Ucraina: Zelensky: “Ringrazio l’Italia per l’aiuto di difesa e umanitario”, Putin ribadisce “entro il 31 marzo il gas deve essere pagato in Rubli”

di Carlo Longo

Il bilancio delle vittime innocenti si aggrava di giorno in giorno, solo a Mariupol sono 5 mila le persone rimaste uccise e fra queste 210 erano bambini. In Ucraina stanno morendo “migliaia di persone e un grande numero di civili. Gli avvenimenti tragici hanno cancellato dalla faccia della terra parecchie città. Mariupol, nella quale viveva oltre un milione di persone, non esiste più. Il sindaco mi ha detto che oltre l’80% degli edifici è stato distrutto. A Kharkiv oltre 1.500 edifici sono stati distrutti e il sindaco di Chernihiv mi ha confermato che la metà della città è stata distrutta. Anche le città intorno Kiev, come Gostomel, Irpin e Borodjanka sono state distrutte: non esistono più”, ha raccontato il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko. Ed anche chi sopravvive non sempre ha speranze di libertà, si contano 20 mila persone che sono state portate in Russia contro la loro volontà.  Il primo cittadino di Irpin, Irpen Markushin, comunque, ha fatto sapere che la città è stata liberata dai Russi “tuttavia-ha aggiunto- sconsiglio per il momento ai cittadini di tornare”.

Nelle regioni del Donetsk e Lugansk  si continuano a consumare violenti combattimenti “perché a differenza di altre zone operative, la Russia non smette di provare a svolgere operazioni offensive lì”, ha dichiarato Oleksandr Motuzyanyk, portavoce del Ministero della Difesa ucraino. A Marinka e in altre città “ci sono pesanti combattimenti: le forze armate dell’Ucraina e altre forze di difesa stanno difendendo con successo questi insediamenti” mentre “altri luoghi ora sono passati sotto il controllo dell’esercito russo ma non posso nominarli”. Secondo il portavoce della Difesa, la cattura dei territori delle regioni di Donetsk e Luhansk è “uno dei compiti strategici della Russia: conquistare completamente queste due regioni entro i confini amministrativi, per così dire”.

A chiarire le priorità russe è intervenuto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, che ha spiegato che la posizione negoziale della Russia nei colloqui con la controparte in Ucraina, che si riapriranno il 29 e 30 marzo in Turchia, considera imprescindibile “la denazificazione e la smilitarizzazione dell’Ucraina” per i “futuri accordi con Kiev”. Lavrov ha poi aggiunto che i membri dei battaglioni nazionalisti dell’Ucraina “stanno praticando metodi di guerra nazisti” sottolinenando “Se avete visto come vengono trattati i prigionieri di guerra russi dai nazisti ucraini dei battaglioni Azov o Aidar, penso che capirete tutto”.

“I nostri intrepidi soldati stanno difendendo Mariupol. Avrebbero potuto andarsene adesso, se avessero voluto. Avrebbero potuto andarsene molto tempo fa, ma non stanno lasciando la città. Sapete perché? Perché ci sono ancora altre persone vive in città. E poi ci sono i morti, i compagni caduti”, ha parallelamente dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un passaggio dell’intervista rilasciata all’Economist. “I difensori dell’Ucraina affermano che devono restare e seppellire coloro che sono stati uccisi in azione e salvare la vita dei feriti. Finché le persone sono ancora in vita, dobbiamo continuare a proteggerle. E questa è la differenza fondamentale tra il modo in cui vedono il mondo le parti contrapposte in questa guerra”, ha concluso Zelensky.

Il presidente ucraino, inoltre, ha avuto un colloquio con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Kiev “apprezza la volontà dell’Italia di unirsi alla creazione di un sistema di garanzie di sicurezza per l’Ucraina” ha scritto su Twitter il presidente ucraino ì aggiungendo di aver ringraziato il premier italiano “per l’importante aiuto di difesa e umanitario” offerto a Kiev contro la Russia, sottolineando che “il popolo ucraino lo ricorderà”. Il leader di Kiev, nel corso della telefonata, aveva denunciato che la Russia continua a bloccare i corridoi umanitari e a bombardare le città, comprese le scuole, con conseguenti perdite civili, tra cui anche bambini. Draghi a Zelensky ha ribadito che l’Italia è fermamente impegnata nel cercare una soluzione “durevole” della guerra in Ucraina e si sta muovendo in questo senso all’interno della comunità internazionale”. Il presidente ucraino ha avuto un colloquio anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al quale ha rinnovato la sua richiesta di aiuto in termini di armi.

Ad ogni modo la guerra prosegue non solo sul campo di battaglia, prosegue anche sui mercati con le valute e i due ambiti sono strettamente connessi. Se da una parte sembra che la Russia stia incontrando difficoltà sul campo, dall’altra avanza nei mercati finanziari.  Putin ha annunciato che il gas russo deve essere pagato in Rubli, e ha ordinato alla Banca Centrale a Gazprom di attuare entro il 31 marzo la disposizione. E’ chiaro che l’intento di Putin sia sostenere la sua valuta, non lasciare che si deprezzi tirando giù l’intera economia del paese, ma dare ai mercati la sensazione che il rublo sia richiesto (per assolvere ai pagamenti) e quindi, nella più classica delle logiche monetarie, aumentarne il valore. Per quanto riguarda l’Italia è intervenuto a spiegare la posizione di Eni, colosso energetico, l’ad Claudio Descalzi affermando in maniera secca “L’Eni non pagherà il gas russo in rubli”. “Eni non ha rubli; i contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini”, ha aggiunto Descalzi evidenziando che “l’Europa dovrebbe guardare all’Africa per avere più forniture di gas”.  L’ad di Eni, comunque ha riconosciuto che la richiesta russa creerà non pochi problemi: “La richiesta della Russia di ricevere il pagamento del gas in rubli è un problema per i mercati energetici perché sta causando volatilità nei prezzi. L’Europa non ha proprie risorse energetiche e non ha sufficiente capacità di rigassificazione del Gnl per soddisfare la richiesta. L’Europa è una scatola vuota quando si tratta di energia”, ha concluso Descalzi.

Intanto dalla Germania arriva la notizia che il Paese riuscirà a ridurre della metà le importazioni di petrolio russo entro l’estate, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck. Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha spiegato che il suo governo procederà “molto velocemente” alla riduzione della dipendenza delle importazioni di petrolio e carbone dalla Russia. Per il gas la strada sarà più lunga, ha riconosciuto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha subito risposto che “c’è un mercato in Asia sud orientale, in Oriente”. E aggiunto, il mercato mondiale è più ricco della sola Europa.

Nel frattempo il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev ha fatto sapere che la Russia sta completando “la raccolta di prove riguardanti le attività biologiche militari statunitensi sul territorio dell’Ucraina”. Petrushev ha evidenziato “Cio’ richiede un’attenzione speciale da parte dell’intero mondo civile, perché solo gli Stati Uniti non hanno aderito al protocollo sul controllo reciproco ai sensi della Convenzione internazionale sulle armi biologiche e tossiche. Inoltre, gli Stati Uniti sono l’unico stato nella storia ad aver utilizzato tutti i tipi di armi di distruzione di massa contro i paesi sovrani”. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha smentito espressamente che gli Stati Uniti stiano sviluppando armi biologiche sul territorio dell’Ucraina.

Per quanto riguarda, poi, la recente diatriba tra Joe Biden e Vladimir Putin è intervenuta la Cina per ribadire che abbassare i toni si prospetta come la soluzione alla guerra in Ucraina. Pechino ha sottolineato che “il dialogo e la negoziazione” sono “l’unico modo corretto per risolvere la questione ucraina: ciò che tutte le parti devono fare urgentemente ora è alleviare la situazione, promuovere i colloqui e porre fine alla guerra, piuttosto che intensificare i conflitti”.

Al centro dell’agenda europea troviamo, invece, l’accoglienza dei rifugiati ucraini. “Avvieremo una piattaforma europea  per la registrazione” dei rifugiati provenienti dall’Ucraina in guerra, che consenta di collegare i dati registrati dai singoli Stati membri dell’Ue, spesso in database che non sono interoperabili con gli altri. “Lavoriamo insieme al governo ucraino, che registra i minori non accompagnati”, ha spiegato la commissaria europea per gli Affari Interni Ylva Johansson, a margine del Consiglio Affari Interni a  Bruxelles.   Il Consiglio Europeo, ha continuato Johansson, “ha chiesto più coordinamento  e azione da parte della Commissione. Oggi presento un piano in dieci  punti: cosa dobbiamo fare, con una fase più operativa. Oggi sono circa 50mila arrivi al giorno, prima erano 200mila al giorno, ma dobbiamo pianificare con piani di emergenza nel caso la situazione in Ucraina  peggiori ulteriormente”. Trattandosi per lo più di donne e bambini,  “fin dall’inizio ho detto che c’è un enorme rischio per  il traffico di esseri umani”. Gli Stati membri – prosegue – devono attivare i  controlli su coloro che vengono a prendere le persone: so che lo  stanno facendo, ma bisogna fare di più. Presenterò oggi un indice” per calcolare quali sono i Paesi sottoposti alla pressione maggiore,  perché “è importante incentivare i rifugiati a lasciare la Polonia.  Guardiamo a quanti rifugiati sono in ogni Paese membro: dobbiamo  seguire gli spostamenti su base settimanale, per vedere dove c’è la  maggiore pressione: ora la Polonia è la prima, poi arrivano Austria e  Repubblica Ceca. Non ci sono quote di ricollocamento: è volontario, ogni Stato può offrirsi di accogliere una parte dei rifugiati”, ha concluso Ylva Johansson.

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