Conte alla Scala: nella lettera di Maranghi l’indignazione e l’opposizione di chi difende la tradizione

L’editore milanese al cantautore: “amo la sua musica”, ma “rinunci al concerto, sarebbe uno schiaffo alla storia del teatro e costituisce un precedente assai pericoloso”

Paolo conte

di Ennio Bassi

Potrebbe apparire come una vicenda da melomani meneghini. Ma non lo è. L’appassionata e diretta richiesta a quello che è forse il più celebre cantautore italiano, vale a dire Paolo Conte, è un’azione a tutela della grande tradizione lirica scaligera. Ma andiamo con ordine. La questione riguardante la performance di Conte, in programma al Teatro alla Scala di Milano il prossimo 19 febbraio, che prevede l’esibizione del cantautore con un suo ensemble di strumentisti e con una scaletta pensata appositamente per l’occasione.

Piero Maranghi, editore e direttore di Classica HD, ha pubblicato un’accorata lettera aperta sul quotidiano “Il Foglio” in cui invita Conte a non esibirsi presso il Teatro alla Scala. Maranghi, ricordando che quel palcoscenico è stato rifiutato negli anni a tanti cantanti di primissimo livello, da Mina a Bob Dylan, fino ad Adriano Celentano, sostiene che questo concerto rappresenta “uno schiaffo alla storia del teatro e costituisce un precedente assai pericoloso“, e che la decisione dell’attuale sovrintendente di permettere l’evento è una minaccia all’indipendenza e alla coerenza dell’istituzione culturale italiana.

Maranghi comincia la sua lettera confessando il suo amore per la musica di Conte, “lei è il mio cantautore preferito”, per poi passare al nocciolo della questione: “Il Teatro alla Scala – scrive l’editore – è la mia casa, un luogo dove, nella mia vita, ho fatto tutto, davvero tutto. Ma il 19 febbraio non verrò a sentirLa.Mi rivolgo a Paolo Conte e non alla dirigenza del Teatro per una ragione molto semplice, loro non hanno gli strumenti per comprendere, Lei certamente sì”. Quindi Maranghi chiarisce il suo pensiero. “Il Suo concerto è uno schiaffo alla storia della Scala; costituisce un precedente assai pericoloso; non dà nulla al Teatro da cui invece riceve moltissimo; è culturalmente un concerto ‘antipatico ed elitario’”.

Quella di Maranghi è una lettera che può apparire dura ma in realtà è una lettera d’amore rivolta allo stesso cantautore e soprattutto al Teatro La Scala e alla sua centenaria tradizione. Alla fine, l’editore propone una soluzione alternativa a Conte, invitandolo a tenere un concerto all’aperto in Piazza della Scala, sotto Palazzo Marino. Secondo Maranghi, sarebbe una festa per i milanesi e gli scaligeri, e Conte sarebbe in grado di fermare “questa banda di inconsapevoli dissipatori della tradizione meneghina e del Suo simbolo più luminoso, La Scala“.

La performance di Paolo Conte al Teatro alla Scala rappresenta una svolta importante per la musica italiana, e continuerà ad essere, anche grazie alla lettera pubblicata dal Foglio, oggetto di discussione e di dibattito. La questione sollevata da Maranghi pone tuttavia il problema della continuità della tradizione operistica italiana e dell’importanza della protezione dei simboli culturali del Paese. Che non è un tema di poco conto.

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