Due senatori, uno democratico e uno repubblicano, hanno presentato una legge per rafforzare il sostegno americano a Taiwan che rappresenterebbe la riforma più completa della politica statunitense nei confronti dell’isola dal 1979
di Marco dell’Aguzzo
La settimana scorsa negli Stati Uniti due senatori hanno presentato una legge per rafforzare il sostegno americano a Taiwan, che la Cina non considera un Paese a sé ma una provincia del proprio territorio, da annettere anche con la forza. Il Taiwan Policy Act del 2022 prevede la possibilità per Washington di imporre pesanti sanzioni economiche a Pechino in caso di aggressione contro l’isola; prevede di fornire a Taipei finanziamenti militari per 4,5 miliardi di dollari in quattro anni e di elevare lo status della nazione a “importante alleato non-Nato”.
La proposta di legge
L’iniziativa è promossa da un democratico, Bob Menendez (è il Presidente della commissione Affari esteri del Senato), e da un repubblicano, Lindsey Graham, a ribadire ancora una volta la sostanziale convergenza di vedute tra i due partiti quando si parla di competizione con la Cina, la grande rivale economica e politica dell’America. A detta dei due senatori, il loro Taiwan Policy Act rappresenta la ristrutturazione più profonda della politica statunitense nei confronti di Taiwan dal 1979, anno del Taiwan Relations Act: da allora Washington non riconosce Taipei ma Pechino come unico Governo legittimo della Cina, pur continuando a sostenere diplomaticamente e militarmente l’isola.
Secondo Menendez e Graham, dal 1979 a oggi il contesto internazionale è però cambiato profondamente: la Cina si è fatta più assertiva e non nasconde le sue ambizioni di potenza. Per questo, sostengono, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare la loro “ambiguità” nei confronti di Taiwan – la strategia americana (volutamente) non dice con chiarezza se Washington interverrà a difesa di Taipei per respingere un’invasione cinese – e dare un messaggio esplicito di impegno al suo fianco. Menendez, in particolare, ha detto che la legge serve a evitare che la Cina faccia gli stessi errori commessi dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina; Graham ha aggiunto che il rischio di un attacco armato è maggiore se gli americani mostreranno “debolezza” di fronte alle minacce cinesi.
La prospettiva cinese
La versione di Pechino è opposta. Secondo la Repubblica popolare, infatti, più gli Stati Uniti si muovono a favore dell’indipendenza di Taiwan (percepita come una questione interna) e più la Cina dovrà prendere “contromisure risolute”. Al recente Dialogo Shangri-La sulla sicurezza asiatica, il Ministro della Difesa cinese Wei Fenghe aveva dichiarato che il suo Paese è pronto a combattere una guerra per Taiwan, pur preferendo la strada dell’unificazione pacifica. Venerdì scorso la Cina ha varato la terza portaerei, dopo la Shandong e la Liaoning (quest’ultima di origine ucraina ma modificata internamente). È un passo notevole per il suo esercito, per la sua industria della difesa e per le sue ambizioni di proiezione di potenza, ma l’importanza della nave è già nel suo nome: si chiama Fujian, come la provincia cinese di fronte a Taiwan.
Secondo alcuni esperti militari, in futuro Pechino potrebbe cercare di espandersi a est della cosiddetta “prima catena di isole”, quella che cinge i mari Cinese meridionale e Cinese orientale (va dalle isole Curili e passa per le Ryukyu, Taiwan e la parte settentrionale delle Filippine, fino al Borneo). Il possesso di portaerei è cruciale a questo fine, ma non basta: bisogna saperle utilizzare con sapienza e integrarle efficacemente in gruppi tattici più articolati. È una cosa che la Cina sta imparando a fare, mentre gli Stati Uniti hanno molta più esperienza (oltre che molte più portaerei, undici).
Il dialogo Taiwan-Usa
Tornando a Washington, per diventare legge il Taiwan Policy Act dovrà essere approvato dal Congresso: non sarà facile, nonostante la sua natura bipartisan. Al di là delle dinamiche legislative, comunque, l’amministrazione di Joe Biden sta lavorando a un dialogo strategico con i funzionari della difesa di Taiwan, che stando alle fonti del quotidiano giapponese Nikkei si terrà entro giugno a Monterey.
Si parlerà di cooperazione sulla sicurezza, e in particolare sulla fornitura di armi americane a Taiwan. Saranno, più nello specifico, armi con capacità asimmetriche, vale a dire equipaggiamenti agili, poco costosi ma efficaci nel contrastare eventuali operazioni anfibie cinesi: missili antinave, sistemi di difesa aerea e strumenti per la raccolta di informazioni.
Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu
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