Italia star alla Royal Opera House di Muskat. Incontro con il dg Umberto Fanni

 

Da quando venne inaugurato il 12 ottobre del 2011 con la Turandot di Giacomo Puccini prodotta da Franco Zeffirelli e diretta da Placido Domingo con l’orchestra, il coro e il corpo di ballo dell’Arena di Verona, la Royal Opera House di Muskat è riuscita davvero a trasformarsi in quel palcoscenico globale, pensato e progettato in tutti i dettagli dal sultano Qaboos,  scomparso nel 2020. Uno spazio che doveva farsi simbolo di incontro tra popoli diversi che si parlano e si conoscono attraverso il linguaggio sublime dell’arte.  E questo è potuto accadere anche grazie all’infaticabile impegno dell’ italiano di origini sarde, che ne è alla guida dal 2015 e che ha saputo tradurre  l’intuizione del sovrano in una straordinaria realtà. Questo italiano si chiama Umberto Fanni ed ha un prestigioso curriculum alle spalle, tra l’altro è stato direttore artistico del Teatro Grande di Brescia, del Verdi di Trieste, del Lirico di Cagliari e dell’Arena di Verona. Fanni ha raccontato la sua incredibile esperienza in Oman, incontrando i giornalisti della delegazione Apema, l’associazione della stampa europea che si occupa di mondo arabo, guida da Nidal al Askar, in visita nel sultanato. Una meravigliosa avventura, una grande sfida, iniziata il primo novembre del 2015. “Ero già stato all’inaugurazione del teatro come direttore dell’Arena di Verona  e quattro anni dopo fui chiamato dal Board dell’Opera – ha riferito- per partecipare alle selezioni per la figura di direttore artistico. Il colloquio durò tre ore. Mi chiesero come immaginassi il futuro di questa loro istituzione in tutti i suoi aspetti, da quello artistico a quello gestionale. E io percepii fin da subito che intorno a me c’era una grande passione, una grande serietà. Ottenni la nomina e dopo otto mesi mi affidarono anche l’incarico di direttore generale”.

Fanni è stato sinceramente conquistato dall’Oman. Si vede  e si sente da come ne parla che ne è profondamente innamorato. “E’ un paese – ha detto- di una straordinaria bellezza le cui parole chiave sono pace, amicizia e dialogo. E la Royal Opera House, che è riuscita a diventare quel ponte simbolico, quel ponte culturale, che il Sultano Qaboos auspicava, ne è in qualche modo anche l’iconica rappresentazione. Qui arrivano ad assistere ai nostri spettacoli, performance, balletti, concerti, mostre migliaia di persone dagli stati del Golfo, da quegli arabi e da tutto il mondo”. Non solo. Questo polo di eccellenza delle arti omanita, ma anche un po’ italiano, ha creato moltissimi posti di lavoro e genera un prezioso indotto. Alle sue dipendenze, ha spiegato il direttore generale della Opera, lavorano oltre 300 giovani, età media 30 anni, che vengono istruiti e formati e che sono destinati a diventare professionisti in grado di ricoprire qualsiasi posizione all’interno del settore.

“Il Covid non ci ha fermati anche se è stato un colpo grosso per noi come per tutti”, ha aggiunto Fanni, che durante il lockdown ha attivato una piattaforma digitale sui social dove sono stati trasmessi concerti registrati con le principali istituzioni del paese: la Royal Omani Symphony Orchestra e la Muscat Philarmonic. Per l’Opera di Muskat finita l’emergenza tutto è ripreso alla grande. E il sultanato ne ha potuto celebrare nel 2021 il decimo anniversario con il Rigoletto di Zeffirelli, che è stato anche un omaggio che Fanni ha voluto rendere al maestro fiorentino e suo amico. E il programma è tornato ad essere ricco e generoso anche più di prima con più di cinquanta eventi e un totale di novanta spettacoli e iniziative culturali tra cui sei opere, nove concerti arabi, tre balletti. La stagione 2022 2023 si è aperta il 22 settembre con La Traviata diretta da Marta Domingo, Placido Domingo grande star. E sono tantissimi e attesissimi gli appuntamenti in calendario.

Il complesso davvero magnifico della Royal Opera è anche un capolavoro di architettura araba neo-contemporanea, che è tipica della regione nel richiamarsi ai diversi stili del passato in chiave favolistica ma che in Oman, diversamente dagli Emirati, ha conservato una sua cifra unica. Collocato a ridosso delle dune di Al Qurm e circondato da splendidi giardini, il sito copre una vastissima area.

L’edificio, intorno al quale corre un suggestivo colonnato, si sviluppa su otto piani e ospita l’auditorium principale, che ha una capacità di mille e cento posti e dispone anche di altri spazi che consentono di vivere esperienze sinestetiche artistiche e musicali davvero uniche. Capolavoro di acustica, il teatro, come tutto il resto, è anche un gioiello di sofisticata tecnologia. Basta premere un pulsante e il palcoscenico si trasforma come per magia, riducendosi o ampliandosi secondo la necessità del momento e offrendo la possibilità di realizzare incredibili effetti speciali. Sulla grande maidan, piazza antistante, c’è un piccolo anfiteatro per le manifestazioni musicali e folcloriche e attraverso una elegante galleria si può accedere al suk, dove si trovano negozi e ristoranti di lusso. E anche qui a trionfare è il made in Italy della più alta qualità.