Vittorio Sgarbi si dimette dal ruolo di sottosegretario e ironizza: “Non voglio siate complici di un reato”

La decisione è sopraggiunta in seguito alla notizia che l’Autorità Antitrust stava chiudendo il fascicolo che lo riguarda, quello attorno le sue consulenze e ai suoi cachet per eventi pubblici (300 mila euro di compensi in nove mesi), ricevuti contestualmente a quando ricopriva il ruolo di sottosegretario alla Cultura

di Emilia Morelli

Nel corso di un evento pubblico a Milano, organizzato dal giornalista Nicola Porro, l’ormai ex sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha reso note le sue dimissioni. La decisione è sopraggiunta in seguito alla notizia che l’Autorità Antitrust stava chiudendo il fascicolo che lo riguarda, quello attorno le sue consulenze e ai suoi cachet per eventi pubblici (300 mila euro di compensi in nove mesi), ricevuti contestualmente a quando ricopriva il ruolo di sottosegretario alla Cultura. “Per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario…”, le sue parole alla platea.

Sgarbi aveva precedentemente dichiarato che in caso di giudizio negativo da parte dell’Antitrust, avrebbe rassegnato le sue dimissioni. Oltre a ciò, Sgarbi si trova a dover gestire una serie di controversie che lo vedono coinvolto, dall’accusa di riciclaggio per l’acquisto di un quadro all’estero, ai contenziosi relativi alla diffamazione dell’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi.

“Gennaro Sangiuliano non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non le accolgono”, il suo commento sempre oggi. Un disprezzo corrisposto dal ministro, va detto, a dimostrazione di come ormai la situazione fosse ampiamente finita fuori controllo. La persistenza di tali polemiche e l’assenza di supporto politico, a suo dire, hanno creato un clima di tensione dal quale Sgarbi ha deciso di distaccarsi con le sue dimissioni. Il critico d’arte dichiara di essere stato oggetto di un’azione finalizzata a spingerlo alle dimissioni e di una persecuzione mediatica, ma nonostante ciò, i conflitti d’interesse tra la sua carica pubblica e altre attività professionali erano diventati troppo evidenti.

Oltre alle questioni legali in cui è coinvolto, Sgarbi avrà ora il compito di difendersi dalle accuse, in un contesto in cui la presunzione d’innocenza sembra sempre più difficile da sostenere.

Tra i commenti sulla questione spiccano quelli di Barbara Floridia del M5S, secondo cui in un Paese non governato da Meloni, Sgarbi si sarebbe dovuto dimettere molto tempo prima, e di Elisabetta Piccolotti dell’Avs, che vede nelle dimissioni di Sgarbi un passo responsabile.

Per il futuro, Sgarbi annuncia di voler fare ricorso al Tar contro il verdetto dell’Antitrust. Situazione non nuova per il critico che, all’inizio degli anni Duemila, trovandosi in un contesto simile, dovette affrontare il governo guidato da Silvio Berlusconi che optò per la rimozione forzata dall’incarico.