Anniversari: Bernabei, reportage di Le Monde sulla famiglia che ha fatto la storia della Tv Italiana

Nel centesimo anniversario della nascita del fondatore di Lux Vide, il prestigioso quotidiano francese dedica un lungo approfondimento all’uomo che prima in Rai poi con la sua casa di produzione, oggi in mano ai suoi eredi, ha cambiato il modo di fare televisione

di Corinna Pindaro

Decine di impiegati si sono riuniti sulla terrazza di Lux Vide, la principale società di produzione televisiva d’Italia. Splendida la veduta, al tramonto, sul quartiere Prati. A nord si intravedono i locali della Rai, il gigante dell’audiovisivo transalpino. A sud, il Vaticano. La sede della televisione pubblica, da una parte, la Santa Sede dall’altra. Due partner storici della Lux Vide. Due riferimenti che ne riassumono la linea editoriale, ancorata nel secolo ma rivolta al Cielo. Nel catalogo della maison si trova la serie medica Doc, il cui successo, sulla Rai e su TF1, in piena pandemia, ha generato un remake americano. Ma anche Leonardo, agiografia del genio del Rinascimento, che sarà trasmessa il prossimo autunno su France 2. O ancora Don Matteo, con Terence Hill, che segue da più di vent’anni le inchieste di un parroco detective”.

Comincia così un lungo reportage di Le Monde da Roma, a firma Aureliano Tonet, dedicato alla famiglia Bernabei e alla loro casa di produzione cinematografica Lux Vide. Un ritratto prestigioso, di quelli che si dedicano ai grandi gruppi e alle grandi famiglie. “A capo della società – scrive Tonet, ricordando subito le recenti celebrazioni per il centenario della nascita dell’indimenticato fondatore Ettore, – sono due fratelli, Luca e Matilde. I Bernabei – spiega il giornalista – formano un clan tanto potente quanto discreto. La dinastia ha fondato questo potere sulla vicinanza con la Democrazia Cristiana, partito di centro che ha dominato l’Italia dal 1944 al 1994 e, ancora di più, sulla forza di persuasione delle immagini. I Transalpini non conoscono necessariamente il loro cognome, ma tutti sono stati impregnati dai programmi del padre, quando presiedeva la Rai, dal 1961 al 1974. Così come, dagli anni ‘90, dalle serie della impresa familiare”.

Il giornalista di Le Monde descrive poi il valore dei rapporti di questa grande famiglia italiana a cominciare da quelli del fondatore Ettore. “Bisogna visitare gli uffici di Matilde e di Luca – scrive – per misurare quanto si curano, qui, le apparenze. Sulle pareti, le foto di Ettore in compagnia dei Papi, affiancano le reliquie più attuali. Ecco un ritratto della star hollywoodiana Dustin Hoffman sul set di Medici, uno dei feuilleton di punta di Lux Vide. Lì vicino troneggia una statuetta dorata: si tratta di un Emmy Award, l’equivalente televisivo degli Oscar. La società l’ha conquistato nel 1995 per la miniserie Joseph, uno dei tredici capitoli del ciclo di adattamento della Bibbia prodotto fra il 1993 e il 2002. “Dopo il primo libro a stampa di Gutenberg, non c’erano state grandi evoluzioni sul testo biblico – afferma Luca. Questa impresa è nata dal sogno di mio padre di realizzare la Bibbia attraverso le immagini. Matilde ed io lo abbiamo seguito, fin dal principio”. Le nonne non insegnano più i libri sacri ai loro nipoti, deplorava Ettore: nessun problema, sarà la televisione a raccogliere il testimone. Come consiglieri, si circonda di biblisti ma anche di rabbini e di imam. L’iniziativa sedusse il Vaticano, dove il produttore poteva entrare e uscire senza bisogno di autorizzazione. D’altronde, dal 2013, una associazione della Santa Sede possiede il 16,99% del capitale di Lux Vide. “E’ un azionario molto discreto, spiega Matilde. Il Vaticano ci ha aiutati nel momento in cui affrontavamo degli attacchi finanziari ostili”.

Tonet poi si sofferma sul figlio più grande di Ettore, vale a dire Roberto, da poco nominato medico personale di Papa Francesco. “Gli intimi di Ettore – scrive Le Monde – sono d’accordo: dei suoi otto figli, Roberto è quello che gli assomiglia di più. Parlando di lui, ritornano gli stessi aggettivi: potente, riservato. A 69 anni, Roberto è un pilastro del Gemelli, il grande ospedale cattolico di Roma, dove un piano intero può essere riservato al Papa, se occorre. Un tempo tentato dalla politica, questo brillante studente ha molto presto indossato il ruolo di medico di famiglia. Nel 1982, a Seattle, quando non era ancora specializzato in geriatria, sovrintende a un’operazione delicata: Luca dona il suo midollo alla sorella Paola, alla quale era appena stata diagnosticata una leucemia. “Per lui questo trauma fu il battesimo del fuoco” dice Giovanni. All’interno di Lux Vide, Roberto è molto più di un semplice azionista. Grazie alle sue conoscenze, l’equipe di Doc ha potuto immergersi, prima delle riprese, nel quotidiano dell’ospedale Gemelli, per dare autenticità alla serie. “Mio fratello ci ha permesso di essere i primi in Europa a ricominciare a girare, facendo test a tappeto, afferma Matilde. D’altronde, il sistema di cure a domicilio, che Roberto ha istituito nel 2019, Gemelli a casa, si è rivelato cruciale al momento della pandemia.”

Tonet poi  torna sul ruolo che Ettore Bernabei ha avuto nel paese prima ancora che in famiglia. “Il fatto è che la saga Bernabei – scrive Tonet –  abbraccia la storia recente dell’Italia. Direttore dal 1956 al 1960 del quotidiano Il Popolo, organo ufficiale della Democrazia Cristiana, Ettore è stato uno degli architetti del “miracolo” del dopoguerra, che vede l’Italia risollevarsi moralmente ed economicamente dalle macerie del fascismo. (..) Alla Rai il presidente si dà due missioni: che gli italiani si addormentino con l’animo tranquillo e che si sveglino con la voglia di lavorare. La sua programmazione è in linea: dalle serie televisive sulla Bibbia, ai classici letterari, a trasmissioni di varietà originali, ma decorose. La fiducia nei confronti del capo dei media svanisce agli inizi degli anni ’70. Mentre si moltiplicano le violenze politiche, Ettore acquista la fama di censore. Non è vero che ha impedito la messa in onda di uno sketch satirico sul movimento sindacale di Dario Fo, il drammaturgo “buffone”? Non è lui che ha fatto coprire le gambe delle gemelle Kessler, ballerine di punta della Rai? “I collant erano color carne, precisa Dell’Arti. Sotto il suo regno la Rai conobbe la sua epoca d’oro ma, con l’avanzare dell’estrema sinistra, ha chiesto di andarsene. Capiva che aveva fatto il suo tempo.” Al volgere degli anni ’80, dopo un decennio dominato dal terrorismo, gli italiani sognano la leggerezza: gliela offrirà il tycoon Silvio Berlusconi, con i suoi canali privati e i suoi programmi luccicanti”.

Tonet descrive in dettaglio anche la vita della famiglia Bernabei:  “Ettore ed Elisa sono arrivati vergini al matrimonio. Lui veglia sull’educazione dei cinque figli, lei su quella delle tre femmine. Ogni sera, recita il rosario con la domestica, originaria delle Puglie come sua moglie. Così quando, nel fervore sessantottino, i più grandi entrano sotto l’influenza dei preti marxisti, il conflitto è vivace. Schiaffi, urla… e riconciliazioni. Un tempo leader della contestazione studentesca, Marco virerà verso la psicanalisi e il buddismo, riavvicinandosi al padre. Quanto a Matilde, incontra il suo futuro marito in un garage dove un prete sconsacrato, di obbedienza comunista, celebra messe esagitate. “Non ho mai votato Democrazia Cristiana, Sono sempre stata di sinistra, mio padre non me ne ha mai voluto”, spiega Matilde, che ha fatto i suoi primi passi nel giornalismo, poi volontariato”.

Il reportage di le Monde si sofferma infine sugli aspetti produttivi della Lux Vide. “A dispetto di un catalogo molto tradizionale, che vede Madre Teresa coesistere con Nerone – scrive Tonet – la società è sempre stata al passo con i tempi e ha coltivato un impianto internazionale. “Lux Vide fu la prima società italiana a riprodurre la sua organizzazione sul modello degli studi hollywoodiani, ha spiegato a Le Monde  – lo storico Armando Fumagalli, cofondatore di un master in Scrittura televisiva all’Università cattolica di Milano. Dal 1999, una sessantina dei suoi diplomati hanno lavorato per Lux Vide, una dozzina ci lavorano ancora, come Francesco Arlanch. “Si segue ogni progetto dall’inizio alla fine, come in una major, spiega questo lombardo di 46 anni, che non nasconde la sua vicinanza all’Opus Dei. In un periodo di frammentazione dell’audience, l’obiettivo è di raccontare delle storie che escano dalle nicchie.”

Il lungo articolo di Tonet si chiude quindi con il duo che gestisce l’azienda: “Luca si riempie di caramelle senza zucchero, Matilde fuma in continuazione – scrive Tonet –  Hanno i tratti tirati. Stanno per essere firmato un accordo con una piattaforma di streaming, fra poco sarà raggiunto un bilancio a sette zeri. “Se faccio questo lavoro, non è per arricchirmi… Ho appena finito di pagare un mutuo immobiliare, si difende Luca, 56 anni. Lo faccio per gli altri. Per sentirmi degno di quello che era mio padre sulla Terra. E di quello, importante, che sta in Cielo. È quello che voglio esplorare con The Rising. Il rapporto che legava Gesù, Giuseppe e Dio.” Un’occhiata al suo computer. Lo sfondo mostra sua moglie, una professoressa di economia, specializzata in mercati finanziari, e i loro sei figli. Al loro primo maschio, hanno dato il più simbolico dei nomi: Ettore”.