Mosca adotterà le necessarie misure per garantire la propria sicurezza e queste dipenderanno dalla vicinanza delle infrastrutture della Nato ai nostri confini”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Secondo fonti citate dal quotidiano finlandese Iltalehti, peraltro, la Russia potrebbe tagliare le fornitura di gas al paese scandinavo solo 24 ore dopo l’annuncio della richiesta di adesione alla Nato. L’interruzione, secondo il quotidiano, causerebbe gravi problemi ad alcune industrie, soprattutto nel settore alimentare.

Al contempo i ministri degli Esteri del G7 si sono riuniti in una località della Germania settentrionale. Al summit ha partecipato anche il ministro ucrainoDmytro Kuleba. La ministra britannica Liz Truss, ha evidenziato che “l’unico scenario accettabile è la vittoria del popolo ucraino” e per raggiungere l’obiettivo è necessario “fare di più” per sostenere la resistenza ucraina. A questo proposito ha precisato che Kiev ha bisogno di una “fornitura immediata di proiettili d’artiglieria di standard Nato” nonché un piano chiaro, definito entro l’estate, per la transizione verso gli armamenti occidentali. Ovvero l’esatto opposto di ciò che chiede il Cremlino. Che voleva “meno Nato” alle sue porte e adesso si troverà a condividere oltre 1.300 chilometri di frontiera in più con l’Alleanza Atlantica.

Non da ultimo il consiglio per i diritti umani dell’Onu ha votato a larga maggioranza a favore dell’apertura di un’inchiesta sulle presunte gravi violazioni commesse dalle forze russe in Ucraina nelle regioni di Kiev,Chernihiv, Kharkiv e Sumy fra la fine di febbraio e marzo.  Intervenendo prima del voto l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha reso noto che nelle ultime settimane sono stati recuperati mille corpi solo nell’area della capitale Kiev.

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