Usa, ancora fumata nera per l’elezione dello Speaker della Camera. Un vuoto che non si registrava del 1923

Kevin McCarthy, il candidato principale dei repubblicani ma considerato troppo moderato dai trumpiani, non ha ottenuto la maggioranza nemmeno alla sesta votazione

di Carlo Longo

Nuova sconfitta per i Repubblicani. La Camera degli Stati Uniti d’America, neo costituita dopo la elezioni di midterm dello scorso novembre, non è riuscita ad eleggere il nuovo speaker, cioè il proprio leader,  neppure dopo il sesto voto.  A causa di profonde divergenze interne di un partito Repubblicano sempre più lacerato intorno alla controversa figura di Donald Trump, non si è trovata la maggioranza necessaria alla proclamazione.  c

In queste prime votazioni, il favorito era il candida Repubblicano Kevin McCarthy, che per essere eletto e arrivare a fare il presidente avrebbe dovuto ottenere almeno 218 voti, invece non è mai andato oltre i poco più di 200.

McCarthy, 57 anni, ha una lunga e consolidata militanza  nel partito Repubblicano. Negli ultimi anni lo si è visto molto avvicinarsi alle posizioni dell’ex presidente Trump. Dal 2014 ad oggi è stato inoltre leader del partito alla Camera. Nonostante, o forse a causa di tutto questo, McCarthy non è riuscito a fare breccia tra i trumpiani, soprattutto tra Repubblicani più radicali che vogliono un partito più oltranzista e che dunque per tali ragioni considerano McCarthy, di fatto un candidato  non abbastanza estremista.

Lo stallo istituzionale che si sta registrando non è banale. Per la Costituzione americana, l’elezione dello speaker è il primo atto di ogni una nuova Camera. Una elezione, in altre parole,  propedeutica ad ogni altra attività istituzionale. Senza uno speaker, tanto per fare un esempio, i nuovi deputati, pure essendo attivi, non possono nemmeno fare la cerimonia di giuramento . Per queste ragioni di rilievo istituzionali, se la prima votazione non ha portato ad alcuna elezione, si va avanti ad oltranza.  L’ultima volta che la Camera non era riuscita a eleggere il nuovo speaker era nel 1923, cioè 100 anni fa. Un lasso di tempo che la dice lunga sull’eccezionalità del vuoto di potere che si è creato. In quel caso ci vollero nove votazioni, in ben tre giorni di voto.

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