Vertice Italia Africa. Piano Mattei é giá realtá…tra luci e qualche ombra

Vertice Italia Africa a Palazzo Madama. Il Piano Mattei fortemente voluto dalla premier é giá realtá ma non manca quache ombra.  “Non siamo stati consultati”, ha rimarcato  Moussa Faki, presidente della Commissione della Ua. Grande assente la Nigeria che non ha inviato neppure una propria delegazione al summit, con  il presidente Tinubu in visita privata in Francia.  Particolarmente interessati all’iiziativa italiana i presidenti eritreo Isaias Afewerki (Eritrea) e  presidente tunisino Kais Saied. 

“Se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”. Lo dice un proverbio africano citato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cena inaugurale del vertice Africa Italia che si è tenuto il 28 e il 29 a Roma. Parole che sintetizzano lo spirito dell’iniziativa italiana fortemente voluta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha invitato a Roma i massimi rappresentanti dei paesi africani per avviare con loro una collaborazione concreta e pianificare un futuro di “sviluppo per tutti”. Oltre una settantina gli ospiti che hanno risposto all’invito. Tra loro, i presidenti di Comore, Congo, Eritrea, Ghana, Guinea Bissau, Kenya, Mauritania, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Senegal, Somalia, Tunisia, Zimbabwe, i vicepresidenti di Benin, Burundi, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea Equatoriale, i primi ministri di Cabo Verde, Eswatini, Etiopia, Gibuti, Libia, Marocco, Sao Tome’ e Principe, Uganda, i ministri degli Esteri di Algeria, Angola, Congo, Ciad, Egitto, Malawi, Madagascar, Ruanda, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Togo, Zambia, Sud Africa, gli ambasciatori di Botswana, Camerun, Mauritius, Lesotho, Namibia, Seychelles. Oltre a organizzazioni multilaterali come l’African Development Bank, l’Unione africana, l’European Bank for Reconstruction and Development, la Bei, i vertici della Ue, della Fao, di Ifad, Fmi, Oim, Irena, Oecd, il vicesegretario generale dell’Onu, i vertici di Unesco, Unhcr, Unicef, Unido, Undp, Unodc, World Bank e come osservatore il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano.

Italia player nel Mediterraneo 

Un evento che ha acceso i riflettori sull’Italia che aspira a recuperare quel ruolo di player nel Mediterraneo che ha ricoperto ai tempi della Prima Repubblica. Non a caso la Meloni ha intitolato il suo Piano per l’Africa, ufficialmente presentato in questa storica occasione, a Enrico Mattei, fondatore dell’Eni.  Un richiamo che ha una grande forza evocativa ma apre anche a una visione nuova, che si spera non si fermi alla mera retorica, di un’ l’Italia che possa  rimettersi finalmente in gioco da protagonista sullo scacchiere internazionale, utilizzando la sua posizione geografica, le sue relazioni, i suoi legami storici, la sua credibilitá a favore di uno sviluppo basato sulla cooperazione su base paritaria. Un’Italia, che restituisca all’Europa, quella centralitá strappata al vecchio continente da nuovi grandi competitor, in primo luogo la Cina, che con la sua politica di moral suasion, ha “conquistato” l’Africa.

Meloni, l’Africa é anche il nostro futuro

“L’Europa e il mondo intero non possono ragionare di futuro senza tenere in considerazione l’Africa   Il nostro futuro dipende inevitabilmente anche dal continente africano. Noi siamo consapevoli di quanto il destino dei nostri continenti sia interconnesso, e che è possibile immaginare e scrivere una pagina nuova nelle nostre relazioni, una cooperazione da pari a pari, lontana da ogni tentazione predatoria e approccio caritatevole”, ha sottolineato con forza Meloni nel suo intervento di apertura del summit che si è tenuto a Palazzo Madama, sintetizzando i punti chiave del suo piano Mattei, che incarna, ha spiegato, “una precisa scelta di politica estera”, come lo é “il posto d’onore riservato all’Africa nell’agenda della presidenza italiana del G7”.

5,5 mld per iniziare 

Diversi i progetti giá messi in cantiere, ha annunciato la premier, in Algeria, Mozambico, Egitto, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya, su cinque aree di interesse – istruzione e formazione, agricoltura, salute, energia, acqua –  per i quali si puó giá intanto contare su fondi per  5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, di cui circa 3 miliardi provengono dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi e mezzo dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo.  E  tra le iniziative che partiranno a breve, Meloni ha accennato a un grande centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile che sorgerá in Marocco, a una  importante partnership  sull’istruzione in Tunisia e a iniziative sulla sanità in Costa d’Avorio.

E che l’Africa rappresenta “una priorità della politica estera italiana e della nostra diplomazia economica”  lo ha ribadito anche il ministro Antonio Tajani, ricordando che da pochi giorni l’Italia ha assunto la presidenza del G7 e che il “G7 che vuole essere fattore di stabilità e di partenariato con l’Africa”.

L’impegno dell’Europa 

“Siamo pronti  a offrire maggiori opportunità per venire in Europa legalmente, in modo che le persone possano spostarsi, apprendere e riportare a casa le loro nuove competenze. E cooperiamo al rimpatrio dei migranti irregolari. La mobilità deve essere gestita dalla legge, non dai trafficanti”,  è stato l’impegno che si è assunto davanti alla platea dei leader africani la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. “Quanto più saremo bravi in materia di migrazione legale – ha sottolineato – tanto più saremo convincenti nel prevenire la migrazione irregolare. Dobbiamo reprimere i trafficanti che commerciano in vite umane”.

E’ intervenuta quindi la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ha auspicato “un vero e proprio cambiamento di mentalità”  e elogiato il lavoro dell’Unione africana sotto la presidenza di Azali Assoumani, “che spesso ci ricorda che Africa ed Europa hanno un vantaggio comparativo che, se non coltiviamo, sparirà a favore di altri protagonisti”, ha detto rimarcando che “gli investimenti possono prosperare solo in un clima di pace, sicurezza, stabilità, rispetto dei diritti e buona governance” e che “il mondo sta cambiando e noi dobbiamo cambiare con esso”.

La parola è passata poi al vicepremier Matteo Salvini che ha detto che “il governo è convinto che gli investimenti in infrastrutture continuino a rappresentare uno straordinario strumento di crescita economica, di sviluppo dei territori, di creazione di lavoro”. E al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha assicurato che l’Italia è giá impegnata a dedicare “una speciale attenzione all’Africa” e che “questa attenzione è già una realtà”, fatta di “infrastrutture, reti energetiche, trasporti e connettività digitale”.

Le parole del Moussa Faki 

“L’Unione Africana si fonda sulla libertà di scelta dei suoi partner, libertà non allineata a un blocco unico, e su reciproco rispetto. Come noi non imponiamo, così non vogliamo che ci si impongano delle scelte”. Quanto al Piano Mattei, “avremmo auspicato di essere stati consultati”. Ha tenuto a rimarcarlo  Moussa Faki, presidente della Commissione della Ua. Parole non morbide le sue, espressione forse di quei paesi dell’Unione che nutrono dubbi e perplessitá sul progetto italiano non intervenuti al summit. “Il piano Mattei -ha detto- è una iniziativa su cui l’Africa è pronta a discutere. Ma vorrei che si passasse ora dalle parole ai fatti. Capirete bene che non possiamo accontentarci di semplici promesse che poi non vengono mantenute”. “Sappiamo -ha aggiunto-  che l’Italia è il principale hub di arrivo dei migranti, e questa è una questione su cui dobbiamo trovare soluzioni in comune. L’emigrazione di giovani è un dramma per l’Africa stessa, la partnership tra di noi sarà sempre limitata finché non sia modificherà in maniera strutturale il modello di sviluppo dell’Africa”. E ancora.“Per essere più chiaro devo sottolineare con forza che l’Africa non vuole tendere la mano, non siamo mendicanti. Peroriamo un nuovo paradigma di un nuovo modello di sviluppo. No a barriere securitarie che sono barriere di ostilità. La soluzione deve essere collettiva. Il nostro auspicio è che l’Italia sia sempre più coinvolta in questa ottica”, ha sottolineato Faki, che poi rivolgendosi al ministro Antonio Tajiani ha detto: “Sette anni fa mi sono presentato al parlamento europeo e oggi sto trasmettendo lo stesso concetto”.

Nigeria grande assente

Non ha partecipato al summit Italia Africa il presidente nigeriano,  Bola Tinubu, che non ha inviato a Roma neppure una sua delegazione di rappresentanza, come invece hanno fatto i suoi omologhi l’algerino Abdelmadjid Tebboune e l’ egiziano Abdelfattah al-Sisi. L’assenza al vertie del gigante africano, che tra l’altro é presidente di turno dell’Ecowas, la comunitá economica degli Stati dell’Africa Occidentale, non è passata inosservata anche perché Tinebu in questi giorni è in visita privata a Parigi, dove è arrivato, come ha riferito  il suo ufficio mercoledí scorso, per far ritorno a casa la prima settimana di febbraio.

 

Numerosi i rappresentanti delle societá partecipate presenti al summit.  Per l’Eni l’amministratore delegato Claudio Descalzi: per l’ Enel l’amministratore delegato Flavio Cattaneo; per la Cassa Depositi e Prestiti l’amministratore delegato Dario Scannapieco: per Leonardo il presidente Stefano Pontecorvo. Hanno partecipato anche Sace, amministratore delegato Alessandra Ricci; Simest. amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo, Ice presidente Matteo Zoppasl Terna, amministratore delegato Giuseppina Di Foggia; Acea amministratore delegato Fabrizio Palermo; Snam amministratore Delegato Stefano Venier; We Build, amministratore Delegato Pietro Salini; Fincantieri, amministratore delegato Pierroberto Folgier.

Scheda

Ecco nei dettagli i cinque settori sui quali si concentrerá il piano Mattei

 

Istruzione e formazione: il Piano si occuperà degli interventi che si prefiggono di promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, l’adeguamento dei curricula, l’avvio di nuovi corsi professionali e di formazione in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgendo in particolare gli operatori italiani e sfruttando il ‘modello’ italiano di Piccola e Media Impresa.

 

Agricoltura: gli interventi saranno finalizzati a diminuire i tassi di malnutrizione; favorire lo sviluppo delle filiere agroalimentari; sostenere lo sviluppo dei bio-carburanti non fossili. In questo quadro noi riteniamo fondamentali lo sviluppo dell’agricoltura familiare, la salvaguardia del patrimonio forestale e il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici tramite un’agricoltura integrata.

 

Salute: si punta a rafforzare i sistemi sanitari, migliorando l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili; a potenziare le capacità locali in termini di gestione, formazione e impiego del personale sanitario, della ricerca e della digitalizzazione; sviluppare strategie e sistemi di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali.

 

Energia: l’energia è uno dei settori centrali del Piano. L’obiettivo è quello di rendere l’Italia un hub energetico, un vero e proprio ponte tra l’Europa e l’Africa. Sarà ovviamente centrale il nesso clima-energia, come ad esempio a tutti gli interventi che verranno portati avanti per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili con azioni volte ad accelerare la transizione dei sistemi elettrici, in particolare per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e le infrastrutture di trasmissione e distribuzione. È un impegno che ricomprenderà anche lo sviluppo in loco di tecnologie applicate all’energia anche attraverso l’istituzione di centri di innovazione, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali e sostenere così l’occupazione e la valorizzazione del capitale umano.

Acqua: una risorsa preziosissima, la cui scarsità in Africa rappresenta uno dei principali fattori di insicurezza alimentare, conflittualità e spinta alla migrazione. In questo quadro gli interventi riguarderanno: la perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici; la manutenzione dei punti d’acqua preesistenti; gli investimenti sulle reti di distribuzione; e le attività di sensibilizzazione circa l’utilizzo dell’acqua pulita e potabile. Tutti questi pilastri sono interconnessi tra loro con gli interventi sulle infrastrutture, generali e specifiche su ogni settore di intervento.

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