USA: Joe Biden ha giurato e con lui Kamala Harris, per l’America comincia una nuova era

di Ennio Bassi

Il dato è tratto, la storia è scritta, gli Stati uniti hanno il loro 46esimo presidente eletto: in una Washington blindatissima per il rischio di attentati e svuotata dal Covid,  Joe Biden ha giurato e con lui la vice Kamala Harris, che, come prima donna a ottenere questa carica ed in più come donna nera ed asiatica,  scrive anche lei una pagina fondamentale di quella che, piaccio o no, continua ad essere una delle più efficaci democrazie del mondo.

Davanti a tre ex presidenti, Barak Obama, George W. Bush e Bill Clinton, davanti al vice presidente uscente Mike Pence, e davanti al vuoto di Donad Trump, che con la sua assenza mette la firma ad una delle presidenze più buie della storia recente americana, Biden ha fatto un discorso tutto orientato all’unità e alla rinascita del paese.

“E’ il giorno dell’America, della  democrazia e della speranza – ha detto Biden –  Oggi siamo qui per parlare di una causa e per festeggiarla questa causa, la democrazia, che è veramente preziosa. Per questo qui avete visto cosa è successo, questa nazione indivisibile vi parlo di un trasferimento di potere che deve essere pacifico. Grazie a tutte le persone che mi hanno preceduto in questo incarico. Ho appena giurato. Questa è una grande nazione, siamo brave persone e siamo arrivati a questo punto con molto da ripristinare, costruire e guadagnare. Poche persone hanno avuto davanti una sfida come quella di oggi, il virus che ci ha portato via tante vite, centinaia di migliaia di piccole, medie e grandi aziende, Dobbiamo combattere tutti insieme contro il virus e contro il terrorismo e vinceremo entrambe le sfide. Serve unità”.

Citando Lincoln, Biden ha aggiunto che “la nostra anima è sempre la stessa e dico a tutit di combattere insieme per la soluzione dei nostri problemi. Possiamo cancellare quello che non va, e generare una copertura sanitaria più equa per tutti i cittadini americani. La nostra storia è sempre stata una lotta tra l’America e la realtà che nessuno vuole vedere. Il bene è sempre riuscito a prevalere. Non siamo avversari, ma vicini, mettiamo insieme le nostre forze, senza unità non c’è progresso, non c’è vittoria, c’è soltanto rabbia. Non ripeteremo l’errore, ascoltiamoci, guardiamo l’altro, rispettiamolo. Non ci servono guerre, non ci servono armi. Dobbiamo abbracciare le altre culture. L’America è migliore di quello   che vediamo in questi giorni. Non succederà mai più che ci sia un assalto a questo luogo che noi ora rispettiamo. Se c’è disaccordo nessun problema, il disaccordo non deve portare a rompere l’unità, Sarò il presidente di tutti gli americani e combatterò anche per quelli che non mi hanno votato”.

Biden, il cui intervento è stato preceduto da due delle principali pop star americane, Lady Gaga, che ha cantato l’inno nazionale e Jennifer Lopez che, mentre cantava America, ha inneggiato in spagnolo gridando “Giustizia e libertà per tutti”, si è poi soffermato su quella che ha definito un fatto epocale e cioè l’elezione di Harris, prima donna alla vicepresidenza, ma anche prima giamaicana di origine indiana. Per Kamala Joe ha avuto parole di un ringraziamento che è sembrato andare oltre le circostanze.

Anche il vicepresidente Mike Pence e il leader dei repubblicani in Senato Mitch McConnell, due ex alleati di Donald Trump, hanno partecipato alla cerimonia. Insieme a McConnell c’è Elaine Chao, la moglie ex ministro dei Trasporti dell’amministrazione Trump. Hillary Clinton celebra Kamala Harris. “Mi fa piacere pensare che quello che per noi è oggi storico, una donna che giura per la vicepresidenza, sembrerà una cosa normale e ovvia quando le nipoti di Kamala saranno cresciute”, twitta l’ex segretario di stato che aspirava a rompere il soffitto di cristallo e diventare il primo presidente donna.

Prima di Biden aveva parlato Trump. Un l’ultimo discorso da presidente degli Usa fatto alla sua maniera e concluso con un equivoco “prima o poi in qualche modo tornerò”. Il Tycoon ha dichiarato: “Sono stati quattro anni incredibili per me. E’ stato un viaggio di grandi emozioni e siamo stati in grado di creare una forza militare, La Space force. Abbiamo collaborato con tutte le forze dell’ordine. Ringrazio tutte le forze militari, il personale sanitario impegnato nelle vaccinazioni. Abbiamo tagliato le tasse e creato milioni di posti di lavoro. Fino a un anno fa, prima della pandemia, abbiamo realizzato numeri senza precedenti. Numeri incredibili, e anche fatti incredibili, in particolare nell’ultimo anno. Siamo il più grande paese del mondo, abbiamo la più forte economia e siamo stati colpiti dal Covid come molti. E abbiamo realizzato in pochi mesi il vaccino, è stata una grande realizzazione. Nei prossimi mesi i vaccinati aumenteranno nell’intero paese. Abbiamo lasciato i migliori a lavorare e abbiamo fatto del nostro meglio: 75 milioni di voti è un record per un’elezione presidenziale. Trecento nomine di giudici federali. Rimangono molte cose da fare, dimostrare tutto il nostro rispetto per le persone che combattono contro il Virus: è orribile e bisogna stare molto attenti a rispettare le regole. Continuerò a combattere per tutti noi, abbiamo lasciato moltissimo e non avremmo potuto farlo senza di voi. Torneremo in un modo o nell’altro. Devo ringraziare Mike Pence e tutto il congresso”

In uno dei suoi ultimi atti da presidente degli Stati Uniti in carica, a poche ore dall’insediamento di Joe Biden, Donald Trump ha concesso la grazia a un gruppo di suoi amici e alleati. Inclusi Steve Bannon, suo ex capo stratega, ed Elliott Broidy, uno dei maggior fundraiser del presidente nella campagna del 2016. Un modo di continuare a usare il suo potere per compensare tutti quelli che hanno stretto rapporti con lui”, scrive il New York Times. Ma che sottolinea come molti dei suoi stretti collaboratori e sostenitori sono rimasti coinvolti in casi di corruzione di alto profilo.

Steve Bannon era stato incriminato e arrestato ad agosto dai procuratori federali di Manhattan: l’accusa, in concorso con altre tre persone, riguarda la campagna online di raccolta fondi “We Build The Wall” per la costruzione di un muro al confine tra Usa e Messico. In base alle imputazioni, Bannon e i tre soci Brian Kolfage, Andrew Badolato e Timothy Shea, “hanno escogitato una truffa ai danni di centinaia di migliaia di donatori” nella campagna di crowdfunding che ha raccolto oltre 25 milioni di dollari.

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